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Un mese dopo

Era passati esattamente trenta giorni. Io e Simone stavamo sempre insieme da quel giorno a casa non ci siamo più lasciati.
Mi ha parlato un po' della sua infanzia e io della mia. L'altra sera mi ha chiamato mamma, lui era a casa, volevo presentarglielo ma poi ho pensato fosse presto. È stato sul divano tutto il tempo finché non ho chiuso la chiamata. Sì e accorta che sono più felice ed è vero.
“piccola” mi chiama mentre stavo finendo di compilare alcuni moduli.
“ dimmi”
“ stasera hai da fare?” scuoto la testa. Non avevo nessun impegno.
“ perché?” gli chiedo avvicinandomi a lui. Mi accarezza una guancia. Chiudo gli occhi godendomi del contatto. Mi piaceva un sacco come si comportava con me.
“ volevo invitarti a cena fuori.” mi dice.
“ davvero?” chiedo sorpresa. In questo mese eravamo rimasti sempre a casa mia.
“ si. Stiamo sempre da te e a lavoro facciamo finta di nulla. Oggi voglio farti sentire una principessa”
“ wow grazie” lo abbracciò. Mi stringe forte per i fianchi. Mi accarezza poi i capelli.
“ se sapevo che la prendevi così te lo avrei chiesto prima” ridacchia. Gli lascio un bacio a stampo.
“ vai. Altrimenti penseranno male.”
“ e se ci beccano stasera?” mi chiede preoccupato per la mia reazione.
“ un conto è fuori lavoro. Un conto è a lavoro. Stai tranquillo, non ci rinuncio a te. ”  vedo le sue labbra stendersi in un sorriso e le sue pozze nere brillare.
“ ok allora a dopo piccola” mi lascia un bacio delicato sulla fronte e sulle labbra. Fugge via al negozio di nuovo. Lo sento parlare con Anna di qualche profumo e torno a fare il mio di lavoro.

Finito di lavorare Simone mi porta a casa dicendomi che sarebbe passato tra un ora e mezza. Quindi mi sarei dovuta preparare entro quell'ora. Mi sembrava una cosa impossibile da fare.
«Anna aiutami, Simone mi ha invitato fuori a cena non so che mettere» invio il messaggio a cui risponde subito.
«Tira fuori la bomba che c'è in te. Vestito nero di pizzo!»
«che sei pazza? Nooo»
« dai teso. Devi essere più bella. Sexy per lui. Quindi fidati»
«anna è troppo scollato quel vestito. Stiamo andando ad una cena non a un gala!»
« allora mettiti quel vestito blu che ti ho regalato l'anno scorso. Non dirmi che pure quello non va bene»
« è corto»
« uff! Sei assurda! Emma fidati. Tanto non credo che ti resterà molto addosso stasera»
«smettila non mettermi ansia. »
«manco fossi vergine! Dai Emmi! Forza e coraggio. In bocca lupo»
«viva il lupo» invio l'ultimo messaggio. Lancio il telefono sul letto visto che ero entrata in camera. Decido di infilarmi in doccia. Infilare poi accappatoio. Aprire l'armadio è guardarlo per alcuni secondi.
Decisa scelgo il vestito nero che diceva Anna prima. Forse avevo ragione era troppo esagerato. Ma ero riuscita a cambiare idea. Potevo osare. Stavo uscendo con il ragazzo con cui mi frequentavo da un mese. Volevo essere bella per lui.
Asciugo i capelli facendomi poi alcuni boccoli. Mi trucco e un po' di rossetto rosso non poteva mancare.

Il campanello suona facendomi svegliare dallo stato di trans in cui ero. Mi fissavo allo specchio per vedere se c'era qualcosa che non andava. Prendo poi la borsetta abbandonando l'idea che tutto andasse male. Con i tacchi non ero abituata molto a camminare. Ma era una serata importante. Prendo ascensore raggiungendo poi Simone fuori.
“ ciao” gli dico una volta arrivata davanti a lui. Butta la sigaretta. Non lo avevo ancora visto fumare. È nervoso. “ ehi che succede?” gli chiedo.
“ho appena litigato con mia sorella. Lunga questione. Tra due giorni è qui a Roma. Non ci tengo a vederla”
“ perché non vuoi vederla?” gli dico ancora un po' distante da lui.
“perché non mi va di essere ancora il carnefice di tutto. Se vuole la casa se la può prendere benissimo. Io non voglio niente”
“si ma.. questo non puoi deciderlo tu Simo. C'è una sentenza di mezzo” annuisce.
“ senti andiamo alla nostra cena. Non voglio che ci roviniamo la serata cosi” mi dice ancora nervoso. Poi mi guarda “sei bellissima. È scusa... Non mi ero accorto ..” gli lascio un bacio a stampo.
“ non ti devi assolutamente scusare Simo. Ora andiamo che ho fame?”
“ sempre la solita” ride per qualche secondo facendomi entrare in macchina. Chiude lo sportello e poi va dalla sua parte.
Per tutto in traggitto tiene la mano sulla mia coscia come fa ormai da abitudine. La sposta solo per cambiare le marce.

Una volta arrivati mi fermo a guardare dove mi ha portato. In uno dei ristoranti più romantici di Roma.
“Simo non dovevi” gli dico.
“ invece dovevo. E mi andava di farlo. Quindi scendiamo che ho fame anche io” prima di fare ciò che ha detto. Gli prendo il viso.
io ci sono”  mi sorride. Scende dalla macchina per aprire il mio di sportello. Mi porge la mano.
“ posso?” mi chiede dolcemente quasi imbarazzato. Non era mica così la prima volta che mi proposto il suo braccio.
“ certo che puoi” mi prende la mano intrecciando le nostre dita. Non ero abituata a questo gesto. Di solito mi teneva la mano sulla spalla o sul fianco.
Entriamo nel ristorante, chiede il tavolo per due e ci fanno accomodare.
Era veramente bello. Gli sarà costato sicuramente una fortuna. Siamo uno di fronte all'altro, non so proprio cosa dire, l'imbarazzo cresceva. Sentivo che ogni giorno di più mi piaceva lui. Stare con lui. E vivermi lui.

𝐼𝑙 𝑝𝑟𝑜𝑓𝑢𝑚𝑜 𝑑'𝑎𝑚𝑜𝑟𝑒 ❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora