Capitolo 30

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"Ti vuoi sbrigare?"

"Zitto idiota, non è colpa mia se ho poco spazio nel reggiseno"

Lui alza gli occhi al cielo, continuando nonostante tutto a guardare la mia mano che cerca di schiacciare il pacchetto nella maglietta.
Vorrebbe essere al suo posto, eh?!

La situazione è questa. Proprio all'uscita dell'ospedale c'è un piccolo supermercato che vende praticamente di tutto, così dopo aver controllato di avere venti dollari nella cover del cellulare, entro.

Vado subito nel reparto dolciumi, cercando qualcosa di invitante tra le tante confezioni di impasti per torte.
Prendo due pacchetti che più mi invogliano e un pacchetto piccolo di caramelle. Mi dirigo alla cassa e prendo un giornalino, poi pago il tutto.

Ed ora sono qui, che cerco di incastrare il pacchetto più grande nel reggiseno, mentre Andrew batte il piede a terra, innervosendomi ulteriormente.

"Ma ci vuole così tanto?"
Lo guardo male per intimargli di stare zitto
"Senti, ho già le tette che mi occupano tutto lo spazio nel reggiseno"

"Se avessi avuto avuto una seconda, piuttosto che una quarta, magari questo problema non si sarebbe creato"

"Che ragionamento idiota. Se avessi avuto una seconda anche il mio reggiseno sarebbe stato più piccolo"

Sciacchio l'ultimo angolo del pacchetto, sentendolo però pungermi la pelle. Spero di toglierlo presto!

"E poi, vuoi mettere la figura che fa una quarta, con quella che fa una seconda scarsa?"
Ammicco avvicinandomi a lui. Lui non si alza nemmeno gli occhiali da sole, ma mi lascia un bacio a stampo

"Io sono a favore di ogni taglia. Anche se devo ammettere che più grandi sono, meglio è per me"

Mi alzo sulle punte e gli lascio un altro bacio, sentendo il pacchetto di plastica scricchiolare un po'.

"Il secondo pacchetto dove vuoi metterlo?"
Ammicca alla busta più piccola che ho in mano.
"Questo lo porterai tu bellezza"

Mi guardo intorno, e quando mi accorgo di non essere notata da nessuno, apro un po' i suoi pantaloni e incastro il pacchetto tra l'elastico dei boxer e quello dei jeans. Lui mi guarda stupito, con gli occhi leggermente spalancati.

"Ma cosa fai"

"Senti, io non ho parti del corpo dove poter incastrare altri pacchetti, quindi questo tocca a te"
Lui mi guarda con sguardo malizioso, e il suo solito sorrisetto gli contorna le labbra.

"Poi dici che sono volgare"
Roteo gli occhi, arrossendo un po'.
"Smettila Andrew"

"Sei tu che mi provochi dolcezza"

"No, io parlo, ma tu trovi un doppio significato in ogni mia parola"

"È che sai -mi poggia una mano sul sedere, accarezzandolo- mi ispiri solo cose porno"

"Non se esserne offesa o onorata"

Nascondo il pacchetto di caramelle nel giornalino, che poi piego e afferro con una sola mano.

Andrew si sfila gli occhiali da sole, per poi metterli sui miei occhi.
"Perché?"

"Servono più a te che a me oggi. Se un bambino vedesse le tue occhiaie probabilmente inizierebbe a piangere"
Arriccio il naso, e mi allontano da lui, che ride cercando di afferrarmi i fianchi, ma per sfuggirgli mi dirigo verso l'ospedale.

Salutiamo il poliziotto all'entrata per poi salire in pediatria.
L'ascensore era rotto, quindi avevamo anche dovuto prendere le scale.
E con tutta la voglia di vivere che avevo, mi era costato davvero una fatica enorme.

Il Rumore Del SilenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora