8.

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Stavo aspettando da un pochino fuori. Non mi facevano sapere nulla. Ero agitato. Emma aveva perso i sensi compreso un po' troppo sangue. Batto il piede per terra. Ci vuole due minuti vedo arrivare un medico.
“ lei ha accompagnato la signorina?” annuisco “ sta bene. Abbiamo dovuto mettere sette punti perché la ferita era profonda. ”
“ per fortuna grazie”
“ può andare da lei. Le stanno finendo di fasciare la mano. ”
Lo ringrazio ancora una volta, mi indica la stanza in cui era e mi avvio a passo svelto. L'infermiera mi sorride poco dopo.
“ ecco fatto signorina. Adesso dovrà tenere questo per  ventiquattro giorno. Si medichi la ferita una volta di giorno e una volta di notte. Ricordi di mettere bene il cerotto non deve assolutamente entrare aria. ” le dice ricordandole tutto ciò che deve fare. Emma annuisce senza fiatare. Ci lascia soli.
“ come stai?” le chiedo.
“ a meraviglia” mi sventola la mano davanti facendomi ridacchiare parecchio. Mi colpisce sulla pancia con l'altra. Tossisco.
“sei pazza?”
“ almeno la smetti di ridere di me” afferma offesa.
“ mi hai sventolato la mano come se stessi mostrando una bandiera. Mi hai fatto ridere. ”
“ non ce ne era bisogno. Ora mi porteresti a prendere la macchina?”
“ la macchina? Non vorrai davvero guidare con quella mano Emma?”
“ certo. Non posso mica lasciarla davanti al negozio”
“ io credo sia meglio andare a casa. È tardi. Dovresti riposare. ” mi guarda i cagnesco come se avessi detto delle assurdità. Non stavo capendo il suo atteggiamento.
“ ma non ci penso nemmeno. Portarmi di nuovo al negozio, prendo la macchina e poi ci torno a casa”
“ non ti farò guidare in quelle condizioni”
“ ma perché ti metti in mezzo? Non mi pare che tu sia il mio fidanzato! ” scende dal lettino. La sua reazione mi fece capire che dovevo fare un passo indietro.
“ ok d'accordo. Ti porto al negozio. ” non dico niente altro. Usciamo dalla stanza in cui trovavamo, lei sta davanti io dietro, abbastanza distanti. Tengo ancora la sua borsa. Una volta davanti alla macchina apre la portiera si siede al suo posto così faccio lo stesso.
Durante il viaggio nessuno dei due fiata. Io non ho nessuno intenzione di dire altro. Credo di essermi già sporto abbastanza oggi, ma evidentemente non apprezza. Parcheggio la macchina vicino alla sua. Vedo che prende la borsa.
“ ci vediamo domani a lavoro. Grazie per avermi portato all'ospedale” non mi fa nemmeno replicare che ha chiuso lo sportello fortemente. Non riesco a non trattenere la mia voglia di parlarle. Non voglio che vada via con la macchina.
“Emma” scendo dopo aver spento il motore. Si volta “ non puoi!”
“cosa non posso?”
“andare via in macchina conciata così. Lascia che ti porto a casa!”
“ stai scherzando? Simone poco fa eri d'accordo!”. Protesta quasi sbattendo i piedi come i bambini.
“ non sto scherzando. Non voglio che ti succeda qualcosa”
“ Simone dovrò fare un ora di macchina. Non è poi così lontana casa mia”
“ ma come fai? Hai una mano rotta.. ”
“ non e mai morto nessuno con un taglio sulla mano”
“ dovrai cambiare le marce non mi pare tu possa appoggiare il palmo”
“ Simone mi stai facendo pentire di aver accettato a farmi accompagnare. Fammi tornare a casa. Domani sarò qui”
“ no Emma. Non voglio assolutamente. Fatti portare a casa. Giuro che non dirò una parola fino a casa tua. ” avrei preso la sua macchina se questo era il problema. Avrei chiamato un taxi per tornare qui. Ma non volevo assolutamente che le sarebbe successo qualcosa di brutto.
Sentivo il cuore pulsare dal momento in cui lei continua a guardarmi negli occhi. Sapevo benissimo cosa succedeva per una minima distrazione. Avevo in questo momento sentito il bisogno di proteggerla.
“ ma possibile che non mi possa liberare di te?” mi chiede.
“ te lo giuro dopo oggi non ti darò più fastidio. Lavorerò è basta. Ma ti prego..” la mia è una supplica.
“ma perché ti preoccupi per me? Mi conosci da una settimana Simone! ”
perché so cosa vuol dire perdere due persone senza aver il potere di proteggerle. ” abbassò lo sguardo. Sento i suoi tacchi sul marciapiede, poco dopo davanti ai miei occhi i suoi piedi. Con una mano alza il mio viso costringendomi a guardarla.
“ in che senso?”
“ non sono pronto a raccontartelo. Ma fidati per una volta” gli dico. Sentivo il dolore di quella perdita scorrere nelle mie vene. Per poco i miei occhi non si riempivano di lacrime. Quel giorno il mondo mi era caduto addosso. Non sapevo nemmeno se io sarei sopravvissuto. Tutto mi sembrava inutile.
“ d'accordo. ” risponde. Mi passa le chiavi della sua macchina.
“ andiamo dai. Così puoi metterti a letto a riposare” non dice niente. Chiudo la mia e salgo nella sua. Ricordo bene la strada di casa.
“ sei sicuro che vada tutto bene?” mi chiede mentre stiamo fermi al semaforo. Poco fa mi aveva chiesto se stavo male.
“ si. Starò in pace con me stesso sapendo di averti riportato a casa senza che tu ti possa essere fatta del male. Già quella mano...”
“ grazie allora. Puoi parcheggiare qui, è sempre stato il posto della mia macchina. ” faccio si con la testa. Parcheggio dove mi aveva detto. Una volta che scendiamo dalla vettura, prende le sue chiavi le nostre mani si sfiorano mi guarda per alcuni minuti.
L'estrema voglia di baciarla adesso si fa viva. Ma tengo le distanze.
“ buonanotte” mi dice.
“ buonanotte” rispondo. Si allontana verso l'abitazione di casa. È sparisce definitivamente dietro il  portone del suo condominio. Mi appoggio al palo, alzando gli occhi al cielo, vedo due stelle vicine. Sorrido.
“ se solo riusciste a farle capire che può fidarsi di me. ” dico chiamando poi il taxi.

𝐼𝑙 𝑝𝑟𝑜𝑓𝑢𝑚𝑜 𝑑'𝑎𝑚𝑜𝑟𝑒 ❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora