60. Pensiero ridicolo

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"C'è un principio di allegria
Fra gli ostacoli del cuore
Che mi voglio meritare
Anche mentre guardo il mare
Mentre lascio naufragare
Un ridicolo pensiero„

Elisa

Velia

«Marc, basta!» richiamai il Catalano, che sembrava divertirsi un mondo a criticare la fidanzata di suo fratello. «Non è colpa sua se è arrogante, dispotica e vanitosa a tal punto che spero faccia indigestione quando sarà sull'aereo per raggiungerci.»

Lui sorrise appena, poi si stravaccò meglio sul divano della nostra suite. «Non capisci, Bel, Alex debe lasciarla. Lo distrae dalle moto, che sono il suo sogno. Non può stare con una del genere.» rincarò la dose.

«Gli piacerà così.» scrollai le spalle, mentre il piccolo della combriccola transitava davanti a noi.
«Gli piace la routine che sono riusciti a crearsi, dalla quale non buole staccarsi, ma bedi anche tu che non è più l'Alex del mundial del 2014.» sbuffò.

«Fa fatica in gara, cade una domenica sì l'altra pure, sta mandando a rotoli tutto quello che gli ho insegnato. Ed un Italiano bincerà el mundial, ancora.»

«Non mi toccare Pecco!» difesi a spada tratta l'Italiano che capeggiava saldamente la classifica mondiale. «Se lo merita.»
«Non lo metto in dubbio ma anche Alex se lo merita. Il problema è che non bincerà mai, se continua così.»

«Meglio.» rincarai la dose. «È sempre bello quando un Italiano vince il mondiale, soprattutto se ai danni di voi Spagnoli.»
«Pensi di essere simpatica?» borbottò lui.
«Non lo penso, lo sono.» mi spostai i capelli su una spalla. «Marc, mollerà anche questa, vedrai.»

«È che lui è mi hermanito e non voglio rifaccia gli errori che ho già commesso io. Finirà col farsi del male e basta.» mi guardò negli occhi.
«Questo ha molto più senso. Vatti a vestire, ti porto in un posto.» lo spinsi giù dal divano.

«Che genere di posto?» finse di non essere caduto.
«Il mio posto segreto in questo angolo di Paradiso, l'ho scoperto sei anni fa con Marcus.» spiegai.

«Marcus, eh?» rise lui.
«Piantala! Porta il costume.» mi raccomandai.
«Vale.» si alzò, chiudendosi in bagno.

«Gracias por ser la cuidadora de mi hermano. (Grazie per essere la badante di mio fratello.)» Alex posò il cellulare su un tavolino.
«Está bien, se preocupa por ti, eso es todo. (Nessun problema, si preoccupa per te, tutto qui.)»

«Quizás tiene razón, quizás debería dejarla. (Forse ha ragione, forse dovrei lasciarla.)» si passò una mano tra i capelli, tirandoli leggermente.
«Tienes que averiguar lo que quieres. (Devi capire quello che vuoi.) Io volevo lui ma lui se n'è andato.» sfiorai il tatuaggio a forma di corona che, neanche a farlo apposta, affiancava quello a forma di pallone.

«Las motos quedan, no tienes que correr tras ellas. (Le moto restano, non devi rincorrerle.)» continuai. «Alex, tranquillo, non è niente di grave, smetti di preoccuparti per una ragazza. Vieni qua.» lo abbracciai, accarezzandogli la schiena.

Quella vacanza ci stava avvicinando tanto dal punto di vista umano ed io ero tutto sommato felice di aver trovato qualcuno su cui poter contare.

«¿Qué..?. (Cosa...?)» Marc uscì dal bagno, senza maglietta.
«Ti ho detto di andarti a vestire, non di uscire mezzo nudo.» sbuffai, contrariata. «Alex, tu vieni?»
«No, gracias, è meglio evitar mio fratello in certe situaciones.»

«Alex!» sbraitò l'altro Catalano, indossando una maglia.
«Ok, Marc, basta così, andiamo.» lo afferrai per un polso, tirandomelo dietro, verso la porta. «Se hai bisogno, chiami?» mi raccomandai con il più piccolo.
«Vale, no te preocupes. (Va bene, non ti preoccupare.)»

*********

Riemersi dall'acqua della piscina e scrutai le varie corsie, alla ricerca di Marc. L'Australia mi era sempre piaciuta e, da quando avevo scoperto quel piccolo angolino magico, poche centinaia di metri a sud di Bondi Beach, l'amavo ancora di più.

Gli schizzi dell'acqua salata dell'oceano mi colpirono in faccia quando individuai il Catalano che, appoggiato alla corsia, scrutava il mare davanti a sé

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Gli schizzi dell'acqua salata dell'oceano mi colpirono in faccia quando individuai il Catalano che, appoggiato alla corsia, scrutava il mare davanti a sé. The Iceberg, dopotutto, superava una semplice piscina in cui fare allenamento per quel motivo: le due vasche, disposte ad angolo, si affacciavano sull'oceano, offrendo una vista mozzafiato ai nuotatori.

Mi affiancai al mio compagno di avventure e tolsi gli occhialini, mentre riprendevo fiato.
«Tutto ok?» gli chiesi, stupita di vederlo così preso dalle onde del mare.
«Eh?»

«Marc, cosa c'è?» ripetei.
«Nada, pensieri che stanno affogando nell'oceano.» scrollò le spalle.
«Pensieri che stanno affogando nell'oceano? C'è una canzone, bellissima, che dice una cosa del genere...» scrutai la distesa d'acqua davanti a noi.

«Ah sì?» chiese, spostando lo sguardo su di me.
«Dice mentre lascio naufragare un ridicolo pensiero.» citai a memoria.
«Qualcosa del genere.» annuì lui. «E come fa questa bellissima canzone?»

«No, Marc, scordatelo, non canto, men che meno davanti a tutta questa gente.» indicai le quattro persone che stavano bevendo l'aperitivo dall'altra parte della struttura. «Piuttosto, qual era il tuo ridicolo pensiero

«Non ha importanza.» tornò a guardare l'oceano.
«Potrebbe. Mi fai un favore immenso?» domandai, cambiando argomento in seguito all'incupirsi dei suoi occhi. Gli porsi il cronometro e lo lasciai lì, tra i pensieri poco importanti ed il tempo che avrei impiegato a percorrere 1500m a stile libero.

«Marc!» lo richiamai, al termine dell'ultima vasca.
«16' 14" 46!» urlò lui, dall'altro lato della piscina, raggiungendomi.
«Stai scherzando.» mi immobilizzai.
«No, guarda.» ruotò il cronometro verso di me.

«Allora hai sbagliato a farlo partire.» scossi la testa.
«Perché dobrei aber sbagliato?»
«La gente con le gambe fa quei tempi, pensa che per qualificarsi agli Europei di Glasgow il tempo limite è 16' 15" 00.»

«Usate quasi solo le braccia.» alzò le spalle lui. «E tu hai un pezzo in meno da portarti dietro, alla fine le due cose si compensano.»
«Marc, stai dicendo che posso partecipare agli Europei con i normodotati!» gli saltai in braccio.

«Non ho mai dubitato di te.» mi afferrò al volo. «Te quiero y me siento muy orgulloso de ti. (Ti voglio bene e sono molto orgoglioso di te.)» affondò il viso tra i miei capelli.
«Mi stai regalando un sogno.»
«Oh, no. Te lo stai regalando da sola.»

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