(95) La Festa

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Lo sapevo che non dovevo fidarmi di Adam. Ha organizzato tutto alle nostre spalle. Dovevo capire quando, infilato le chiavi nella serratura e non c'erano le mandate che in casa c'era qualcuno.

La mia curiosità ma forse anche la voglia di rivederla mi ha portato a sperare che ci fosse ancora lei all'interno e non che Adam fosse uscito senza chiudere a chiave.

Ho seguito il mio istinto, ho seguito la voce che proviene dalla camera da letto. È melodiosa, accarezza le mie orecchie come una piuma, così quando ho aperto la porta e ho sentito quel nome che viene pronunciato dalle tue labbra un moto di rabbia ha preso il sopravvento.

Ti guardo dritta negli occhi e vedo il tuo chiaro stupore far brillare ancora di più quegli occhi dal colore azzurro cielo, quel colore che ti invoglia a sollevare il capo, a fissarlo e immaginare di volarci all'interno accompagnato dal vento che ti accarezza, che ti spinga verso le nuvole. Mi fa immaginare davvero di fluttuare
nell'aria, ma allo stesso tempo vedo la paura.
Forse non vuoi vedermi? Forse non vuoi affrontarmi?

Penso che sembri una gattina impaurita, credo che non sia la prima volta che al loro interno io ci veda questo animaletto così grazioso, così indifeso, ma allo stesso tempo così pronto a proteggersi.
Ti ho mai chiamato gattina? No! Ti ho chiamato tigre..., questo me lo ricordo... ed eravamo esattamente qui nella mia casa!
Non te lo dico. Me lo tengo per me come tutto questo pensiero che sto facendo su di te.

Sentirti dire che hai mandando un bacio al tuo ex, credimi piccoletta mi fa girare letteralmente i coglioni.
Poi, proprio tu che hai fatto tante storie perché mi hai visto baciare Annette... Sì ok c'è differenza mi rammenta la mia coscienza.

Mi riporti alla realtà chiedendomi che cosa ci faccio qui. Questa è pur sempre casa mia, sei tu che non dovresti esserci, sei nel posto sbagliato vorrei dirti, ma consapevole che questo è l'unico posto dove voglio che tu sia.

Così incominciamo a punzecchiarci a risponderci quasi in modo scontroso, ed è proprio questa irritabilità che mi porta a reagire, perché, cazzo se mi fai arrabbiare, ma allo stesso tempo mi ecciti, mi attiri, così ti afferro e ti bacio.

Voglio risentire di nuovo le tue labbra, voglio risentire di nuovo il tuo sapore e, soprattutto, voglio tenerti chiusa fra le mie braccia.
Mi chiedo perché cazzo non corrispondi a questo bacio, mi desideri come l'acqua, come un bambino desidera un cioccolatino. Io sono sempre stato il tuo dolce.

Ma adesso mi respingi perché sei rammaricata, così ti sento scivolare tra le mie mani come polvere. Mi viene da ridere nel vederti tutta impacciata, mentre litighi con le tue borse, ma non ho nessuna intenzione di aiutarti, te la dovrai cavare da sola..., e poi ti chiudi in macchina e, prima di partire, mi guardi.
Ci hai ripensato? Torna, torna sempre da me, invece vai via...

Quando Adam rientra a casa decidiamo di uscire mi racconta ciò che hai fatto. Sei andata in clinica!Che caratterino penso!

Adesso io e Adam siamo per strada e stiamo discutendo a causa della cena, quando sento una canzone. Me la ricordo questa musica! È la suoneria del tuo cellulare. Così istintivamente seguo il suono che mi porta nella direzione in cui c'è una ragazza.
Ti riconosco subito i tuoi capelli lunghi biondi, il tuo essere piccola, goffa, chiusa nelle spalle. Sì piccoletta, sei tu! Così senza pensarci ti chiamo. Non lo so se mi hai ignorato oppure davvero non mi hai sentito, così torno indietro di qualche passo, e anche a costo di fare una figura di merda ti afferro per le spalle e ti volto. Cazzo! Lo sapevo che eri tu!

Così liquido Adam con la quale dovevo cenare per ritrovarmi a farlo con te. Mi poni le domande della quale temi le mie risposte. Scopro che siamo stati insieme, e, da quello che mi stai dicendo, ci andavamo forte.
Mi dispiace non ricordare un cazzo di com'era il sesso con te.

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