Capitolo 56

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Sbloccati dannazione.
Provo a tirare con più forza il basculante del garage, ma questo sembra come inchiodato al terreno

"Ti serve un aiuto Jyl?"

"No, ce la faccio"
Parlo con voce tremolante dato lo sforzo disumano che sto facendo.
Allargo i piedi e stringo i denti un'ultima volta, ma nulla.
Partorire sarebbe più facile. Stai anche iniziando a sudare.
Grazie dell'avvertimento

Andrew dietro di me sospira, poi si avvicina e si posiziona proprio alle mie spalle, piegandosi fino quasi a poggiarsi sulla mia schiena ricurva.
La sua mano percorre il mio braccio, fino a poggiarsi sulla maniglia.

"Tira ora"
Entrambi tiriamo, e finalmente quell'aggeggio maledetto sale.

Rilascio un sospiro di sollievo, c'è parte della mia vita in questo garage.

La mano di Andrew risale lentamente dal mio polso fino alla spalla, dove vi lascia una carezza.
"Va bene chiedere aiuto ogni tanto Jyl"

"Scusami, non ci sono abituata"
Rispondo sincera.
Le sue mani mi accarezzano le braccia
"Lo so, lo capisco, ma ora ci sono io con te"
Poggia una mano sul mio collo per avvicinare il mio volto al suo. Poi mi stampa un bacio sulla tempia, delicato come solo un bacio da parte di chi ti ama veramente può essere.

"Vieni, ti voglio mostrare una cosa"
Gli faccio segno di entrare con me in garage. Accendo la luce e finalmente posso vedere ciò che più mi è mancata in questi mesi.
La mia prima macchina.
Il mio primo acquisto autonomo.

Mi abbasso e prendo dalla parte posteriore della gomma le chiavi. C'è ancora il ciondolo e fortunatamente è in splendide condizioni.

Sventolo le chiavi davanti ad Andrew, sorridendo felice come non mai.
Neanche quando hai visto Jerome in accappatoio eri così felice.
Cioè quasi. Quello è un altro concetto di felicità.

Le inserisco nella toppa e dopo uno scatto, ecco che posso finalmente aprire la mia chiave.
Entro dentro, sedendomi sui bellissimi sedili morbidi che avevo foderato io stessa.
Tutto è esattamente come l'avevo lasciato. Con una sola eccezione. Il posto del passeggero questa volta è occupato da Andrew.
E mai come ora vorrei che lui non fosse qui, ma che al suo posto ci fosse qualcun'altro.

"Bella -si guarda intorno- forse un po' vecchia, ma ha il suo stile"

Rimango un po' in silenzio, limitandomi a fissare il cruscotto davanti a me. Chiudo gli occhi e appoggio la testa sul sedile, lasciando per una volta la libertà ai miei pensieri di farmi piangere.
Ed è così, infatti sento un paio di lacrime bagnarmi le guance.

I minuti passano, e dentro la mia testa presente e passato stanno combattendo una battaglia per chi avrà la meglio.
Poi, con difficoltà, richiudo i ricordi nel cassetto e apro gli occhi, morendomi un labbro. Talmente forte da spaccarlo quasi.

Mi passo la lingua tra le labbra, poi in fretta con il dorso della mano mi asciugo le lacrime e sposto i capelli dietro le spalle.
Mi prendo qualche altro secondo per ricompormi, poi mi volto verso Andrew, che mi sta guardando.

"Immagino tu voglia una spiegazione"
Cerco di sorridergli, ma ora come ora è un gesto innaturale e forzato.

"Non sei costretta"
Mi accarezza una mano. La sfilo, sentendomi in parte bloccata da questo gesto.

"Non ho pagato di mia spontanea volontà il corso di fotografia di Lexie. O meglio, l'ho fatto, ma non avrei voluto"
Asciugo l'ultima lacrima.
Basta piangere Jyllian, dannazione.

"Da ragazzina volevo partire.
Sai com'è, quando si è adolescenti si sogna l'estero, le avventure a Dubai, a Los Angeles, a Londra, a Cuba...
Tu avevi questo sogno?"
La voce un po' vacilla, e ogni tanto qualche singhiozzo mi costringe a prendere fiato.

Il Rumore Del SilenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora