Melanie
- Lunedì.
«Mamma allora sei sicura di tornare a casa a piedi?» chiede Jason abbassando il finestrino.
La madre da fuori risponde e dice: «Tesoro il supermercato dista 15 minuti a piedi da casa nostra. Vai tranquillo. Aspetto che apra e poi mi avvio, devo comprare giusto due cose».
«D'accordo. Io porto Melanie a lavoro e poi torno in fabbrica. Ci vediamo stasera» dice salutandola.
«Ciao tesoro, ciao Melanie».
«Ciao Leila», le rivolgo un sorriso innocente e Jason parte.
Stamani ci siamo svegliati alle sei. Mezz'ora dopo eravamo già tutti e tre in macchina, pronti per tornare in città.
La signora Lewis non ha voluto essere accompagnata subito a casa, ma bensì al supermercato.
Adesso Jason mi porterà a lavoro ed io sinceramente non vedo l'ora di scendere da questa macchina.
Detesto stare in spazi piccoli con lui.
Per quanto riguarda ieri sera non ne abbiamo più parlato. Stamani a colazione ci siamo evitati ed io subito dopo averla fatta sono corsa in doccia.
Per fortuna lui l'aveva già fatta stanotte, a causa del caldo o almeno così ci ha raccontato e poi siamo partiti.«Ecco a te» dice fermando la macchina.
«Grazie del passaggio», mi slaccio la cintura e lui si volta nella mia direzione.
«Di nulla» replica guardando il gesto.
«E per quanto riguarda quello che è successo stanotte sarebbe gradito da parte tua non dirlo a nessuno. Non ne vado fiera e se sapessero che ci siamo baciati... Beh oddio» sgrano gli occhi ma lui non sembra offeso.
«Insomma hai capito. La mia reputazione andrebbe a puttane con amici e parenti, perciò acqua in bocca e ognuno per la propria strada, ok?» chiedo sperando di averlo offeso.
«Credimi, non ci tengo nemmeno io a far sapere quello che è successo» ribatte guardandomi negli occhi.
Duro il ragazzo, ma per fortuna ha le palle di guardarmi in faccia quando parla e questo mi piace.
«Ottimo» replico sorridente.
Apro la portiera e non la sbatto.
Seppure sia talmente arrabbiata da tirargli una scarpata in testa, cammino e mi atteggio come se nulla fosse successo.È così in realtà. Non è successo nulla che debba darmi noia dal momento che non me ne frega niente di lui e del suo altissimo ego, ma detesto il modo in cui mi fa sentire. Mi sento un oggetto, una grandissima puttana che casca ai suoi giochetti seducenti.
Appena entro a lavoro saluto il capo, intento ad uscire, e mia sorella.
«Stamani ci sei solo te?» chiedo a lei.
Jo annuisce e senza perdere troppo tempo corro in camerino a cambiarmi.
«Com'è andata la giornata di ieri al lago?» domanda sorridente.
Alzo un sopracciglio e per evitare di mandarla a quel paese conto fino a 5.
«È andata bene» rispondo.
«Ho visto che ti ha accompagnata Jason» replica mentre smette di pulire il bancone del bar.
Si appoggia ad esso e mentre inizio il servizio la guardo male.
«E quindi?».
«Non lo so, dimmelo tu», sorride e cerca di trattenere una risata.
«Tranquilla, l'unica che ci va a letto qui dentro sei tu. Adesso scusami, ma ho da lavorare», giro intorno al bancone e vado a pulire i tavolini fuori.
Lei è l'ultima a potermi dire qualcosa, e girare come mi girano non riesco a sopportare il suo atteggiamento.
STAI LEGGENDO
One night more
RomanceQuando Jason, venticinquenne di origine britanniche, torna nella casa di famiglia dopo un lungo tempo passato fuori città, la vita di Melanie si ritrova ad essere travolta un'ulteriore volta. Lui è incontentabile, maleducato e prepotente con lei. ...