(38) Per Me Sei Nessuna...

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Me la sono cercata. Essere trattata in quel modo, cacciata via in quel modo, credo che sia stata l'unica cosa giusta che lui potesse fare verso se stesso. Avrei voluto parlare, cercare di chiarire, ma infondo dentro di me so benissimo che non sarebbe servito a nulla. Avrei soltanto continuato a raccontare bugie e nascondermi dietro di loro.

Non riesco a dimenticare come mi guardava, ma soprattutto come mi ha urlato quelle parole. Spero che davvero non si convinca che io l'ho solo usato per passare il tempo e poi andare via come se lui non fosse mai esistito, perché tu non lo sai ma per me esisterai sempre.

Sono qui in macchina, ancora davanti a casa sua. Non sono riuscita ad andare via. Ho fatto solo quello che mi ha chiesto, non farmi trovare lì, ma non riesco ad avviare questo motore e allontarmi da lui. Se dovessi farlo vuol dire che avrò rinunciato a lui, per sempre. Ma io non voglio ma so che devo.

Questa lotta interiore mi sta portando all'esasperazione. Sono confusa, combattuta. Le lacrime della mia disperazione accompagnano il silenzio che regna in macchina. Attraverso loro sto buttando fuori tutta la mia rabbia, la mia tristezza, il mio rimpianto per non aver lottato per un noi...ma sono tra due fuochi.

Credo che questa sarà la scelta più difficile che dovrò affrontare nella mia vita,scegliere l'amore, oppure scegliere mio padre. <Dio quanto ti odio, brutta stronza. Ti giuro mamma, ti odio e lo farò per sempre! > Forse dire queste parole potrà aiutare la mia ansia, che in questo momento sta stringendo la mia gola. Vorrei davvero essere soffocata pur di far rallentare il battito del mio cuore, che sembra galoppare verso un dirupo. Ti prego salta e non fermati, non voltarti a guardare ciò che stiamo lasciando, ma guarda avanti e vedi ciò che troveremo.
La pace.

Sono immobile, respiro a stento, ma non riesco a pensare a cosa possa fare. Con le ultime forze che mi restano afferro il cellulare e invio la chiamata, non so neanche a chi. <Ehy angelo, dimmi >! Esclama il mio amico. Sono così felice di sentire la sua voce. <Aiutami non respiro >. Riesco a dire. Lui si allarma e inizia ad urlare <Respira con me Sum. Piano. Vai. Dove sei? Respira Sum! >

Lo sento affannarsi, dire un sacco di parolacce. Se mi trovassi in un' altra situazione magari riderei anche, ma invece tra le lacrime che mi offuscano la vista, l'aria che arriva ai miei polmoni come fosse un leggero spiffero, non riesco a fare nulla.

<Fuori da Ade > riesco a dire. E poi cade la comunicazione oppure sono io che sono svenuta. So solo che mi sono ritrovata di nuovo all'interno di quella casa, dove un Adam impallidito mi accarezza le mani, e lui che mi guarda come se fossi una mosca che ronza intorna a lui.

<Che è successo, perché sono di nuovo qui >? Chiedo perché non mi ricordo nulla. Mi sto maledicendo per non essere riuscita a reagire diversamente. Mi sarei risparmiata quest'altra scena patetica che sto facendo davanti ai suoi occhi. Mi chiedo se gli faccio pena, oppure se è preoccupato almeno un pó per me.

<Se ti sei ripresa puoi tornare a casa, ti riaccompagnerà Adam >. Cazzo se fa male essere trattata come se non fossi nessuno di importante.

<Amico, calmati >! Esclama un Adam ignaro di quello che è successo poco prima. Lui crede che Ade sia arrabbiato con me perché ho dormito con lui. Magari amico mio fosse per quello. Magari!

<Non dirmi cosa fare. Forza andate via > Mi sta trattando anche peggio di prima. Guardo Adam che mi aiuta ad alzarmi e, molto lentamente mi sollevo. Vengo sorretta da quel braccio sempre pronto ad aiutarmi, mentre continua a guardarlo come a volerlo sbranare. Ma dentro di me mi dico:no amico, sono io che merito quello sguardo e merito il suo trattarmi male.

Usciamo e Adam non fa in tempo a dirgli una sola parola che chiude sbattendo la porta, esattamente come ha chiuso il suo cuore. Sospiro e abbasso la testa. Dovrò rassegnarmi l'ho perso.

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