Capitolo 19

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"Oh andiamo, entra cavolo"
Cerco di infilare inutilmente nella tracolla anche l'ultimo libro di letteratura inglese, ma quella mattina avevo deciso di indossare la sciarpa, solo che poi era uscito il sole e faceva troppo caldo per tenerla, quindi l'avevo infilata nella borsa. Ma ora non ci stava l'ultimo libro.

"Andiamo?"

Lynette si avvicina a me, abbottonandosi il cappotto nero. La pancia iniziava a farsi vedere. O meglio, io la notavo sapendo che fosse incinta, altrimenti sarebbe sembrato solo che fosse un po' ingrassata.

Avevamo deciso di andare a pranzo insieme, visto che l'altro corso era tra meno di un'ora.

"Devo lasciare delle cose a casa, ma se vuoi vai al bar io ti raggiungo lì"

"Vengo con te, così giacché vado in bagno. Da quando sono incinta devo fare pipí ogni ora. Sembro un'anziana con l'incontinenza"

Ridacchio al suo prendersi in giro da sola e, aggiustandomi gli occhiali sul naso, mi incammino verso l'uscita dell'università.

"Non ti avevo mai vista con gli occhiali Jyl"

"Non mi manca molto, solo un grado. Li uso soprattutto quando devo stare al computer, e oggi dovevo presentare un progetto alla lim."

"Sembri ancora più nerd così"

La guardo male arricciando il naso
"Sembro un'intellettuale, è diverso"

"No non è vero"

Lascio cadere il discorso, troppo affamata per discutere.
Prendo il telefono, rispondendo velocemente al buongiorno delle mie sorelle. Quella piccola ingrata di mia sorella Lexie alla fine mi aveva liquidata con un semplice 'non sono fatti tuoi' e aveva aggiunto un cuore. Rosso per giunta. Io detesto i cuori rossi. E anche quelli rosa. Vabbè in poche parole non impazzisco molto per i cuori.

Chiamo mia nonna al telefono, ma non risponde nessuno. Così provo al telefono di casa, e la voce profonda di mio nonno mi riempie il cuore.

"Pronto?"

"Nonno, sono io"

"Amore mio, come stai?"

Sorrido, ma mi trema un po' il labbro.
Solo ora mi rendo conto che mi è mancato più dell'aria. Sento come se una mano mi stesse bloccando il respiro, e sono sicura di avere gli occhi lucidi.

"Io sto bene, tu?"

"Diciamo che cerco di arrivare a domani. Se non ci fosse tua nonna sarebbe tutto più facile"

Sorrido, asciugandomi le lacrime.
Ma quando ho iniziato a piangere?

"Ti costringe ancora ad andare con lei a fare la spesa?"

"Ogni mattina del lunedì e del giovedì"

"Bhe, è migliorata"

"No, perché poi il sabato vuole andare anche al mercato. Ma per fortuna hanno aperto un bar lì accanto, quindi mi leggo il giornale e poi aspetto che finisca"

Ridacchio, sapendo che in realtà mio nonno adora andare a fare compere con quella pazza di mia nonna.
Dice che come si diverte con lei, con nessuno mai.

"Mi mancate tantissimo nonno"
Cerco di parlare in modo umanamente comprensibile, ma ciò che ne viene fuori sono una serie di singhiozzi.

"Ei ei signorina, non voglio sentirti piangere. Non puoi piangere. Questo dev'essere il tuo anno, sei in America finalmente, da quant'è che aspetti questo momento?"

"Ma non ce la faccio più, senza di voi"

"Si che ce la fai, sei troppo forte per arrenderti. Non è così che ti abbiamo cresciuta, quindi non piangere. Ti ricordi cosa ti dicevamo da piccola?"

Il Rumore Del SilenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora