14.

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Simone era appena arrivato a casa mia. Si era seduto sul divano guardandosi intorno. Mentre io sto cucinando qualcosa da mettere sotto i denti per pranzo. Non avevo mai fatto questa pazzia di chiudere il negozio per un giorno. Ma ero davvero bagnata dalla mattina presto che mi sarei presa un accidente. Quando sono tornata ho iniziato a starnutire. La verità è che mi sento pure fiacca. Spero non nell'influenza.
“ehi” Simone risveglia i miei pensieri arrivando in cucina. Appoggio il coltello che avevo preso per tagliare un pezzo di cipolla. Era difficile fare le cose con la mano sinistra. “vuoi una mano?” mi chiede dolcemente.
“ sì grazie. Taglieresti questa per metterla nel soffritto?” annuisce.
“ da quanto tempo sei qui? In Italia intendo!”
“ da quando ho 18 anni. Mi sono trasferita qui per questa passione dei profumi. I miei parenti invece stanno tutti a Malta”
“ wow che bello!”
“ non li vedo da un sacco di tempo. Soprattutto mia sorella con il piccolo Daniel. ”
“ sei zia?” gli faccio di sì con la testa mentre prendo il resto delle verdure per fare la salsa di pomodoro che mamma mi aveva insegnato a fare.
“ non lo mai visto realmente, intendo fisicamente, lo vedo sempre solo tramite telefono o PC. Compreso i miei. Non li vedo da troppo tempo. Mi mancano”
“almeno tu puoi vederli” lo sento affermare abbassa voce.
“ eh?” non avevo capito bene. Mi avvicino a lui. “che hai detto puoi dirlo di nuovo?”
“ che.. - ingoia la saliva. I suoi occhi si spostano verso la parete della cucina. Il suo sedere appoggiato leggermente sul tavolo della penisola. Incrocia le gambe - almeno tu puoi vederli e sentirli.”
“ non hai dei genitori?”
“ non più” apro la bocca scioccata dalla notizia. Mi avvicino al suo corpo.
“ sono... Sono morti?”
“ si. In un incidente stradale. Io sono l'unico sopravvissuto!” parla a fatica. Noto che stringe le mani in un pugno. “ ed è colpa mia perché se non avessi chiesto a loro di accompagnarmi a quella vacanza” appoggio la mano sulla sua guancia accarezzandola. Mi era venuto d'istinto quel gesto.
“ non devi darti nessuna colpa Simone. Non potevi sapere che sarebbe successo. So che è brutto da dire ma capitano queste cose. La vita a volte ci pone davanti a dei dolori forti. Che non riusciamo a superare. ”
“ mi mancano. Farei di tutto per riaverli con me. ” il cuore perde un battito a sentirlo così. Mi butto per abbracciarlo. Non se lo aspettava infatti resta per un secondo immobile poi mi avvolge con le sue braccia. Il suo profumo entra nelle mie narici facendomi perdere un po' la razione.
“ mi dispiace tanto. ” siamo faccia a faccia lui ha ancora le braccia avvolte nella mia vita. “ perché stavi in tribunale oggi?”
“ un altro tasto che non riesco a toccare. ” mi risponde. Potevo capire che era già andato oltre dicendomi dei suoi genitori. Il suo telefono  squilla interrompendo il nostro contatto. Imbarazzata mi stacco. Ma lui continua a restare fermo senza rispondere.
“ guarda che puoi andare a rispondere” gli dico. Scuote la testa. Si allontana da dove era solo per versare la pasta che avevo messo nel ripiano dentro l'acqua.
“ so bene chi è! E adesso non mi interessa. ”
“ la stessa persona che ha chiamato l'altra sera in macchina?” chiedo cercando di non invadere troppo i suoi spazi.
“ probabile”
“ perché non vuoi rispondere. Magari è importante. ”
“ quello che ha da dirmi l'ho già sentito tutti giorni prima che andasse a vivere a Milano con il suo ragazzo. Non penso di voler continuare a sentire altro. ” parlava di una ragazza. “ è mia sorella. Da quando sono morti i nostri genitori mi da contro, è io non ho voglia di sentirla ancora una volta dirmi che: mi odia e che dovevo morire pure io.” scuoto la testa passando la mia mano nella sua nuca. Mi ero addolcita parecchio.
“ non devi assolutamente pensarla in questo modo Simo. Non è colpa tua. È sei lei la pensa così non sa cosa si perde di suo fratello” gli dico convinta. Avevo capito stasera che dietro quella persona arrogante di questi giorni, c'era una sofferenza che si portava dietro da tanto tempo. “ quando avevi quando è successo?”
“17 anni” mi dice spegnendo il fuoco. Scola la pasta nel lavello della cucina. Una volta pronto il sugo ci versa dentro il tutto. Non dico nulla. Ci sediamo a tavola.
“ buono però...” ridacchiò alla sua considerazione.
“ per fortuna non abbiamo bruciato nulla”
“ mi sottovaluti troppo signorina. Guarda che anche io so cucinare. ”
“ ah davvero?” ride.
“ si. Altrimenti morirei di fame. ”
“ beh di solito i maschi si comprano le buste già pronte. ” lo prendo in giro.
“ non mi piacciono quelle cose. Preferisco cose sane e soprattutto fresche” mi sorride. È non avevo notato quanto fosse bello quando lo faceva.
“ mi scusi signor Baldassaroni”
Finiamo di mangiare ciò che ci eravamo cucinati insieme. Guardandoci ogni tanto negli occhi e facendoci qualche battutina.
Il pranzo era andato abbastanza bene. Non pensavo che si potesse stare così con lui.
Si siede sul divano dopo avermi aiutato con i piatti, mi chiede di sedersi accanto a lui. Mi tira per un fianco facendomi avvicinare sempre di più. Respiro. Il mio corpo sta andando a fuoco a stargli vicino. Alzo gli occhi verso di lui che mi sta guardando.
“ ho qualcosa che non va?” gli domandò. Scuote la testa. Appoggia il suo dito sul mio naso e poi accarezza le labbra. Lo stomaco fa le capriole in questo momento. I brividi si impossessano del mio corpo, è aumentano quando lo vedo avvicinarsi pericolosamente a me. Le nostre labbra si sfiorano. I nostri respiri si mischiano.
“sei bellissima” mi dice continuando a strofinare il suo naso con il mio. Poco dopo le sue labbra sono attaccate di nuovo alle mie. Schiudo per lasciagli spazio ed incontrare la mia lingua. Le sue mani mi girano dandomi il modo di appoggiarmi meglio sul suo corpo. Fa su e giù sulla schiena con le sue mani calde. Mi attacco ancora di più alle sue labbra. Il bacio è diventato sempre più passionale.
Ci stacchiamo a corto di fiato. Appoggio la mia fronte alla sua. Questo era il secondo bacio che volevo ancora di più del primo. Stavolta non lo allontanerò però.

𝐼𝑙 𝑝𝑟𝑜𝑓𝑢𝑚𝑜 𝑑'𝑎𝑚𝑜𝑟𝑒 ❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora