(44) I Loro Pensieri

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Sapere che ha acquistato il biglietto che domani la riporterà da lui, da quello stronzo fortunato mi fa imbestialire ancora di più con lei. Doveva combattere di più per noi. Adesso me ne rendo conto di quanto io ci tenga a lei, altrimenti questa strana sensazione di sconfitta, di abbandono non me la spiego.

Se ne sta andando senza rimpianti, senza ripensamenti, senza avermi cercato un'ultima volta.

La vedo da lontano salutare i suoi affetti più cari, io invece sono liquidato nel modo peggiore. Non sono stato niente per lei, solo un passatempo, solo un rimpiazzo. Eppure qualcosa non torna, il più delle volte la sentivo mia, lei desiderava di essere mia, ma poi ha cancellato tutto come fossi gesso sulla lavagna.

Più la guardo e più penso a quanto Adam sia stato fortunato ad avere quel rapporto così affiatato con lei. Le sue braccia lo circondano come fosse la sua ancora e, non posso fare a meno di pensare che sarei potuto esserlo io, se solo lei l'avesse voluto.

Eccola che si avvicina-Solleva la testa, guardami - continuo a ripetermi nella mia mente. I miei occhi stanno supplicando il suo sguardo che stranamente non mi rivolge. Poi si volta ad osservare quel ragazzo seduto di fronte alle porte che sta per attraversare. - Sono qui vorrei urlare, girati verso di me. Non mi puoi veramente abbandonare anche tu. Non sono io quello, sono qui... girati...,Faccio un passo verso lei, ma poi come se fosse sconfitta si volta e va via da me. Mi ritiro, ritorno nel mio piccolo posto e continuo ad osservare di fronte a me. Ed è qui che Adam mi vede e viene verso me.

<Ade!> Esclama sorpreso di vedermi qui. Veramente lo sono anch'io. Volevo dirle tante cose, forse anche quella che lei sperava di sentire ogni volta che abbiamo fatto l'amore, ma da codardo non l'ho mai fatto e adesso lei è andata via, per sempre.

<Adam> Rispondo con finta sorpresa. <Perché non l'hai fermata. Perché non lei hai detto quello che ormai è chiaro? > Lo guardo sorpreso, da quando ha il coraggio di parlarmi in questo modo. <Che cazzo stai dicendo? Che cazzo dovevo dirle. Eh? > Mi sto alterando e la gente mi sta guardando.

Vorrei spaccare la faccia a qualcuno pur di cacciare fuori tutta la rabbia che ho. <Non mi ha voluto ascoltare ieri, perché avrebbe dovuto farlo oggi. È meglio che sia andata via.> Lui scuote la testa. Non crede alle mie parole e neanche io.

< Lascia stare. Mi ha dato questa da consegnarti >. Mi porge una busta. Ma il mio orgoglio sta ragionando al mio posto <Non mi interessa cosa ha da dirmi. > Bugia. Sto fremendo per sapere le parole i suoi pensieri, che forse a causa del poco coraggio non mi ha mai detto.

Ma non posso farmi calpestare in questo modo <Le ho dato tante volte l'opportunità di spiegarsi, ma ha sempre rifiutato. Adesso non mi interessa più niente di lei che vada a fanculo lei e la sua cazzo di vita di merda. > Gli dò una spallata andando via, lasciandolo qui con questa lettera nelle mani.

Lui non mi rincorre, non mi richiama e penso che abbia capito che questo ormai è un capitolo chiuso della mia vita. Entro in macchina e guardo davanti a me. Non vedo nulla, l'unica luce che è apparsa nella mia vita si è appena spenta portando di nuovo il buio dentro me. Picchio sul volante <Vaffanculo, piccola stronza... > E non riesco ad essere del tutto arrabbiato con lei. Anche in preda ai nervi ho sempre una parola gentile da dedicarle.

Metto in moto la mia auto, con lei ancora nella mia mente. Sono preoccupato, lei è piccola, indifesa, l'ho vista tante volte piangere e tremare alle sole telefonate dello stronzo, non oso immaginare come lei si possa sentire quando se lo ritroverà davanti. Stringo il volante, perché qui era al sicuro, nessuno le avrebbe mai torto un capello, eppure ha preferito tornare da lui.

Mi fermo davanti a casa mia. Entro e non so perché mi viene lei in mente, quando girava per casa con solo la mia maglietta addosso. Non dovevo permetterle di entrare così nella mia vita. Non ce la faccio a stare qui a pensarla mentre lei è in quell'aereo.

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