"Nella vita ho perso tempo e in pratica
Tutto ciò di cui hai paura ti capita
Come se fosse una formula matematica
Ed io a settemre avevo sempre tre in algebra„Raige
Velia
Rimisi anche l'anima, quel giorno, come mi capitava ormai di fare più spesso del normale. Mi lavai i denti, poi sciacquai la faccia con l'acqua fredda, cercando di cancellare il colore smorto che si era impossessato delle mie gote, e mi sedetti per terra, con la schiena appoggiata al muro, come un'adolescente in presa ad un post sbornia, cosa che non ero per nulla.
Mi passai una mano tra i capelli sudaticci e sospirai, c'era qualcosa che non andava in me.
«Vel, tutto bene?» Valentino bussò alla porta, fermandosi ad aspettare una mia risposta.
«Mi fai un favore enorme?» non gli risposi.
«Anche due.» acconsentì.«Nella mia borsa c'è...» mi asciugai il sudore dalla fronte, ci mancavano solo gli sbalzi di calore. «C'è un test di gravidanza. Puoi portarmelo per piacere?»
«Che cos...»
«Vale, hai visto anche tu che non sto bene.» lo interruppi. «Prendi quell'affare che tagliamo la testa al toro.»I suoi passi si allontanarono per un attimo, sentii che disse qualcosa ai nostri genitori, poi tornò, aprendo piano la porta.
«Tieni, ti aspetto fuori.» mi allungò il sacchettino della farmacia. «Hai bisogno?»
«Ce la posso fare.» abbozzai un sorriso mesto.Feci quello che c'era scritto sul foglio illustrativo, mi diedi un'ulteriore sistemata e poi uscii dal bagno, il risultato del test tra le mani ma non sotto gli occhi, perché ero sicura del responso già dal primo sintomo strano e vederlo impresso su quell'aggeggio avrebbe solamente reso il tutto un po' più vero.
«Allora?» domandò Valentino, posando una mano sulle mie.
«Non lo voglio vedere.» mi schermai gli occhi con un braccio. «Anche perché so già che sono incinta.»
«E non è una cosa bella?» mi liberò la faccia. «Un bambino è sempre una cosa bella.»
«Non così, però.»«È di Paulo?»
«Certo che è suo, per chi mi hai presa?!» la mia voce salì di un'ottava senza che realmente le ordinassi di farlo. «Non sono mai andata a letto con Marc, se è questo che intendi.» specificai poi.
«È già qualcosa.» sogghignò. «Pensa se...»
«No che non penso.» sbuffai. «Io non voglio un bambino adesso. Non so neanche se lui lo voglia...»«Figli, è giunta l'ora di recarsi in aeroporto.» nostro padre fece capolino in corridoio, interrompendo i nostri discorsi.
«Potremmo fare un minimo di valigia? Giusto gli effetti personali.» mantenni una calma che nemmeno sapevo di avere.
«Rapidi, partiamo tra un quarto d'ora.» ci concesse.«Grazie.» borbottai, fiondandomi in camera. «Non lo stiamo facendo davvero.» piagnucolai.
«Troveremo una soluzione. Abbiamo ore ed ore di aereo, no?»
«Mi viene male al solo pensiero. Poi quei bagni minuscoli che sembrano gabbie per topi... ti immagini se devo vomitare lì?» storsi il naso.
«Non andrò mai in bagno dopo di te.» scoppiò a ridere. «Cosa portiamo?»«Come a Glasgow.» lanciai nei panni sporchi i vestiti che avevo utilizzato in occasione degli Europei e li sostituii con tutte le cose di Paulo che avevo: qualche felpa, dei pantaloncini, delle magliette e poco più.
«Non è "come a Glasgow", è "come se stessi abbandonando Paulo per sempre".» mi derise.
«In questo momento vorrei che avessi una fidanzata e che steste aspettando un bambino.» mi lamentai.
«È un confronto che non regge, lui non sa che noi sappiamo.» obiettò.Mi coricai sul letto ed affondai la testa nel cuscino, soffocando una serie di insulti che proseguì fino al momento della partenza, quando mi asciugai molto malamente le lacrime che avevano inumidito le mie guance poco prima. «E se mi buttassi dall'aereo?»
«Ti ripescherebbero anche se cadessi nell'oceano, li conosci.» scosse la testa Valentino. «I soldi comprano tutto, avranno sicuramente pensato ad una nostra eventuale fuga.»*********
Valentino
«Mauro, abbiamo un problema gigantesco.» mi infilai nel bagno vicino al gate, l'unico modo che avevo per trovare una soluzione in fretta e furia. Contraddire i nostri genitori era impensabile, avevano così tanti agganci che ci avrebbero distrutto la reputazione in un millisecondo. «Puoi parlare?»
«Sì, ho finito l'allenamento, dimmi pure.»«I nostri genitori sono piombati qui con una scusa e ci stanno portando in Giappone di modo che sposiamo con due tipi che abbiamo visto adesso per la prima volta.» iniziai.
«Oddio, pensavo che il periodo "controlliamo ogni secondo della vita dei nostri figli" fosse passato da un pezzo.» rise lui.«Sono serio e sono chiuso in un bagno di Malpensa.»
«Tutto questo ha dell'incredibile.» lo immaginai scuotere la testa. «Ma li conosco. Vai avanti.»
«Trova Paulo e fallo venire a Tokyo, prima di domenica, deve opporsi al matrimonio, Velia aspetta suo figlio e non può assolutamente sposare il Nipponico.» sciorinai.«E tu vuoi sul serio sposare una che forse neanche parla Italiano?» mi chiese, sbuffando.
«No, ma Velia al momento è più importante. Trova un modo, per favore.» lo supplicai.
«Diventerò zio ancora una volta!» esclamò poi, quasi stesse elaborando a scoppio ritardato le mie parole.«Ah, dovresti anche tenere Tommi fino alla fine della settimana.» aggiunsi.
«Nessun problema, bambino più, bambino meno... vedo quello che posso fare, provo a trovarti una ragazza fittizia per salvarti la pelle.»
«Ti dobbiamo un favore enorme.» lo ringraziai.
«Gli amici ci sono per questo. Tenete botta, vi voglio bene.»
STAI LEGGENDO
Da Milano col pallone
FanfictionQuando, alla fine del 2017, Paulo Dybala aveva lasciato la sua storica ragazza, Antonella Cavalieri, non si aspettava che Federico Bernardeschi lo coinvolgesse in un vero e proprio inseguimento, organizzato al solo scopo di trovare una nuova fidanz...