27.

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Il giorno dopo..

Non avevo chiuso occhio tutta la notte. L'immagine di quelle fotografie erano impresse nella mia mente. Non sapevo neppure come avessi potuto prendere la macchina è venire a lavoro. Ero distrutta. Non pensavo potesse fare male così. Mi aveva presa in giro. Non mi aveva detto la verità. Il cuore sanguinava. Il messaggio di questa notte, nonostante fossi arrabbiata delusa da lui, sapere che voleva sparire senza provarci mi aveva ferito più di quanto avevo scoperto.
La porta si apre portandomi a guardare. La figura di Simone non lucido davanti a me mi fa sbarrare gli occhi. Appoggia dei fogli sul tavolo.
“Simone” Anna lo chiama. Ha gli occhi rossi. Aveva bevuto si vedeva.
“ posso andare via. Grazie di tutto. Sei stata una compagna di lavoro formidabile” tossisce “ non vi preoccupate per me. Starò bene. ”
“ ma dove vai? Stai ubriaco”
“ non ti preoccupare. Sto bene invece. ” esce dal negozio. Mi guarda
“ non mi fa ne caldo e ne freddo. E colpa sua se sta così. È lui che rovinato tutto. Ha ragione sua sorella.. è sempre colpa sua. ” non mi accorgevo delle parole che stavo dicendo. Ero arrabbiata.
“ Emma stai fuori di testa? Gli stai dando una colpa che non ha! Non è colpa sua se i suoi genitori sono morti. È adesso smettila di fare la cogliona anche tu. Perché se sta così è anche perché ogni volta tu lo mettevi sotto pressione. Prendi questa roba è vai di la. Magari con il fresco del magazzino ti rinfreschi la memoria. ” mi dice dandomi contro. Pazzesco come lo avesse difeso.
“ ti ha girato per bene ieri”
“ qui l'unica che a quanto pare non capisce adesso sei tu. Quello non farà più niente. Se n'è andato Emma! Lo hai capito?” mi dice urlandomi quasi. Sentivo gli occhi pizzicare. La vedo uscire di corsa dal negozio, decido di seguirla ma stando lontano. Ferma Simone che sta aprendo lo sportello della macchina, era venuto qui ubriaco.
Anna gesticola non so per cosa. Simone invece scuote la testa in segno di negazione. Non capisco cosa si dicono solo troppo lontana. Torno dentro non volevo vedere ancora. Non potevo vederlo così in quel modo.

Tre ore dopo.

Sono rimasta da sola perché Anna non è tornata dentro. Ho servito io i clienti cercando di mantenere la calma.
La vedo poi entrare senza guardarmi in faccia.
“ dove sei stata? Non hai nemmeno avvisato!”
“ ho riportato Simone a casa. Ho provato a chiamare sua sorella che non ha risposto. Si vede che non le importa nulla. Ho affidato lui al suo vicino di casa, signor Carmelo ha detto che ci avrebbe pensato lui. Simone doveva per forza smaltire tutto l'alcool che ha buttato giù. ”
“ ti sei messa a fare l'infermiera? Guarda che...”
“Emma risparmiami le tue scenate di gelosia. A me di Simone come probabile fidanzato non importa è sono seria, non come te. Ma mi importa di lui come ragazzo. Io ho capito che ha sbagliato. Ho capito che ti ha mentito e tu senti presa in giro. Non doveva farlo. Ma ho visto anche dovrebbe finirebbe se continuiamo ad accusarlo di cose. ”
“ ah sì? Dove finirebbe? A scoparsi un altra e basta te lo dico io” la vedo mettersi le mani in testa. Non stavo capendo. In più sapere che aveva bevuto tanto non mi aiutava.
“ finirebbe in un centro per alcolisti emma.” mi sputa questa realtà in faccia. I suoi occhi definiscono quasi una disperazione.
“ non è assolutamente cosi”
“ pensala come vuoi. Tanto a te che importa se il suo senso di colpa gli ha fatto bene almeno due bottiglie di vino e dieci vodka. Cosa ti importa se ha quasi messo fuoco casa per bruciare le foto che hai trovato. Continua a pensare solo al tuo dolore e non a quello degli altri”
“ lui ha pensato a se stessi fino adesso. È stato zitto quando poteva dirmelo. Tu non capisci! Il mio cuore si stava fidando di lui. Ora invece non c'è più niente se solo una grande menzogna. È sposato, ha una moglie... ” prendo i fogli che Simone aveva lasciato e la lascio la vicino al bancone. Una volta dietro inizio a piangere. Avevo la tensione accumulata addosso. Era impressionante come mi potessi sentire adesso. La carne dal macellaio sicuramente stava meglio di me.
Senti i singhiozzi salirmi addosso. Piangevo interrottamente. Mi siedo sul freddo pavimento del magazzino pensando che tutto era finito. La nuvola in cui vivevo non esiste più o forse non era mai esistita.
Quel lui non era mai stato vero.
Quel lui non era reale.
Lo sentivo dentro che ero stata fregata è non potevo più fidarmi.

𝐼𝑙 𝑝𝑟𝑜𝑓𝑢𝑚𝑜 𝑑'𝑎𝑚𝑜𝑟𝑒 ❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora