Capitolo 89

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"Sei sicura di aver preso tutto? Perchè sai, non vorrei fare un viaggio oltre oceano perchè tu hai dimenticato i tuoi calzini da notte o le pantofole"
Sussurra Evelyn fuori dal corridoio, mentre io mi volto verso l'appartamento per osservarlo un'ultima volta. 

"Stai tranquilla, ho preso tutto"

Trascino le due valigie fuori di casa. 

"Aiden è giù che ci aspetta, è andato a caricare il borsone"
Annuisco. Chiudo la porta a chiave, guardando poi il mazzo che stringo tra le mani, che oltre a quelle del nuovo appartamento contiene ancora il paio di chiavi dell'appartamento 19 della confraternita maschile. 

"Dammi, ne porto una io"
Si sporge per prendere una valigia. Intreccia la sua mano libera alla mia, accennando poi un'alzata di spalle e un sorriso imbarazzato. 

"Lo so che non sei una tipa che fa queste cose, ma passerà del tempo prima di incontrarci di nuovo, quindi potresti concedermelo"

Accenno una risatina. 
"Luglio arriverà prestissimo, vedrai"

Quella mattina Eve era entrata nella mia camera saltellando felice: a luglio avrebbe avuto un incontro con il Papa, e si sarebbe fermata in Italia circa due settimane, che avrebbe trascorso in un convento in Puglia, vicino al mio paesino. 

Saliamo in ascensore e aspettiamo che questo ci conduca fino al piano terra, dove mio fratello sta caricando le ultime cose in macchina. 

"Mi raccomando, ricordarti di spedire le lettere ai ragazzi"
Mi assicuro che non se lo dimentichi. Ho aperto il mio cuore in ognuna di quelle cinque lettere: una a Cole, una a Jerome, ad Andrew, ad Emma e l'ultima a Lynette, con un piccolo post scriptum per il feto.
Dirle che non ci sarei stata al battesimo era stata probabilmente la cosa più difficile da scrivere, ma ero abbastanza certa del fatto che non avrebbe più voluto come madrina del suo primogenito la stessa persona che aveva causato lo sfascio della sua famiglia.

In queste ventiquattr'ore non mi ero fermata neppure un secondo a pensare a cosa avrebbero pensato di me i miei amici: ora conoscevano la mia storia, ma non dal mio punto di vista. E odiavo il fatto di non essere stata io a raccontare loro di tutto quanto...

Apro la borsa e ne tiro fuori la sesta busta, che passo ad Evelyn. Lei la guarda e spalanca gli occhi, quando la prende la mano le trema.

"È per me?"
Annuisco.
"Davvero?"
Chiede con un urletto, come se non se lo aspettasse. Quasi scoppio a ridere.
L'ingenuità di questa ragazza è disarmante.

"Sei diventata anche tu parte della mia famiglia qui in università Eve, non sei da meno"

Si morde un labbro e porta al petto la busta, poi mi stringe in un abbraccio.

"Ora piango"
Urlacchia continuando a guardare il foglio con sú scritto il suo nome.

"Non farlo perché altrimenti lo faccio anche io"

"Tu sai piangere quindi?"
Mi prende in giro facendomi ridere.

"Bhè sto praticamente dicendo addio ai miei migliori amici; ci sono occasioni migliori per piangere?"
Cerco di sdrammatizzare, ma devo stringe le labbra e guardare in alto per non scoppiare in un pianto disperato.

Ma il tutto si interrompe quando le porte dell'ascensore si aprono, mostrando la hall della confraternita femminile. Sorrido ai miei amici che stanno chiacchierando tranquilli, sentire quell'italiano sussurrato mi fa già sentire a casa. Anche se dove ammetterlo, sarà difficile tornare a non parlare più in inglese, questa è diventata la mia prima lingua negli ultimi mesi. 

"Sei pronta Jyl?"
Mi chiede Giordano accennando un sorriso. Annuisco anch'io, anche se non del tutto convinta.

Gli occhi cerulei di Aiden mi osservano, lui riesce a percepire la mia tristezza, e proprio per questo non mi ha chiesto neppure una volta se fossi sicura della mia decisione. Accenno un sorriso che però non basta a calmarlo. Senza dire nulla però si avvicina e prende le mie due valigie, sistemandole poi nel portabagagli dell'auto. 

Il Rumore Del SilenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora