Melanie
Il tempo oggi non è affatto bello.
È nuvoloso e sembra quasi che stia per fare un bell'acquazzone.«Melanie», mio padre entra in stanza senza bussare ed io, rilassata e spensierata, mi spavento.
«Non esiste bussare?».
«Scusami, ma potresti andare a comprare alla mamma queste in farmacia?» chiede porgendomi un campione di medicine, vuoto ovviamente.
«Subito?».
«Subito» ripete.
«Il tempo di mettermi le scarpe e vado» ammetto.
«Grazie mille tesoro», mi sorride e se ne va.
Mentre mi infilo le scarpe inizio a pensare a Jason.
Non capisco tutto quest'odio verso ogni essere umano. Quella visione pessimistica che ha non lo porterà mai a nulla di buono.
Non si fida di nessuno e non permette a nessuno di entrare nella sua vita.Dice che gli dovrei stare lontana, ma come faccio a farlo ora che è tornato? E non perché non voglia, anche se volessi non ci riuscirei.
Questa cittadina è piccola e i nostri genitori sono talmente amici che potrei ritrovarmi la sua famiglia in casa quasi tutti i giorni.
E sopratutto. Come faccio a stargli lontana se non mi da un buon motivo valido?
I miei pensieri terminano solamente quando mi ritrovo davanti la farmacia.
Aspetto ben 15 minuti per prendere una scatola di medicine.
Dannazione. Ma tutti oggi dovevano venire?
Proprio mentre esco vedo Jason attraversare la strada da lontano.
Non sta venendo verso la mia direzione, anzi, cambia strada e si dirige verso la periferia.
Non sarebbe dovuto rimanere in casa?
So che è da pazzi, ma decido di seguirlo.
È vestito normale. Giacca di pelle nera, anfibi, classica maglia nera e una collana, che sembra più una catena, al collo.
Un classico per lui.
Mentre cammina si guarda intorno, gira la testa a destra e a sinistra, proprio come se stesse uscendo di nascosto, come se non si volesse far vedere da nessuno.
Quando ci avviamo verso una strada stretta, in salita e circondata da una foresta, si gira di scatto ed io, più veloce di lui, mi nascondo subito dietro un albero.
Conto fino a dieci prima di sporgermi per vedere se ha ripreso a camminare.
Ed è proprio così.
A passo svelto cerco di avvicinarmi di nuovo a lui ma questa volta con prudenza.
Cammino per non so quanti minuti prima di ritrovarmi davanti all'ingresso del cimitero.
I suoi passi si allontanano mentre i miei si fermano.
Non ci credo.
Prendo coraggio ed entro.
Cammino per altri 2 minuti, fin quando non lo trovo seduto a gambe incrociate sull'erba davanti la tomba del padre.
È silente e ci siamo solo noi in questa parte del cimitero.
È stata una pessima idea seguirlo fin qui, non avrei dovuto. Così lo sto privando della sua privacy, dei suoi spazzi e della sua intimità.
Ma non riesco ad essere indifferente a questa scena. Lui che si prende la testa tra le mani ed inizia a singhiozzare.
Mi avvicino a lui e, mantenendo sempre le distanze, dico: «Stai bene?».
Jason si gira di scatto e quando mi guarda torna subito serio.
«Cosa ci fai tu qui? Ti avevo avvertito di starmi alla larga», si alza in piedi e, girandosi di spalle, si asciuga le lacrime.
Crede che non l'abbia visto ma in realtà non è così.
«Puoi per una volta non essere stronzo?».
«Quale parte di devi starmi lontana non capisci? Stamani mi sembrava che tu avessi capito», si avvicina a me ed io faccio un passo all'indietro.
«Devi darmi un motivo valido per farlo» ribatto.
La mia serietà mi sorprende.
«Fossi in te non sarei così stupida da metterti contro di me» confessa.
«Ma evidentemente...», faccio spallucce e lui stringe forte la mascella.
«Mi hai seguito?» domanda.
«Sì» ho il coraggio di rispondergli.
«E perché?».
«Perché si darebbe il caso che tu saresti dovuto rimanere in casa» ribatto avanzando di due passi e questa volta è lui ad indietreggiare.
«Non mi fai paura, tu lo sai vero?» mi chiede.
«Non voglio farti paura, ma adesso non cambiare argomento».
È troppo furbo.
«Quante volte ti devo dire che non prendo ordini ne rimproveri da nessuno?» sussurra a pochi centimetri dalle mie labbra.
«Non è un rimprovero, era giusto un'osservazione».
Il suo sguardo diventa sempre più freddo e tenebroso.
«Ti stai mettendo contro la persona sbagliata Melanie, ti sto avvertendo. Dico davvero, lasciami in pace», mi da una spallata e si incammina verso l'uscita.
Insoddisfatta lo seguo e dico: «Posso provarci ma lo sai pure tu che è impossibile».
«È possibile invece, basta soltanto evitarci», si ferma di colpo e mi guarda dritto negli occhi.
«Evitarci?».
«Sì, evitarci. È la miglior cosa da fare per poter vivere meglio entrambi. Dico davvero Melanie, sono pericoloso e tu non hai la minima idea di che cosa significa avermi come nemico. Finché sei ancora in tempo scappa da me, perché una volta presa puoi scommettere sulla tua fine» dice e se ne va, lasciandomi sola e pensierosa.
Cosa voleva dire?
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One night more
RomanceQuando Jason, venticinquenne di origine britanniche, torna nella casa di famiglia dopo un lungo tempo passato fuori città, la vita di Melanie si ritrova ad essere travolta un'ulteriore volta. Lui è incontentabile, maleducato e prepotente con lei. ...