Capitolo 7

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Da quel giorno era passata una settimana.
Per i primi tre giorni non avevo seguito nessun corso, né tanto meno avevo messo piede fuori dal mio appartamento. Il quarto giorno però avevo avuto l'esame di sociologia quindi ero stata praticamente costretta ad uscire. E le persone che bisbigliavano fissandomi mentre attraversavo i corridoi non facevano altro che peggiorare la situazione.
Avrei voluto picchiarli uno per uno.
Probabilmente ai miei insegnanti non era giunta voce di quanto accaduto; o forse semplicemente erano bravi a fingere di non sapere nulla.

Inoltre, da quel giorno Andrew non era più tornato in appartamento, l'avevo incrociato solo una volta mentre usciva dalla sua camera con una sacca contenente probabilmente dei vestiti puliti, ma nessuno di noi due aveva parlato anzi, lui era uscito mentre io mi ero chiusa in camera.

Una cosa positiva di tutto ciò? Jerome si era praticamente trasferito nel mio appartamento. Aveva detto che voleva starmi più vicino, ma in realtà lo faceva per passare più tempo con Cole, e a me la cosa non faceva che rendermi felice. Lynette la scorsa notte era rimasta a dormire da me e probabilmente sarebbe rimasta anche questa sera. Diceva che non ci fosse cosa più bella dello svegliarsi la mattina, aprire la porta d'ingresso e farsi un giro nel corridoio per vedere i ragazzi in boxer. Mi aveva anche confessato che io ero una delle ragazze più odiate dell'università, non per i miei vecchi problemi del passato, bensì perchè avevo avuto la 'fortuna' di capitare nel dormitorio maschile.

In quella settimana i miei amici mi avevano viziato al massimo: Lynette mi aveva portato prima a visitare uno zoo appena fuori città e poi a mangiare al McDonald's, Cole cucinava qualsiasi cosa gli chiedessi, e Jerome mi aveva regalato un buono da cinquanta dollari da spendere in libreria. Avevo insistito affinchè si riprendesse i soldi, odiavo quando qualcuno mi faceva un regalo così costoso perchè in un certo senso mi sentivo in colpa, ma lui non ne aveva voluto più sentirne parlare, e da quello che mi aveva detto Lynette suo padre era uno degli imprenditori più influenti di New York.
Avevo anche ricevuto un piccolo sms di Emma in cui mi diceva di essere dispiaciuta per quanto accaduto, sospettavo ora Andrew fosse da lei a dormire. Non che m'importasse granchè.

Erano circa le sei del pomeriggio quando successe l'inaspettabile.
Ero nella mia stanza a studiare diritto... Avete mai sentito parlare del decentramento burocratico? Io mai, finchè non ho trovato sul mio libro un intero capitolo che ne parlava. Ma se tante volte un giorno lo trovaste, vi consiglio di chiudere immediatamente il libro e dargli fuoco.

Insomma, stavo studiando questa grandissima cazzata, fuori c'era un temporale incredibile, il lampadario tremava come se stesse per andare in corto circuito. La mia stanza era quella più esposta al sole, e quindi anche ai temporali. Vedevo l'albero di fronte alla mia finestra che ondeggiava, a momenti credevo che le radici sarebbero uscite fuori dalla terra. Poco prima avevo sentito qualcuno entrare in casa e, presumendo che fossero Cole e Jerome, navevo deciso di non disturbarli.
Il temporale aveva portato con se anche un forte vento che fischiava, sembrava quasi una persona che urlava.
Poi qualcosa aveva iniziato a sbattere contro la mia finestra; feci appena in tempo ad accorgermi che erano i rami dell'albero quando questo ruppe la finestra finendo sopra di me. Non mi schiacciava per il semplice fatto che, essendo la scrivania vicino al letto, questo reggeva quasi tutto il peso, ma riuscivo comunque a sentire un dolore lancinante al braccio destro e credevo anche di essermi tagliata sulla fronte perchè il sangue scendeva copiosamente arrivandomi alle labbra. Cercai di urlare per chiamare Cole o Jerome, ma il vento sovrastava le mie urla, così cercai di spostare il tronco in modo di alzarmi, ma il braccio destro era fuori uso e l'altro era incastrato sotto un ramo enorme.

Non avevo intenzione di morire così, soprattutto non prima di aver detto addio ai fantasmi del passato.
E non prima aver assaggiato un sushi decente.

Il Rumore Del SilenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora