(92) Com'è Possibile

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Oggi è una settimana precisa che non vedo Ade. Ebbene sì! Alla fine mi sono ammalata. In verità nessuno a ben capito se ho preso l'influenza oppure è stato il mio corpo a dire basta a tutto lo stress alla quale sono stata sottoposta ultimamente.

La febbre è sempre stata alta, accompagnata da un mal di testa incessante, la debolezza che non mi abbandonava manco fossimo diventati migliore amiche. Così ho deciso sotto consiglio del medico di staccare la spina da tutti, chiudermi nella mia camera e prendermi cura di me stessa, rilassandomi e dormendo tranquillamente.

Naturalmente sono ritornata a casa di mio padre. Evelyn non ha voluto sentire ragioni. Mi ha accudito giorno e notte. Dormiva con me la sera tenendomi abbracciata, accarezzandomi e cantando la solita ninna nanna di quando ero piccola. Lei forse non lo sa, ma io la sentivo quando, credendo che dormissi, si lasciava andare a delle esternazioni nella quale mi chiedeva scusa da parte del figlio, che poi io non ho nulla di cui scusarlo, figuriamoci..., mi chiedeva di lottare, di riprendermi e di tornare a dare il tormento a tutti ma soprattutto a quel demonio che ormai non sento da una settimana. In verità non so neanche come stia.

Non ho mai chiesto perché dormivo quasi sempre, e quando ero sveglia preferivo non parlare e avere intorno a me il silenzio assoluto, ecco perché Evelyn mi parlava di notte.

Stamattina sembra che io abbia assunto qualche medicina miracolosa. Mi sento rinata. Ormai è ora di alzarsi e farsi una doccia, lavare questi capelli dove sembra che degli uccelli abbiano fatto più di un nido.

Così sistemata e profumata chiamo mia madre. La telefonata mi ha fatto davvero bene. Sentirla così tranquilla e soddisfatta del suo lavoro mi fa stare serena vista la lontananza. Le ho raccontato di non essere stata bene e naturalmente mi ha sgridato perché sarebbe venuta ad assistermi, ma sinceramente non volevo farla preoccupare. Però non vi nascondo che desidero rivederla, passare del tempo con lei...

Ho scritto anche una lettera a mio padre, tenendolo informato su Ade e sulla mia vita che scorre come un treno in corsa. Ho omesso l'ultima settimana, sarebbe inutile visto che non può avere un contatto con me quando lo desidera, perciò gli ho detto un bugia bianca.

Finalmente rivedo la mia casa. Esco dalla mia gabbia e quando Evelyn mi vede mi corre incontro <Sum, ti porto la colazione a letto. Fila in camera! >il suo sguardo come il tono non accettano repliche. Sembra Ade in versione sergente.

< Ciao Evelyn. Sto benissimo e vorrei davvero mangiare giù in cucina. Ti prego... >la imploro facendo gli occhi dolci.

<Oh signorina, non credere di corrompermi solo con una sbattuta di ciglia,ma se ti senti meglio allora andiamo. Ti avviso al primo segnale di cedimento io urlerò come una pazza contro di te senza soccorrerti perché ti ho avvisato...> è seria in viso ma è il tono che la contraddice.

Così, senza tanti giri di parole e con la curiosità di sapere, accompagnata da una voglia assurda che ho di pronunciare il suo nome, per risentire come le mie labbra accarezzino ciò che lo riguarda, pongo la fatidica domanda <Come sta Ade? > è inutile che continuo a mentire a me stessa, mi è mancato tantissimo.

<Oh, lui sta benissimo. Sai si è alzato, ha iniziato la riabilitazione. Mi ha chiesto ogni santo giorno di te, del perché non gli hai risposto neanche una volta al telefono oppure ad un messaggio. È stato abbastanza irrequieto su questo lato... >

Posso solo immaginare cosa possa aver combinato con la sua scontrosità.

<Gli ho portato altre marche di caramelle, ne ha mangiate tantissime, ma nessuna corrisponde a quella che desidera. Si è fatto venire anche un mal di pancia assurdo da tenerlo a stecchetto con il cibo... >scoppio letteralmente a ridere mentre lei mi osserva stupefatta.

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