Capitolo 19

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Jason

Una volta entrati in camera mia, mi spoglio sotto il suo sguardo e le sento dire: «Credevo di dover tornare a casa mia, non qui. Cosa dico adesso a mia madre quando non mi vedrà tornare a casa stanotte?».

«Rilassati, molto probabilmente già sa che dormirai qui. Ho inviato prima un messaggio a mia madre, già consegnato e letto per fortuna» aggiungo.

Senza dire nulla si stende sul letto e si prende la testa tra le mani.

«Mi scoppia la testa» commenta.

«Ci credo, non ti avevo mai vista bere così tanto» rivelo togliendomi i pantaloni.

«È la prima volta che lo faccio sinceramente» confessa tirandosi su per mettersi a sedere sul materasso.

Dopo essermi tolto gli anelli, mi avvicino al letto e mi metto in mezzo a lei.

Poso due dita sotto il suo mento e le alzo il volto.

«Perché l'hai fatto?» domando.

«Per tante cose messe insieme» risponde.

«Ne vuoi parlare?».

«È stata invitata anche quella donna» aggiunge senza pensarci due volte.

Corrugo la fronte e dico: «Quale donna?».

«Margaret».

«Mi ha rovinato la vita, è la mia ossessione» ammette chiudendo gli occhi.

Ma che sta dicendo?

«Chi è?» azzardo a chiedere.

«La ex di mio padre o almeno così credevo» rivela.

«Cos'è successo?».

«Niente che io non sappia già».

«Tre anni fa l'ho trovata a casa nostra. Ero tornata a casa presto dopo un'uscita con Josh e quando sono entrata in cucina li ho trovati insieme. Mia madre non c'era, i miei fratelli nemmeno. Erano soli. Chiesi spiegazioni non appena se ne andò ma mio padre mi disse che il loro era solo un rapporto di amicizia, nulla di più. Da quel giorno lì mi perseguita. La sogno la notte, la sogno persino ad occhi aperti. Temo che mio padre non sia più fedele nei confronti di mia madre già da tempo» dichiara alzandosi lentamente.

«Sono stata zitta fin troppo tempo, adesso non ce la faccio più Jason. Te lo giuro», si tocca il petto e cerca di trattenere le lacrime.

Domani me ne pentirò sicuramente, ma in questo momento mi sembra giusto starle vicino.

La afferro per il retro della testa e la conduco fino al mio petto. Si alza e si rifugia tra le mie braccia.

«Speravo che stasera fosse diverso, che non la invitasse e invece li ho beccati a scherzare insieme» dice scoppiando a piangere sul mio petto.

«Voglio morire per non sentire più nulla», si stringe a me e subito, non volendo sentire cose del genere, le dico: «Non dirlo nemmeno per scherzo».

«È la verità Jason».

La allontano di poco e le ravvio una ciocca dietro l'orecchio destro.

«Avrei una persona in meno a cui rompere, ciò non va per niente bene» commento sperando di strapparle un sorriso.

Lei ridacchia e si asciuga le lacrime.

Poco dopo scuote la testa e dice: «Mi dispiace, non volevo che mi vedessi così».

«È tutto ok» la tranquillizzo.

Quando mi stacco definitivamente, faccio un passo indietro e le rivolgo un piccolo sorriso.

Mentre cerco di superarla, mi ferma per un braccio e torna a guardarmi negli occhi.

«Quindi mi trovi simpatica solo quando ti sto lontana?» domanda.

Scoppio a ridere e lei mi guarda confusa.

Non ci credo. Seriamente sta pensando a questo dopo ciò che mi ha detto?

«Sì» mento.

«Beh», posa una mano sul mio petto e mi spintona sul letto.

Cosa sta facendo?

«Che fai?» chiedo confuso e sorpreso allo stesso tempo.

«Lascia che ti ricordi quanto sono simpatica anche in altre circostanze», si siede sopra di me e mi blocca i polsi sopra la testa.

One night more Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora