Capitolo 40

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Jason

- Partenza.
Domenica Pomeriggio.

«Tesoro hai preso tutto?» chiede mia madre non appena mi vede arrivare alla porta.

«Sì, ti chiamo appena arrivo» la avverto.

Lei annuisce e allarga le braccia.

«Mamma» la richiamo alzando gli occhi al cielo.

«È solo un abbraccio» commenta infastidita.

Sospiro e la stringo forte a me.

«Mi mancherai» confessa.

«Ti chiamerò non appena arriverò a Memphis» replico staccandomi.

«Non era meglio un aereo?» chiede accarezzandomi una guancia.

«No mamma, preferisco così. Quando andrò a casa dei ragazzi mi basterà portare in casa loro le valigie con i vestiti, ma quando mi sbrigherò a cercare un piccolo appartamento dovrò per forza utilizzare anche tutte le altre cose che ho portato almeno evito di spendere altri soldi per mobili che ho già. Dovrò semplicemente rimontarli ma quello non è un problema per me, sai che a me piace fare queste cose».

«Lo so», mi sorride debolmente e si guarda intorno.

«Bene, sii prudente» aggiunge.

«Non ti preoccupare, appena arriverò in Hotel ti chiamo e ti racconto del viaggio, ok?».

«Va bene, chiamami quando vuoi e a qualsiasi ora» ammette. Annuisco ed esco fuori di casa.

«E voi che ci fate qui?» chiedo aggrottando la fronte quando davanti mi ritrovo Jo, Collin e Charlotte.

«Siamo qui per un ultimo saluto» ammette la madre dei due ragazzi davanti a me.

«Grazie, ma non dovevate» dico educatamente.

Odio quando viene drammatizzata così una partenza. Che bisogno c'era di presentarsi qui?

«Fatti sentire», Josephine mi lascia un bacio sulla guancia e torna dietro la madre.

«Vieni qui bello», Collin si avvicina e mi abbracci amichevolmente. A stento ricambio l'abbraccio e quando si stacca tiro un sospiro di sollievo.

«Fai buon viaggio» mi sussurra Charlotte all'orecchio mentre mi avvicino per darle un bacio sulla guancia.

«Grazie».

«Ti saluta anche Kevin, scusa se non è qui a salutarti ma non tornerà a casa fino a stasera» rivela la moglie.

Scuoto la testa e dico: «Non c'è problema».

«Melanie?» domando non vedendola con loro.

La madre e la figlia si guardano mentre Collin posa lo sguardo sul cellulare.

«Non è voluta venire» risponde Charlotte.

Immaginavo.
Dovevo aspettarmelo dopo la scorsa notte.

«Fa niente», scrollo le spalle e mi sistemo lo zaino.

Ieri sera è calato tra di noi il silenzio più imbarazzante delle nostre vite. Quando siamo entrati in bagno ci siamo completamente ignorati.
Per non parlare del tragitto fino a casa sua.

Non so che cosa si aspettava o che cosa mi aspettassi io, so solo che, forse, è stato tutto un errore.

Non dico che me ne sia pentito, questo no, ma abbiamo sbagliato entrambi.

Nessuno deve saperlo. Spero che non l'abbia detto alla sorella. Conoscendola non credo, ma continuo a sperare che sia così.

«Io allora vado o non arriverò mai».

«Hai già fatto il pieno?» chiede Josephine.

«Sì, giusto stamani sono andato a farlo» ammetto.

«Bene sii prudente mi raccomando e chiama di tanto in tanto se ti va» aggiunge.

«Vedrò di farlo, grazie ancora. A presto».

Mi giro verso mia madre prima di entrare in macchina e le faccio un occhiolino.

Prima che mi scoppi a piangere davanti, salgo sul camioncino, mi sfilo lo zaino e lo poso sul sedile del passeggero.

Mi sento libero quando premo la frizione e ancora di più quando spingo sull'acceleratore.

Finalmente la mia avventura è iniziata.
Dopo tanto tempo, io e mio padre, avremo la nostra rivincita. Quella che ci spetta da anni.

One night more Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora