Capitolo 11

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Melanie

- 00;00
Dodici settembre.

«Auguri bello», un'amico di Jason gli da una pacca sulla spalla e lui spegne le 25 candeline su una piccola torta preparata dal locale.

Io, appartata da quasi tutta la sera, applaudisco come tutti e sospiro.

Per quanto ancora dovrò stare qui?

Non conosco nessuno e mi è bastato conversare con quelle ragazze per capire di non voler fare conversazione con persone di questa nicchia.

Lui è già andato. Voglio vedere come si torna a casa
Io la patente l'ho, ma ancora non ho una macchina da poter guidare. Mio padre si era offerto di comprarmela, ma mi sono rifiutata.

Voglio pagarla con i miei soldi.

Senza farmi notare da nessuno, esco dal Prive e mi avvio verso il bagno. Entro dentro e non trovo nessuno.

Ringraziamo il cielo!

«Perché te ne sei andata?», sobbalzo quando sento la sua voce alle mie spalle.

«Dio santo Jason, ma sei dappertutto» gli faccio notare. Lui si avvicina e posa il sesto drink sul lavandino.

«Perché te ne sei andata?» ripete.

«Volevo sciacquarmi la faccia e truccarmi un po'» mento.

«Sei una pessima bugiarda, perciò dimmi la verità», alza il tono della voce e fa un passo in avanti.

Alzo lo sguardo per tornare a guardarlo negli occhi e dico: «Devi sempre essere così arrogante con me?».

«Sei tu che mi fai essere così» ribatte.

«Io e molte altre ancora no?» chiedo.

Lui, alquanto confuso, dice: «Non ti seguo».

«La lista Jason, la lista» ripeto più volte.

La sua carnagione si fa meno rossa del dovuto.

«Te l'hanno detto quelle ragazze, vero?» domanda.

«Non importa chi me l'ha detto, dovresti solo farti schifo» ribatto guardandolo con disprezzo.

«Non la gestisco io» ammette.

«È la stessa cosa, non dovresti permettere ai tuoi amici di fare una cosa del genere. Un sacco di ragazze potrebbero essere umiliate a causa tua, compresa mia sorella stronzo», lo spintono all'indietro e lui sgrana gli occhi.

Non se l'aspettava.

Le sue iridi si fanno di un rosso acceso e a quel punto la paura che possa toccarmi nuovamente in quel modo mi assale, ma cerco di non darlo a vedere.

«Non è colpa mia se tua sorella si è lasciata andare» ribatte e a quel punto mi parte uno schiaffo.

Subito mi pento.

Che cazzo ho fatto?

Si tocca la parte colpita e con lentezza torna a girare la testa nella mia direzione.

«Mia sorella non è un giocattolo, nessuna donna lo è. Mi sono stancata di voi uomini pieni di ego verso voi stessi» gli urlo contro.

Ho paura, anzi, paurissima ma non devo darlo a vedere sennò si prenderebbe gioco di me.

«Forse tua sorella no, ma tu..», mi blocca i polsi contro la parete e mi spinge contro il muro, intrappolandomi di nuovo tra il suo corpo e la parete, questa volta di un muro.

«Non lo sono nemmeno io» dico a malapena.

Lui mi fissa le labbra.

«Non ne sarei così sicuro», sussurra al mio orecchio prima di lasciarmi un umido bacio sul collo.

«Jason sei ubriaco, fermati» lo scongiuro.

Lui continua e la sensazione è piacevole.

«Jason.. Ti prego» lo impreco di smettere ma niente.

«Ti piacerà vedrai», alza un ginocchio e lo posiziona in mezzo alle mie gambe.

Preme sulla fessura ed espiro di scatto quando inizia a mordermi la pelle morbida del collo.

Il mio cervello smette di pensare. Chiudo gli occhi quando il suo ginocchio inizia a muoversi tra le mie gambe.

Non so quale delle due cose mi eccita di più.

«Jason» richiamo il suo nome, ma questa volta non sono sicura di volerlo fermare.

Lui continua e per metterci più passione, mi posa una mano dietro la nuca. Essendo aumentata la pressione, si spinge di più verso di me. Succhia con gusto la mia pelle calda e bacia lì dove sento bruciare.

Quando all'improvviso mi tornano in mente le parole di quella ragazza, lo allontano subito e mi precipito verso lo specchio.

Un grande e violaceo succhiotto appare sul mio collo.

Non ci posso credere.

Mi giro verso Jason, che proprio in questo momento ha un ghigno divertito e soddisfatto sul volto.

«Scherzi? Se lo vedi mio padre mi uccide».

«Meglio, almeno non romperai più i coglioni» ribatte lui divertito.

«Non c'è niente di divertente» gli faccio notare.

«Fino ad adesso no, ma d'ora in poi sì. Portami a casa dai, mi sto annoiando».

Vorrei ribattere qualcosa ma effettivamente portarlo a casa sarebbe la scelta migliore, eviterebbe di bere ulteriormente e rischiare di sentirsi male.

One night more Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora