Capitolo 27

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Melanie

Quando le sue labbra si posano sulle mie capisco che il gioco è fatto.

Questa volta l'ho fregato io.

Preme il suo bacino contro il mio facendomi così sentire la sua erezione sbattere tra l'inguine e la pancia.

Le mie mani finiscono sulla sua schiena.

Accarezzo ogni centimetro della pelle nuda da sotto la sua maglietta ma quando inserisco il mignolo sotto i pantaloni, all'inizio dei boxer, si stacca dalle mie labbra.

Ci guardiamo ed io mi lecco il labbro inferiore.

Prima che lui possa dire qualcosa distolgo lo sguardo e dietro di lui vedo l'ultima persona che volevo vedere.

Margaret insieme a mio padre.

Sono vicini al bancone del bar e stanno chiacchierando.

Scanso le mani di Jason e mi allontano.

Lui si gira nella loro direzione e li vede.

«Merda..» impreca tornando a guardarmi.

«Portami via da qui» gli ordino.

«Io...» cerca di dire ma quando le mie iridi incontrano le sue capisce il mio disperato bisogno di andarmene da quel posto.

«Portami via da qui Jason» ripeto.

Lui mi prende per un fianco e mi porta via.

Quando saliamo in macchina mi appoggio al sedile e dico: «Non voglio tornare a casa».

«Ti porto a casa mia» rivela.

Resto in silenzio e parte.

Non capisco perché dopo anni lui debba sempre tornare da lei. Mio padre ha scelto mia madre, ma se è davvero questo ciò che vuole perché continua a frequentarsi con la sua ex?

Quando entriamo in casa troviamo Leila ancora sveglia.

«Ciao amore, non sapevo che saresti uscit..», si interrompe quando mi vede entrare in casa in seguito al figlio.

«Melanie», mi sorride ma capisce subito che c'è qualcosa che non va.

Cerco di trattenere le lacrime e dico: «Posso rimanere qui per stanotte?».

La voce mi trema.

«Ma certo» risponde, poi guarda il figlio in cerca di spiegazioni.

Sapendo di riuscire a cedere da un momento all'altro, salgo al piano superiore e prima ancora di entrare nella camera di Jason sento dire da lui una frase che rispecchia la verità.

«Non l'ho ridotta io così» confessa alla madre.

Entro in stanza ed esco fuori sul balcone.

Mi prendo la testa tra le mani e cerco in tutti i modi di frenare la voglia che ho di spaccare qualcosa.

Jason appare alle mie spalle, mi tocca le braccia e le accarezza dolcemente.

«Stai bene?» mi chiede.

Lentamente mi giro e mantengo lo sguardo basso.

«Sì, sono solamente stanca. Dormire mi farà bene e scusami per questo cambio di programma».

«Non mi imposta, mia madre è contenta di averti qui» confessa.

«E tu?», alzo gli occhi su di lui e i nostri sguardi si incrociano di nuovo.

Annuisce.

Guardo altrove ed è lì che lui dice: «Puoi rimanere qui quanto vuoi».

«Domani torno a casa tranquillo».

«Non devi se non vuoi».

«Non posso rifugiarmi ogni volta qui, anche se sembra davvero essere il mio rifugio già da tempo» confesso appoggiando la fronte sul suo petto.

«È la casa il tuo rifugio o sono io?».

Mi alza la testa, posando due dita sotto il mento.

«Non lo so».

Questa volta è lui ad avvicinarsi senza nessuna provocazione.

«Sì è fatto tardi, adesso rientro e vado a dormire» ammetto a pochi centimetri dalle sue labbra.

Si morde il labbro inferiore preso dal nervoso e annuisce.

«Buonanotte Melanie».

«Buonanotte» replico e rientro.

Lui se ne resta fuori per non so quanto tempo. Provo ad aspettarlo cercando di mantenermi sveglia, ma il sonno è più forte di me. Crollo sul sul letto e mi dimentico di tutto.

One night more Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora