Capitolo 26

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Jason

- Una settimana alla partenza.

Mentre fisso lo schermo della tv vedo apparire varie notifiche sul cellulare ma, volendomi rilassare appieno, non mi soffermo nemmeno a guardarle.

Pochi istanti dopo il telefono squilla e quando vedo apparire un numero non salvato rispondo.

«Pronto» rispondo scocciato.

«Jason».

«Melanie che vuoi?» alzo gli occhi al cielo e butto la testa sullo schienale del divano.

«Sto per morire, vieni al Seven?» mi chiede.

Sgrano gli occhi, scatto in piedi ed inizio subito a vestirmi.

«Ma che cazzo stai dicendo?».

«Vieni dai, non farti pregare» insiste.

È ubriaca.

«Malanie prega che questa sia...», mi zittisco da solo quando la chiamata si interrompe.

Dannazione.

Dopo essermi messo le scarpe, corro a prendere le chiavi della macchina e senza perdere troppo tempo mi dirigo verso questa discoteca.

Dista molto da casa mia ma non mi importa.
Mi ha chiamato, sono stata la prima persona a cui si è rivolta. Se la lasciassi lì in quello stato e qualcuno lo venisse a scoprire si incazzerebbero da morire tutti quanti. In più, mia madre mi ucciderebbe.

Quando parcheggio la macchina, corro verso l'entrata ma il bodyguard decide di crearmi problemi.

«Devo entrare» dico serio.

«Ragazzo non puoi entrare se non sei in lista».

«Non sono in lista ma entrerò» ribatto.

«No» replica.

«Sì».

«Per entrare dovrà pagare il doppio» confessa.

Senza pensarci due volte gli lascio 100 dollari in mano ed entro. Sono più di quanto dovrei pagare, ma non mi importa.

Ritrovandomi in mezzo a gruppi di adolescenti, cammino e spintono le persone per farmi spazio.

La cerco al bar ma non la trovo.
Poi al piano superiore, ma niente.
Infine vado in pista. Fa ridere da parte mia ritrovarmi qui, ma cosa ci posso fare? Mi ha chiamato lei.

Quando in lontananza la vedo la pressione che avevo al petto si alleggerisce.

Un ragazzo le sta parlando e dietro di lei ci sono altre 2 ragazze, mai viste prima d'ora.

«Scusate l'interruzione, ve la ruberò giusto per qualche secondo», la prendo per un polso e la porto distante dal suo gruppo.

«Ehi ma che cazzo fai?», si ferma in mezzo alla folla e mi urla addosso.

«Tu che cazzo fai? Mi spieghi perché mi hai chiamato dicendomi una cosa del genere quando sei visibilmente viva?» domando infuriato nero.

«Era solo una scusa per farti venire qui. Sapevo che saresti corso per me», si avvicina e posa una mano sulla mia cintura.

«Non è divertente, forza muoviti. Andiamo via» le ordino indicando l'uscita.

«No, voglio rimanere qui ancora un po'» rivela prendendomi il polso con una mano.

«E tu farai lo stesso», mi guarda con aria maliziosa e, dopo essersi girata di spalle, inizia a muoversi su di me.

Porca puttana.

«Melanie smettila» le dico ma non la fermo.

Inclina la testa e la vedo sorridere divertita.

«So quanto ti piace, piace a tutti» ammette.

«Ti sbagli» mento.

Lei continua per qualche istante senza dire nulla.

«Ah si? E perché allora lo sento già duro contro il mio culo?» domanda divertita.

Cazzo.

«Ok adesso basta», la fermo per i fianchi e si volta.

Le sue labbra sono a pochi millimetri dalle mie.

«Mi hai ignorata per una settimana intera, di nuovo», mi tocca il petto e poi mi guarda.

«Mi sei mancato» confessa.

«Sei ubriaca» le faccio notare.

«Fingo di esserlo, così domani non dovrò sentirmi in colpa per ciò che dico o faccio», scende con lo sguardo e lo posa sulle mie labbra.

«Ti voglio di nuovo» dichiara.

«Non mi hai mai avuto» replico.

«Sai cosa intendo», mi sfiora il labbro inferiore con il pollice e con l'altra mano mi tocca da sopra i jeans.

Le fermo la mano.

«Stai ferma».

«No», stringe ancora di più la presa e mi guardò intorno.

«Se non la finisci ti scopo davanti a tutti» la avverto.

«Non lo farò allora», ridacchia e si avvicina ulteriormente.

«Dimmi che ti sono mancata ti prego», i suoi occhi incrociano di nuovo i miei.

«Jason ti prego» insiste.

«Sì è così».

«Quindi anche per te ha significato quel bacio?» sussurra sopra le mie labbra.

«Non provocarmi Melanie».

«Fallo Jason» mi ordina.

«No».

«Ne sei proprio sicuro?» ribatte sfiorandomi un fianco fino a graffiarmi la schiena.

Le sue provocazioni si rivelano vincenti.
Le afferro il viso con entrambe le mani e la bacio appassionatamente.

È la seconda volta.
Questo non va bene. Per niente.

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