Capitolo 82

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Quando esco dalla mia stanza è pomeriggio. Non ho pranzato e non ho intenzione di farlo, ma Jerome è venuto già tre volte a bussare alla mia porta, implorandomi di venire in soggiorno a mangiare un boccone. 

Ho letto tutti gli appunti di Andrew, dalle supposizioni più assurde e infondate, a quelle eccessivamente catastrofiche. Da un semplice assassinio in una fabbrica era arrivato a sospettare che dietro ci fosse un complotto di Stato. Alcune frasi mi avevano fatto ridere, il che mi aveva permesso di percepire il mio ex ragazzo molto più vicino di quanto in realtà fosse. 

Finito il momento del piangersi addosso avevo poi deciso che da quel momento in poi avrei superato la fase della disperazione con un metodo infallibile: non chiamarlo mai più per nome, ma apostrofandolo come ex. 
Molto maturo da una che studia psichiatria. 

Devo correggere gli altri, mica me stessa. 

Ed ora sono qui, a mangiare un ottimo panettone stravaccata sul divano insieme a Evelyn e al mio migliore amico. I due avevano fatto amicizia, essendo rimasti da soli per diverse ore. La scatola era sparita, presumibilmente Jerome l'aveva messa via sapendo quanto io tenessi alla mia privacy. 

"Ripetimi come lo hai fatto"
Chiedo alla mia coinquilina mangiando la terza fetta. Lei sorride e prova ad aprir bocca, ma Jerome la precede.
"E' inutile farle sprecare fiato. Riesci a stento a preparare dei biscotti, figuriamoci un panettone"

Gli faccio il dito medio e frego dalla sua fetta l'ennesima uvetta candita. 

La porta si spalanca e ne entra Emma, che nota a malapena la nuova ragazza e si getta sopra di me. La fetta di panettone si spalma sul mio pigiama. Bene!
Mangiala comunque, è sempre cibo.
Non ho mai pensato di buttarla in realtà...

"Vaffanculo Jyl, la prossima volta che svanisci ti stacco la testa e te la metto al posto del sedere"

Sorrido divertita. 
"Mi era mancata la tua eleganza Emma"
Le accarezzo i capelli mentre lei invece mi fissa male. Il suo sguardo poi si abbassa e nota il dolce ora schiacciato sul seno, più precisamente sulla figura del gatto cucitaci sopra. Lo stacca dal tessuto di lana e senza nemmeno controllarlo lo porta alla bocca. 

Alza le sopracciglia
"Buono"

Io e Jerome ridiamo divertiti. Poi il mio sguardo si posa sulla figura che sorride timidamente. Ricambio il suo sorriso.
"Emma, ti presento la mia coinquilina, Evelyn"

La mia amica si alza e le porge la mano. Poi abbassa lo sguardo sulla sua gonna a tubino rossa e sorride imbarazzata, cercando di tirarla quanto più giù possibile. Evelyn scoppia a ridere e mi guarda. Emma si volta imbarazzata

"Tranquilla, anche io ho avuto la tua stessa reazione"
Sventolo una mano. La sento sussurrare qualcosa, poi torna a guardarmi. Mi punta un dito contro.
"Io e te abbiamo un conto in sospeso. Me la pagherai, sappilo"

Annuisco divertita, Emma non è proprio in grado di incutere timore in qualcuno. Proprio come Lynette, la cui minaccia più cruda è 'ti strozzo con il cordone ombelicale del bambino'. 

"Come hai fatto a scoprire dove abito?"

"Ho degli informatori"
Mi fa l'occhiolino. Da ciò noto che è truccata, ha persino l'ombretto. Poi la squadro meglio: capelli piastrati, stivali alti, ha perfino messo l'illuminante, e lei lo odia.
Qui qualcuno stasera vuole divertirsi. E quel qualcuno purtroppo non siamo noi. 

"Dove devi andare così bella?"

Lei sorride ma sembra velatamente imbarazzata.
"Niente di che, un pranzo con un ragazzo che ho conosciuto in questi giorni in università"
Sembra molto felice; mi fa piacere vederla così. 

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