Capitolo 10

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Melanie

- Dopo 6 giorni.
Undici settembre.

Da quella cena io e Jason non ci siamo più visti ne sentiti ed è stato meglio così.

Devo ammetterlo, mi sono spaventata.
La sua stretta era talmente forte che mi mancava l'aria.

«Melanie, cosa ci fai ancora vestita? Vatti a cambiare» mi ordina mia sorella indicando il bagno di servizio del pub.

Quasi dimenticavo!
Mia sorella, così d'un tratto, mi ha proposto sei giorni fa di lavorare nel suo stesso pub.
Sapeva che stavo cercando lavoro e che sarei stata disposta a fare di tutto pur di mettere qualche soldo da parte, più di quanti già non abbia fatto.

«Vieni un secondo con me?» le chiedo.

«Va bene, ma facciamo presto. Il mio turno non è ancora finito» confessa lei seguendomi.

Non appena entro in bagno mi tolgo la divisa e il grembiule.

«Perché non possiamo fare a cambio?» domando.

«Perché il mio capo mi vuole in servizio e ormai Jason sa che deve venire a prenderti dal momento che non hai nessuno questa sera che possa riportarti a casa» risponde lei.

«Ma ci sto io al tuo posto a servire ai clienti» insisto.

«Melanie non insistere, se riesco vi raggiungo dopo» aggiunge lei ed io sbuffo.

«Va bene, grazie lo stesso», mi infilo l'abito nero che mi ero portata di ricambio ed esco dal bagno.

«Ti scrivo per dirti la sua reazione» la avverto e lei annuisce.

Quando vado fuori, l'aria brezza mi raffresca la pelle e il suono di un clacson cattura la mia attenzione.

Mi avvicino alla macchina ed entro subito.

«È fresco, non trovi?» chiedo a Jason mentre mi allaccio la cintura.

Quando poso lo sguardo su di lui noto che mi sta guardando la scollatura. Porto anche io lo sguardo lì e la copro con una mano.

«Mi spieghi perché sei vestita come una mignotta?».

Beh se sono vestita così è colpa di tuo fratello brutto idiota. Ti ha organizzato una festa a sorpresa in una discoteca.

«Hai bisogno di offendermi anche il giorno del tuo compleanno?» chiedo infastidita.

«Certo, è il mio di compleanno non il tuo. Quindi niente eccezioni per te» risponde con un sorriso falso.

Alzo gli occhi al cielo e parte.

«Non portarmi a casa» dico.

«È quasi mezzanotte, non ti porterò altrove. Sono stanco pure io, oggi in officina ho lavorato un sacco» ammette e a quel punto dico: «Se non mi porti tu, dovrò chiedere un passaggio a qualche sconosciuto».

Lui stringe i pugni al volante e dice: «Dove devo portarti?».

«Allo Stereo» rispondo.

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