(53) La Verità Su Mio Padre

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Passo troppo tempo da sola e ho bisogno di parlare con qualcuno, così mi decido a chiamare l'unico amico che ho qui.

Il telefono squilla per un breve periodo <Summer, dimmi >!

La sua voce profonda e calda mi ricorda tanto quella di mio padre. Quanto vorrei chiamarlo e confidarmi con lui, ma non posso e questa cosa mi fa stare ancora più male. Chissà cosa penserà quando questa mia storia uscirà fuori, chissà se si arrabbierà con me per non essermi confidata con lui.

<Ciao Mark, avrei bisogno di parlati >! Era la verità.<Ma se ti disturbo lascia stare >!
Sento un rumore come se avesse appoggiato qualcosa sulla scrivania.
<Certo tesoro vuoi venire qui>?

Se continua con quel tono di voce così preoccupato piangerò ancor prima di vederci.

<Non vorrei incontrare Ethan, oppure che qualcuno ci ascolti >. Non riesco a trovare altre parole senza ferirlo.
<Hai ragione tesoro. Dammi il tempo di sistemare qui e ci incontriamo al solito posto, ti va bene >?

Con sollievo e con la difficoltà di trattenere le lacrime acconsento al nostro appuntamento.

Neanche mia madre ha mai lasciato in sospeso ciò che aveva da fare per me,che tra l'altro non è mai niente di davvero importante. Il più delle volte mi ritrovo ad aspettare per poi essere dimenticata, oppure rifiutata solo perché lei non ha voglia di passare del tempo con me.

Mi devo ricredere su di lui, tutti gli aggettivi che gli avevo affibbiato adesso sono rivolti al figlio. Sono troppo diversi, sembra quasi che non siano imparentati.

Esco dalla mia camera in punta di piedi per non essere vista da colei che sto evitando come la peste.
Non ho voglia di parlarci, di darle spiegazioni sul mio comportamento. Non merita nulla, neanche le mie lacrime.

Chiusa nella mia macchina e in compagnia del mio fidato amico stereo, mi incammino verso la mia destinazione. Ma si sa, anche il più fidato amico è pronto a tradirti. La canzone che ascoltai con lui in auto risuona facendomi stringere lo stomaco dal dolore. Il mio cuore chiede pietà all'interno della cassa toracica,sembra che stia piangendo perché sento scorrere del liquido nel mio petto.

Ma poi mi accorgo che sono le lacrime che cadono dai miei occhi finendo sul mio torace.

<Oh Ade... >! Esclamo asciugando le guance.

Mi sento sempre più distrutta, sempre più affaticata e, quando mi ritrovo a pensare a lui tutta la mia spossatezza è ancora più forte. È come se il ricordo della mia felicità abbia un peso troppo grande per me.

Arrivo sul posto ma decido di restare all'interno per essere più sicura. Ormai io e la mia insicurezza siamo diventate migliore amiche. Non posso negare che delle volte ho paura anche dei pensieri oltre che del mio riflesso, sempre più magra, sempre più sola. Anche i pensieri delle volte mi abbandonano perché ormai stanchi di essere lì e non essere ascoltati.

Appena lo vedo raccolgo le mie cose ed esco dalla macchina. L'afa si appiccica sulla mia pelle facendomi sudare. Raccolgo i capelli e un attimo dopo mi ritrovo stretta da delle braccia muscolose e un corpo che profuma di agrumi. Ogni gesto carino mi riporta a lui , a quando nelle sue muscolose braccia avevo trovato la mia casa, la mia salvezza.

Chiudo gli occhi facendomi trasportare dai ricordi delle sue strette, del suo profumo, della sua voce. Sospiro, per poi intrappolare le lacrime nei miei occhi che ormai sembrano dighe, dove le crepe segnano i giorni che passano, dove le crepe scavano sempre più a fondo, dove le crepe fanno di tutto per non cedere ai colpi del mio pianto.

<Entriamo piccola! >

No,Mark così mi uccidi ancora di più. Scaccio l'eco della sua voce, al ricordo di quando mi chiamava così, con quella voce roca, sporca. Un battito nella mia parte intima mi ricorda cosa provavo ogni volta che lui mi toccava, mi cercava. Stringo le gambe per placare quella assurda pulsazione e ancor di più stringo le mie braccia intorno al busto di Mark.

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