NEW YORK

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Finalmente il grande giorno è arrivato ed io non sto più nella pelle. Le raccomandazioni di mia madre naturalmente non sono mancate... Ricordati il patto...a fine Agosto torni qui...non dire niente a tuo padre del matrimonio combinato... non far nulla che possa mettere in crisi la tua storia con Ethan...e così via...

Di certo non mi sarei aspettata raccomandazioni diverse. Non sarebbe stata nella sua natura, preoccuparsi per me sul dividere la casa con gente che a malapena ricordo, in una città sconosciuta. Non mi accompagnerà neanche in aeroporto, Ho appuntamento dall' estetista che non posso spostare, testuali parole.

Ethan è fuori che mi aspetta. Prendo le mie enormi valigie e mi avvio verso la porta

«Mamma, io vado e ...»

«Ok Sum, adesso corro altrimenti faccio tardi...» mi interrompe lei e senza neanche un'abbraccio o un bacio, va via. Con un alzata di spalle, ormai rassegnata al suo freddo comportamento, continuo per la mia strada.

Io non ho bisogno di te, mia cara mamma! Sarai tu ad inoltrarmi di perdonarti! Parola di Summer Spencer!

Ethan mi raggiunge non appena si accorge che il bagaglio è troppo pesante, per me che sono così minuta

«Piccola! Come farai dopo, senza il tuo muscoloso cavaliere, a trasportare tutto questo?»

me lo chiedo anch'io in verità.

«Ce la farò in qualche modo. Per adesso sfrutto te, mio servo» gli bacio la guancia, ma lui mi blocca e mi bacia sulle labbra. Il suo sapore arriva subito ai miei sensi, sa di menta. Ed il suo profumo mi stordisce sempre, mi piace, ma dentro di me non scatta niente.

Perché fuoco non ti accendi? Mi renderesti le cose più semplici!

Ricambio solo per non aver noie. Voglio partire in santa pace.

Il tragitto dura più di quanto avevo sperato, maledetto traffico. La sua mano è intrecciata alla mia. Lo aiuto a mettere le marce, perché non ha nessuna intenzioni di mollarla.

È nervoso, lo si vede da come tamburella le dita sul volante. Vorrebbe portarmi da un'altra parte, piuttosto che lasciarmi partire. La sua mascella ben definita è contratta, i suoi occhi sono più scuri.

Sì, è decisamente nervoso!

Per spezzare l'aria, un po' troppo tesa, decido di intraprendere una conversazione

«Sai, ti sta bene questa camicia bianca, fa risaltare i tuoi occhi e i tatuaggi che si intravedono dai bottoni che hai lasciato aperti...»

Non sapevo che dire, e forse era meglio che stavo zitta. Il suo scuotere la testa e quel sorrisetto forzato, me ne danno conferma. Dovevo starmene in silenzio!

«Sei seria Sum? Tu che osservi il mio modo di vestire? Da dove viene questo interesse, se posso saperlo?»

Ho fatto di nuovo una figura di merda!

«Sì, ok, hai ragione! Ma non sapevo che dire. Mi sembri nervoso, ed io mi sto agitando!»

«Cazzo se lo sono Sum! Stai scappando da me! Non credere io non l'abbia capito perché mi fa incazzare ancora di più che tu mi creda così stupido. Ti avviso, non ho nessuna intenzione di rinunciare a te, a noi, perché io ti amo!»

Come ha fatto a capirlo? Sono stata attenta, anche nel rassicurarlo che sarei tornata

«Io non sto scappando. Mi sto prendendo del tempo, per me! E poi ti ho detto che tornerò! Perciò, puoi star tranquillo, mi sposerai e avrai la tua famiglia felice da mostrare a tutti, come un trofeo conquistato su un qualsiasi campo da golf!»

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