Capitolo 80

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Melanie

Mentre sistemo e pulisco camera mia, Alan entra in stanza con in mano una cesta piena di panni sporchi.

«Melanie avevo in mente di fare una lavatrice, hai qualcosa da lavare?» chiede premuroso.

«A dirti la verità no» rispondo.

«Nemmeno quelle?», mi rivolge un sorriso divertito e indica le mutandine di pizzo cadute affianco al letto.

«Ehm... In realtà no», mi sbrigo a raccoglierle e le nascondo nella mia mano.

«Sono pulite, avevo intenzione di mettermele e penso che mi siamo cascate mentre tenevo in mano gli altri vestiti. Scusa...», mi copro il viso mezza imbarazzata e lui ridacchia.

«Tranquilla. Hai mica sentito Jason?» chiede.

«No, stamani poco prima di uscire fuori casa mi ha detto che non era sicuro di tornare per pranzo perciò quando vuoi possiamo benissimo pranzare. Non è necessario aspettarlo» rispondo.

«Ottimo, allora vado a fare la lavatrice e inizio a preparare subito il pranzo».

«Tra 2 minuti scendo e ti vengo ad aiutare» lo avverto prendendo una maglia pulita dall'armadio.

«Non è necessario, devo soltanto riscaldare le lasagne e poi servirle» confessa con un sorriso stampato in volto.

«Scenderò ugualmente per apparecchiare la tavola», gli faccio l'occhiolino e si arrende.

«Fai come vuoi», scrolla le spalle ed esce.

Ridacchio e scuoto la testa.
Senza perdere altro tempo mi spoglio e dopo essermi vestita, mi squilla il cellulare.

Quando vedo apparire il nome di Jason sullo schermo il sorriso spunta da solo sul mio viso.

«Pronto, dimmi Jason» rispondo tranquillamente.

«Melanie giusto?» chiede una signora.

Subito mi acciglio.

«Sì, chi parla?» domando confusa.

«Salve, volevo comunicarle che il suo compagno ha avuto un incidente proprio davanti casa mia. Adesso è sulle scale che si sta medicando, le mie figlie sono con lui. Può venire? Le passo subito il mio indirizzo» risponde raccontando l'accaduto.

Appena sento la parola incidente il sangue mi si gela.

«Ma certo, provvedo ad arrivare subito».

Mentre la signora mi detta la via di casa sua, io mi affretto a scriverla su Note.

Dopo averla ringraziata mille volte, esco fuori dalla camera e corro al piano superiore.

«Alan Alan», mi affretto ad arrivare in cucina. Trovo lui con le prese in mano pronto a sfornare le lasagne e Harry dietro altrettanto pronto a finire di apparecchiare la tavola con bicchieri e piatti in mano.

«Devi prestarmi subito la tua auto» lo avverto.

«Perché?».

«Jason ha fatto un incidente».

«Che?!!» ripetono entrambi all'unisono. 

«Vi prego le domande risparmiate a dopo».

«Non risparmierò proprio niente a nessuno, Melanie lui aveva in possesso la mia macchina» mi ricorda.

Sgrano gli occhi.
Cazzo.
Teneva alla sua auto più di qualsiasi altra cosa.

«Andiamo, vi presto la mia» interviene Harry.

Nonostante sia arrabbiata per lui per i trascorsi passati insieme, accetta l'offerta e mi dirigo fuori casa insieme a loro.

Guidiamo per pochi minuti ma sembrano infiniti per una soggetta ad ansia.
Mentre mi avvicino sempre di più alla destinazione prego Dio che non gli sia capitato niente di brutto.

Quando imbocchiamo una via lunga e isolata, abbastanza lussuosa devo dire, in lontananza vedo un gruppo di 6 persone.

Scendo dall'auto e corro verso di loro.

«Jason» urlo avvicinandomi sempre di più.

Un signore dell'ambulanza si gira nella mia direzione e mi blocca dalle spalle per evitare di passare.

«Signorina non può stare qui, si calmi», cerca di spintonarmi all'indietro ma io sono più forte e lo supero.

A quasi un metro di distanza però, mi bloccano altri 2 medici.

«È una persona a me cara, vi prego fatemelo vedere» scongiuro i due dottori e quando mi raggiungono Harry e Alan sono loro a cercare di calmarmi.

Gli uomini davanti a me mi fanno spazio ed è proprio in quel momento che vedo Jason steso a terra, con il sangue al naso e pietrificato dalla testa ai piedi. Porta il collare intorno al collo e stanno cercando di adagiarlo sulla barella senza causargli troppo dolore.

«Cos'è successo?» chiede Alan spaventato.

«Ha perso il controllo della macchina ed è finito per schiantarsi contro quel muro», risponde una signora, forse quella del telefono, indicando un muretto lì vicino che separa una casa dall'altra.

«È grave?» sento chiedere in lontananza.

Mi gira la testa.
Se solo gli succedesse qualcosa io non so che fine farei.

«Lo portiamo in ospedale con il codice rosso, ma è già un buon segno che sia cosciente» ammette indicandolo.

Quando apre a malapena gli occhi ha lo sguardo perso. Scoppio a piangere in silenzio presa dall'ansia e quando Harry lo nota mi abbraccia.

«Si tratta di Jason. Lui è il più forte di tutti piccola, non gli capiterà niente vedrai» sussurra al mio orecchio.

Continuo a piangere e nel mentre lo portano via.
Non so cosa è meglio fare in questi casi... Se chiamare i miei o sua mamma, so solo che desidero andare con lui e starci fin quando non avrò la certezza che stia bene.

One night more Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora