Capitolo 79

518 39 20
                                    

Rigida come una lastra di marmo e fredda come il giacchio me ne sto in piedi, le braccia lungo il corpo e lo sguardo fisso su quello che non posso più chiamare il mio ragazzo. 

"Mi dispiace molto Jyl"

"L'hai già detto questo, vai avanti"
Blocco le sue inutili scuse. 

"Non volevo farlo"
"Ma l'hai fatto"
"Tu non ti decidevi a parlarmi"
"E quindi hai ben pensato di drogarmi, di farmi bere per far sì che fossi più spontanea"
Continuo a parlargli addosso senza permettergli di finire una frase, stupida tra l'altro. 

"Cosa ti ho detto?"
Sussurro, consapevole di aver probabilmente detto tutto o quasi. 

"Mi hai detto che tua sorella è morta"
Chiudo gli occhi nel sentire queste parole. Lui dev'essersene accorto perchè si ferma. 
"Continua"
Sussurro. Ormai sa tutto. Se ho detto questa che è la frase più difficile, devo aver parlato molto. Non berrò mai più in vita mia, lo prometto. 

"Mi hai detto di aver subito un trapianto di rene subito dopo esserti tolta l'appendice. Il rene era di Maggie"

"Margherita -sancisco- tu non meriti di chiamarla come la chiamiamo noi in famiglia"

Lui annuisce come se in realtà si aspettasse queste parole. 

"Mi hai detto che il chirurgo ha sbagliato a prenderle il rene, quindi l'altro ha ceduto da un momento all'altro e non hanno fatto in tempo a trovarne un altro compatibile"
Si ferma qualche secondo. Quando si accorge che ho ancora gli occhi chiusi e con le mani mi sto stringendo le braccia sospira e continua. 

"Mi hai detto che da quel giorno tuo padre ma soprattutto tua madre non ti hanno più voluto in famiglia perchè ti considerano la colpevole. Mi hai anche ripetuto più volte che tu ti senti effettivamente l'unica colpevole. So che non mi crederai, ma tu non hai colpe-"

"Stai zitto e continua"
Gli urlo contro bagnandomi la labbra con le lacrime. Le mani stringono la presa così tanto che riesco quasi a vedere i probabili segni rossi che mi starò creando. 

Apro gli occhi e vedo anche sulle sue guance un paio di lacrime.
"Mi hai detto che il cappotto che indossavi la sera della cena dai tuoi era di Margherita, e che tua nonna e Aleah si sono messe a piangere vedendoti. Lexie non è neanche riuscita a guardarti"
Mi porto una mano alle labbra cercando di tapparmi la bocca dai singhiozzi. Vivere tutto ciò è difficile, ma sentirne qualcuno parlare e ripetere tutto è intollerabile. Riesco a malapena a respirare. 

"Poi hai iniziato a farfugliare che anche lei è stata operata in sala due come Lynette, per questo sei entrata, perchè avevi paura che la storia si ripetesse"
Si asciuga una lacrima mentre stringe un pugno con l'altra mano.
"Poi hai detto che probabilmente non battezzerai il bambino perchè tra un anno come ora sarai in Italia dopo aver trovato quel chirurgo"

"Cos'ho detto di lui?"

"Mi hai detto che ti sei fatta aiutare e sei riuscita a trovarlo. Hai scoperto che abita qui vicino e hai intenzione di mettere un punto alla storia, ma non hai detto come"
Perlomeno non sa quali siano le mie vere intenzioni. 
Non cambia molto, ormai sa tutto il resto. 
Lo stomaco mi si contorce quando coprendo che Andrew ormai conosce il mio passato. Andrew ha rubato il mio passato, è diverso. 

"Poi hai parlato delle vostre cose, di come Margherita non volesse farsi chiamare così perchè la faceva sembrare debole. Mi hai detto che Aleah si ricorda qualcosa di lei, ma Lexie niente, e per questo ne soffre tantissimo"
Respiro con la bocca perchè mi sento davvero poco bene. La testa cerca di disconnettersi dalla situazione mentre il cuore mi dice di urlare ad Andrew di smetterla di parlare. Vorrei urlargli quanto lo odio, ma riesco a malapena a respirare.

Il Rumore Del SilenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora