Capitolo 62

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Jason

«Vuoi portarmi a letto proprio come hai fatto con Bethany?» chiede inclinando la testa a destra.

La sua schiena è rivolta ancora verso di me.

«Ma di che parli?».

Lei si gira lentamente ma il mio sguardo non riesce a distogliere l'attenzione dai suoi occhi.

«Vuoi forse farmi capire che non è così?» chiede.

«Certo che non è così!!» esclamo.

«Allora perché stasera sosteneva di conoscerti molto bene?» domanda con aria sapiente.

«Perché mia madre era la sua baby sitter» confesso e la sua espressione cambia.

«Anche lei abitava a Inghilterra?».

Annuisco e sospira.

«Ma anche se fosse successo quale sarebbe stato il problema?» chiedo avvicinandomi a lei.

«Nessuno» risponde e quando la mia mano finisce sul suo seno le viene la pelle d'oca.

«Hai paura che possa toccare così un'altra ragazza?».

«L'hai già fatto» mi ricorda.

«Non dopo quello che è successo tra di noi» rivelo.

Jason ma che cazzo ti salta in mente?
Mi rimprovera la mia coscienza.

I suoi occhi si illuminano.

«È una bugia» sibila guardando altrove.

«Te lo giuro su mio padre» dico all'improvviso e il suo sguardo torna a posarsi su di me.

«Cos..?».

«Hai sentito».

«E perché?» domanda.

«Non lo so, ma posso scommettere che anche per te è lo stesso» rispondo sicuro di me.

«Visti i nostri passati io non ne sarei così sicura» dice guardandomi dritta negli occhi.

«Stai parlando di te vero? Perché io ormai ho giurato su mio padre e su di lui io non giuro il falso» le ricordo rinfrescandole la memoria.

«Forse...», scrolla le spalle e a quel punto il mio umore cambia.

«Sono affari tuoi» dico prima di iniziarmi a spogliare davanti a lei.

«Lo so», si gira su se stessa e prende il pigiama dall'armadio.

È la prima ad infilarsi sotto il letto.

«Buonanotte Jason».

«Notte».

Prima ancora di andare a letto, vado in bagno e mi lavo i denti. Cerco in tutti i modi di far passare il tempo. Ora che so quello che probabilmente ha fatto desidero trovare più modi per far passare le ore prima ancora di sdraiarmi affianco a lei sapendo che, dopo quello che è successo tra di noi, c'è stato un'altro.

Non so perché ma il solo pensiero mi fa venire il sangue al cervello.

Dopo mezz'ora passata in bagno a cazzeggiare, torno in camera e mi sdraio.

«Non riesco a dormire» confessa.

«Conta le pecore, a regola funziona», mi giro di spalle e la ignoro cercando di dormire.

«Adesso sei tu quello arrabbiato?» domanda.

«Melanie non sono arrabbiato, queste risposte potrai riceverle sempre da me e siccome sostieni tanto di conoscermi, dovresti saperlo. Non avrei motivo di avercela con te, perciò spara meno cazzate» ribatto infastidendomi.

«Non ti scaldare!! La mia era solo una domanda».

«Una domanda stupida» aggiungo.

«Se lo dici te», inizia a muoversi verso di me e quando la sua mano mi avvolge intorno alla vita mi irrigidisco.

«Ho caldo, spostati» le ordino.

«Non fingere con me, l'ho capito ormai. Ti ho offeso e non volevo, mi dispiace».

«Non hai offeso nessuno e adesso togliti Melanie» ripeto.

«Girati un secondo» mi scongiura sussurrando al mio orecchio.

Sapendo che non si darà per vinta, mi giro e i suoi occhi si incastrano nei miei.

«Non sono andata a letto con nessuno».

«Ok».

«Non fingere che non ti interessi la cosa», quando la sua mano si posa sul mio petto sento esplodere l'erezione dentro i miei boxer.

È da tutta la sera duro come il marmo. 

«Non mi interessa» mento.

«Giuralo su tuo padre» mi ordina ma io resto in silenzio.

Furba la ragazza.
Ottima mossa.
Ma adesso?

«Lo sapevo», mi sorride e si siede su di me.

«Melanie scendi, non mi sembra questo il momento di...», resto in silenzio quando prende in mano la mia erezione fino a farmi sentire ogni centimetro della sua natura.

Porca puttana.

Lei boccheggia e quando la penetro fino infondo si lascia scappare un sorriso soddisfatto.

One night more Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora