(49)Ade

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Ormai è tutto uguale, le giornate, il lavoro e la sua mancanza. Cazzo se la sento. Mi rendo conto che lei si sta allontanando da me. Questa cosa non mi piace, mi fa sentire impotente, ero io che comandavo la mia vita e contro ogni razionalità lei ormai ne faceva parte,perciò doveva restare.

È un pensiero stupido, sapevamo entrambi che non sarebbe stato possibile, lei è andata via e io mi sono isolato . Ci stiamo perdendo troppo in fretta e forse, allora, a mente lucida devo realizzare che la nostra unione non sia stata così forte come avevamo pensato.

Accetto l'invito ad uscire questa sera con Adam, perché ho davvero bisogno di evadere dalla routine dei miei pensieri, soprattutto perché mi sto logorando quel poco di lucidà che mi è rimasta.

Tutto sta andando alla grande, la serata è perfetta. Nulla di complicato solo noi due che da grandi amici chiacchieriamo seduti a questo tavolo dove stiamo mangiando un'ottima pizza. Ma poi tutto precipita. La sua chiamata ha rovinato quell'atmosfera che abbiamo creato ignorando ogni tipo di parola che la riguardi.

Ho capito che è lei al telefono perché Adam non ride con nessuno come con lei, non cerca di nascondersi se non con lei , ma poi mi è bastato leggere il suo modo di chiamarla sulle sue labbra e il mio cervello è stato trapassato da un lampo di rabbia.

Non riesco a decidermi, perché quando sono solo la penso, mi manca, ma quando si fa viva ecco che il sentimento che provo per lei è per è solo risentimento. Ed è proprio questo che mi porta a commettere l'errore più grande che io abbia mai potuto fare. Tirare fuori il nome di Clarissa come se nulla fosse, ma che ferisce Adam più di quanto abbia potuto immaginare. Sono stato stronzo ed egoista, non ho pensato a quanto dolore ancora oggi lui provi per la perdita del suo amore.

Ogni volta che mi fermo ad osservarlo, continuo a chiedermi se mi fossi fatto da parte , forse loro adesso vivrebbero la loro storia d'amore fatta di cuori e cioccolato, ma la cosa più importante è che lei sarebbe ancora viva.

Un senso di disgusto ancora una volta mi attraversa lo stomaco per poi salire su per la gola. Vorrei strozzami con esso anche se non servirà più a un cazzo. Lei è lì ed io qui, ognuno di noi con la morte che ci accompagna.

Ma non contento con il mio modo di affrontare le cose ho ferito due persone, la mia piccoletta che adesso si starà cervellando facendosi mille e più domande e il mio amico, che mi guarda come non succedeva da tempo.

Ha negli occhi lo stesso sguardo cattivo di quanto mi vedeva con lei. I pugni chiusi trattengono la rabbia che vorrebbe far esplodere su di me. - Vai amico, scaricati, io incasserò come devo senza reagire, mi basta vedere di nuovo sul tuo viso la serenità che avevi fino ad un attimo fa.

Vedo che mette il telefono in tasca e penso che non abbia neppure salutato la sua amica. Sono consapevole che ho esagerato. <Perché devi nominarla... > Mi chiede con gli occhi lucidi. E penso a quanto pezzo di merda io possa essere. È arrivato il momento di raccontare tutta la verità. Lui ha il diritto di saperla.

<Adam, io ho bisogno di dirti una cosa, ma dobbiamo essere calmi e ragionare, perciò adesso ti porto a casa e poi parleremo. >

Lo vedo smarrito, sembra un cucciolo indifeso. Ha capito che qualcosa da stasera cambierà, forse sarà proprio la nostra breve amicizia, ma devo chiudere con tutta questa storia, e se mi porterà a rinunciare alla sua amicizia l'accetterò, almeno quando lo guarderò sarò in pace senza sentirmi sporco.

Il tragitto in auto è silenzioso, ogni tanto lo guardo con la coda dell'occhio, ma da parte sua non c'è nessun movimento, sembra come se stessi trasportando una statua. Continua a fissare il suo cellulare come se in lui potesse trovare una sorta di forza, ma io ti dico caro amico, che la forza è dentro di noi.

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