Capitolo 34

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Melanie

- Meno 2 alla partenza.
Venerdì.

Quando entro in casa con 3 sacchi della spesa, chiudo la porta con un calcio e mi affretto ad andare subito in cucina. Senza preoccuparmi di dover salutare qualcuno o meno.

Dopo una giornata di lavoro, farsi mezz'ora di camminata all'andata, mezz'ora di camminata al ritorno e un'ora di fila al supermercato non è il massimo.

Prendo un bicchiere d'acqua e me lo scolo in meno di cinque secondi.

Ne verso un'altro po' e bevo un'altro sorso.

«Da quanto non bevi? 3 anni?» chiede Jason scherzando.

Sobbalzo dallo spavento e mi giro di scatto per guardarlo.

«Dio, mi hai fatto paura!».

Mi poso una mano sul cuore e poco dopo riprendo a parlare.

«Che ci fai a casa mia?» domando.

Lui afferra le buste che avevo posato a terra e le adagia lentamente sull'isola.

«Tuo padre mi ha dato queste», dalla tasca esterna dei suoi jeans estrae un paio di chiavi.

Non le vedevo da un sacco di tempo.

«Con il furgone di tuo padre farò il road trips» confessa.

«Si fida così tanto di te da darti il suo furgone?», sgrano gli occhi dalla sorpresa e lui dice: «Evidentemente».

Scrolla le spalle e ripone le chiavi al proprio posto.

«Come sei entrato?».

«Mi ha aperto lui».

«Ma come... È già a casa?» chiedo confusa andando in salotto.

«Ha fatto la notte» risponde lui.

«E comunque, per tua informazione, è andato un attimo in giardino ad annaffiare le piante. Io stavo per andarmene» confessa.

Non sapendo cosa dire mi volto verso di lui e, sorpassandolo, torno in cucina.

Esita un po' prima di andarsene, ma quando sento i suoi passi avvicinarsi, mi giro di scatto.

«So già che me ne pentirò ma mio fratello domani sera ha invitato un paio di amici a casa sua, me compreso. Mi ha detto di portare chi voglio, giusto per spararmela qui un'ultima volta. Ti va di venire? Ci sarà anche la sua fidanzata, Candy. Sarà la volta buona per conoscervi».

Rimango sorpresa dal suo invito e per quanto voglia accettare, decido di lasciarlo sulle spine per un po'.

«Ti farò sapere domani, il tuo numero l'ho perciò ti scriverò un messaggio appena esco da lavoro e ti farò sapere» spiego.

«Va bene, allora ci vediamo domani».

«Non è ancora detto ma sì, a domani, forse» preciso.

Lui scuote la testa con fare divertito ed esce di casa.

Istintivamente sorrido e ripenso a quanto siamo stupidi entrambi. Fingiamo che questo nuovo approccio dell'uno verso l'altro funzioni, quando in realtà sembriamo solo due cretini.

Non cederò alle sue stregonerie e, conoscendolo, lui non cederà alle mie. Sarà una battaglia continuare così, ma mancano due giorni alla sua partenza. Meno di quarantotto ore a dire la verità, poi ognuno sarà libero di vivere la propria vita.

Mentre ripongo negli scaffali appositi la spesa, mio padre rientra in casa e mi saluta.

«Ciao Melanie».

«Ciao papà, la mamma?».

«È dal fisioterapista» rivela.

«Com'è andata stanotte a lavoro?».

«Come sempre. Molto stancante ma bene, e tu invece? A lavoro come vanno le cose?» chiede.

«Molto bene».

Ho riscosso, perciò direi che va alla grande.

«Bene, mi fa piacere. Ascolta.. Ti dispiace se vado a dormire un po'? Tra due ore devo tornare a prendere tua madre e dopo cena devo subito correre in ospedale» dichiara.

«No no, vai pure. Io finisco di sistemare e magari inizio a preparare la cena» replico.

«Sei un angelo, grazie. A dopo», mi manda un bacio volante e corre in camera sua.

One night more Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora