Capitolo 99

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Melanie

Troppi ricordi ci sono in questa stanza.
Tutto mi riporta a lui. A l'unica persona di cui mi fidavo e che mi ha tradita.

Finalmente dopo quasi un'ora, chiudo la valigia e la poso a terra. Pesa ma mai quanto la pressione che ho sul petto.

Quando scendo al piano di sotto, guardo il a destra e a sinistra per cercare di vedere Jason ma niente.

«Jason» lo chiamo.

Musone e austero, sbuca dalla cucina.

«Ti preparato un caffè e vorrei che ti sedessi due minuti per parlare», mi porge una tazzina rigorosamente con il suo piattino.

«Onestamente non ho niente da dirti e non vorrei farti perdere tempo» ammetto.

«Non sarà una perdita di tempo. Se tu non hai niente da dirmi mi sta bene, ma io ho bisogno di parlarti di una cosa e voglio che tu la sappia prima di uscire da quella porta» confessa guardandomi dritta negli occhi. 

Non voglio urlargli contro, non servirebbe a niente.

«Ti concedo solo 10 minuti» lo avverto avvicinandomi al divano.

«Vedrò di farmeli bastare».

Quando mi siedo sul soffice divano un ricordo lontano, che poi così lontano non è, mi riaffiora in mente. Eravamo felici io e lui l'ultima volta, ora no.

Sembrano successe tante cose da allora, quando in realtà sono passati solo qualche giorni.

«Avevi ragione anche tu Melanie» inizia a dire.

«Spiegati meglio».

«Non riesco a vivere senza di te» dichiara.
Mi sale l'ansia.

Non sono pronta ad affrontare questo argomento.
Mentre inizia a parlare bevo il mio caffè, sperando di non farmelo andare di traverso.

«Mi fa paura perderti e l'idea di vederti uscire da quella soglia mi fa venire i brividi. Non avere la certezza di vederti tornare da me mi fa stare male ed io non sono mai stato male per una donna. Questo fa di me un maschilista del cazzo lo so, ma prima di impararti a conoscere ero così e ci posso fare ben poco adesso». Le mani gli tremano mentre giocano con l'anello d'argento.

«Ho pensato molte volte quale potesse essere la motivazione di questo mio pensiero ma non ero pronto a cercarla davvero ne tanto meno accettarla, così ho sempre evitato e sono andato avanti per la mia strada. Ora più che mai però sto capendo che non posso più fingere, non con te», alza lo sguardo e torna di nuovo a guardarmi negli occhi.

«Non dirlo Jason, potrei non uscire da quella porta».

«Ora che lo so sarei tentato a farlo ma preferisco rispecchiare la tua decisone, perciò non dirò niente».

«Ti ringrazio».

«Però voglio che tu sappia che mi dispiace davvero, odio sapere di averti ferita di nuovo. Dopo la morte di mio padre sono peggiorato tantissimo, lo conosci il mio passato e sono arrivato ad essere persino una persona pericolosa ma tu sei riuscita, nel tuo piccolo e per un breve tempo, a riportarmi in vita e te ne sono grato» aggiunge.

«È questo il Jason che vorrei al mio fianco, non quello che mente».

«Potrei diventarlo se solo non mi lasciassi da solo». Si morde un labbro inferiore preso dall'agitazione..

«Non credo che succederà, ormai vado dritta per la mia strada, proprio come ho sempre fatto. Non torno indietro e attualmente questa è la mia decisione», sospiro e distolgo lo sguardo.

«Davvero non ti importa più niente?» chiede.

«Mi importa Jason, mi importerà sempre di te, ma la fiducia non va e viene. So che vuoi riprovarci però io no, non ora perlomeno e voglio che tu lo capisca. Desidero solo andarmene e non voglio avere niente che mi ricordi te» rispondo.

«Non ti importa nemmeno sapere che non tocco una donna da quando siamo andati a letto per la prima volta? Di sapere che sei l'unica a cui penso e l'unica a cui io abbia mai permesso di dominarmi», si inginocchia davanti a me per starmi più vicino.

La sua mano mi sfiora il viso.

«Sarà vero, ma dopo le mille bugie dette da quando ti conosco e le due aggiuntesi ieri sera, onestamente non ci credo. Mi dispiace...», fisso le sue labbra in modo disperato. Vorrei baciargliele ma sarebbe sbagliato.

«Lo capisco, è comprensibile», si alza in piedi continuandomi a guardare.

«Si è fatto tardi, è meglio che vada».

Annuisce mentre mi alzo.

«È stato bello.. peccato per come sia finito..» rivelo posando la tazzina di caffè, ormai vuota, nel tavolino in mezzo alla sala.

«Avevo ancora tanto da offrirti» aggiunge serio.

«Ormai è troppo tardi» replico altrettanto seria.

«Lo so», si risiede sul divano prendendosi la testa tra le mani.

«Non mi saluti nemmeno?» domando aspettandomi già una sua risposta negativa.

Lui scuote la testa e a quel punto me ne vado, prendendo per prima la mia valigia e uscendo successivamente dalla porta.

L'aria fredda mi ghiaccia subito il naso.
Sarà difficile tornare alla vita di prima, ma questo non accadrà se ce la metterò tutta.
Ne sono sicura.

Sono una donna forte, so cosa voglio e se c'è una cosa che ho imparato è che prima di tutto viene il bene per se stessi, dopo esiste il resto.
Mi riprenderò, già lo so.

One night more Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora