Capitolo 12

1.1K 122 57
                                    

Era arrivato il tanto agognato giorno del Ringraziamento. Cole mi aveva detto che una tradizione della sua famiglia era che ogni invitato dovesse vestirsi di rosso. Sul momento ero stata presa dal panico, poiché non ero sicura di avere vestiti rossi in valigia, ed avevo anche picchiato diverse volte il mio coinquilino per non avermelo detto prima, ma alla fine ero riuscita a trovare in un piccolo centro commerciale un vestito rosso e nero perfetto per l'occasione.

Non è uno di quei vestiti che ti rimangono in mente per quanto sono belli, ma in fondo è comunque meglio di niente. Corto fino al ginocchio, ha uno scollo a barca e un enorme fiocco nero sulla vita. Avevo provato a staccarlo perché mi faceva sembrare gonfia come una meringa, e lo detestavo, ma era tutt'uno col vestito e non avevo potuto fare niente.

Strappandolo sarei rimasta con la pancia di fuori...
A questo punto meglio il fiocco...

Indosso le scarpe e inizio a camminare un po' per la stanza, ma mi blocco sentendo di nuovo il pizzicore al fianco ripresentarsi. Non avevo idea da cosa fosse causato, ma era da qualche giorno che sentivo dolore al fianco sinistro, in prossimità della milza, ma non ci feci caso più di tanto.

Tutti erano tranquilli in casa, tutti tranne me.
Questa sarebbe stato il mio primo Ringraziamento, in Italia questa festa non esiste quindi mi risulta tutto nuovo, perché effettivamente lo è.
Chissà quante figure di merda... Già rido!

Era quasi ora di pranzo così vado in cucina per dare una mano, apparecchiando tavola e aiutando Cole ad aggiustarsi i capelli, in quanto era negato ad usare il gel.
E fidatevi se vi dico che è stranissimo vedere il proprio coinquilino con la camicia, quando si è abituati a vederlo in pigiama e con i capelli sparati in ogni direzione.
Io lo preferisco più selvaggio.

La casa straripava di parenti, mi sentivo un pesce fuor d'acqua perché a parte Cole e la sua famiglia non conoscevo nessuno. E quel cretino del mio secondo coinquilino non si decideva ad arrivare.
In più, ogni familiare che passava senza nemmeno presentarsi mi chiedeva
"Sei la sua fidanzata?"

Io sorridendo dicevo di no, ma quando porgervo la mano per presentarmi erano già andati via delusi.

Eravamo tutti seduti a tavola, tranne ovviamente Andrew, quando suonò nuovamente il campanello. Cole fece per alzarsi ma il padre lo bloccò, dicendo che doveva andare lui. Speravo che fosse qualcuno con altro cibo. Per questo la mia mascella a momenti toccò terra nel vedere il nuovo ospite.

Non mi sarei mai aspettato che dalla porta entrasse Jerome, vestito completamente di rosso e con un pacco in mano.
Cole, seduto di fronte a me, iniziò a picchettare il dito sul tavolo, probabilmente in ansia. Osservandolo bene, ci si accorgeva del respiro irregolare dovuto al tentativo di reprimere le lacrime, ma tutto ciò fallì quando sua madre andò verso Jerome e lo strinse in un abbraccio. Si alzò dal tavolo e andò ad abbracciare i genitori, prima di bloccarsi probabilmente ricordandosi della presenza dei suoi familiari.

"Papà, ma cosa..."

Il padre, dopo avergli poggiato una mano sulla spalla, si gira verso i familiari dicendo le parole più belle che avessi mai sentito dire.

"Vorrei presentarvi Jerome. Il ragazzo di mio figlio. Spero ti troverai bene nella nostra famiglia, figliolo, faremo di tutto per farti sentire a casa"

Cole scoppiò di nuovo a piangere abbracciando il padre, tutto sotto lo sguardo stupito degli invitati. Credo anche di aver visto un paio di signori parlottare tra loro, uno di loro aveva anche fatto una smorfia. Ritardato. L'avrei picchiato con la mia stessa forchetta, se solo avessi potuto.

Mi si strinse il cuore a sentire quelle parole, e avrei voluto tanto che mio padre avesse reagito così quando mia sorella gli aveva confessato di essere lesbica.

Il Rumore Del SilenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora