Capitolo 95

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Jason

Quando mi ritrovo davanti alla nostra stanza, busso e aspetto che mi dia il permesso per entrare.

«Non voglio parlare con nessuno» le sento dire.

«Sono Jason».

«Vattene, voglio stare sola» confessa.

«Dai aprimi» insisto.

«No».

Sospiro e mi avvio verso le scale per tornarmene al piano di sotto. Poco prima di scenderle, mi sento prendere per un braccio e trascinare lungo un piccolo corridoio che porta in mansarda.

«Vedi di convincere mia figlia a non partire» mi avverte Kevin minacciandomi.

«Ancora tu!», alzo gli occhi al cielo e sbuffo.

«Non fare il simpaticone, mi hai sentito?».

«Ti ho sentito ma non lo farò».

Stringe pugni lungo i fianchi ma non mi fa paura.

«C'è qualcosa tra voi due?» domanda serio.

«No» rispondo.

«Stai mentendo».

«Cosa me lo chiedi a fare allora» replico.

«Perché ce la vuoi portare via?» chiede stupidamente.

«Ti ascolti quando parli? Io non voglio portare via nessuno da nessuno, qui si tratta di una sua scelta. Se vorrà venire verrà, altrimenti può restare qui. Ha un sacco di capacità per farlo ed io non ci metterò bocca, saprà lei come gestire la cosa. Io voglio il suo bene e pure tu dovresti volerlo», mi sto veramente innervosendo. Sono stanco di prendermi colpe che non ho.

«È proprio per questo che non voglio che ti segua».

«Mi odi così tanto?».

«Io non ti odio e non l'ho mai fatto, ma sappiamo entrambi qual'è il tuo passato e quello che cerco per mia figlia è un uomo completamente diverso da te. Ne vorrei uno alla mano ma che abbia classe, soldi e che possa renderla felice. Tu sei nato in fabbrica, prosegui l'attività di tuo padre e questo fa di te sicuramente un ragazzo molto forte, ma non centri niente con la vita che ha sempre vissuto mia figlia. Desidero per lei un uomo che soddisfi ogni sua esigenza proprio come ho cercato di fare io con tutti e tre i miei figli» confessa.

«Non sono i soldi a descrivere una persona, è vero... Ho lavorato per anni nella fabbrica di mio padre, ma solo perché volevo ricordare la sua memoria. Lei lo sa quanta responsabilità ci vuole nel portare avanti un'azienda con più di 120 dipendenti? Crede che questo non abbia un costo? Se non avessi avuto tutti i soldi che attualmente ho non credo proprio che sarei riuscito a portarla avanti per ben più di 6 anni, perciò prima di dare del povero al primo che passa, sappia almeno un minimo di quella persona. Se voglio mi compro un'altra azienda intera a differenza sua» ribatto difendendo me e la mia famiglia.

Lui arrossisce e preso dalla rabbia dice subito: « Se questo è ringraziamento per tutto quello che ho fatto per te, entro domani sico il mio furgone».

Merda.

«Ti devo dire una cosa a proposito di questo» rivelo.

La sua risata nervosa rimbomba nel corridoio.

«Cos'hai combinato?».

«L'ho venduto» rispondo e sgrana gli occhi.

«Cos'hai fatto?» ripete.

«Hai sentito. Mi servivano soldi e non potevo prelevare una somma così grande dal mio conto. Mia madre si sarebbe insospettita».

«E così hai deciso di vendere un qualcosa che non era tuo. Ma io dico... Sei impazzito? Lo sai che posso denunciarti per questo?» domanda urlandomi contro.

«Lo so e mi dispiace».

«Voglio subito i soldi» dice a denti stretti.

«Sono in camera mia, appena Zoe uscirà te li do ed entro domani ti faccio un bonifico con quelli restanti» dichiaro.

«E se tua madre lo scopre?».

«Devo comprare mobili per la casa, userò questa scusa e adesso chiudiamo qui il discorso perché Melanie non sa niente» lo avverto.

«A cosa ti servivano?».

«Te lo spiegherò meglio in un'altro momento, adesso ti basta solo sapere che ero indietro a pagare una persona» ammetto.

Lui resta un secondo in silenzio e poi dice: «Ora capisco perché non ti voglio vedere vicino a mia figlia? Faresti bene a starle lontano se non vuoi dei problemi».

Quando cerca di andarsene, apro bocca e dico: «Lo capisco, perché la cosa è reciproca».

«Prego?», si gira sui talloni e mi guarda con aria cagnesca. Che faccia di merda che ha!

«Credi che non sappia che tuttora ti sballi delle volte? Ed è inutile che ti inventi scuse, lo so da fonti sicure, nonché i miei occhi. Credevo che tu fossi un bastardo ma non fino a questo punto» ribatto.

Lui arrossisce preso dalla rabbia.

«Ho toccato il tasto rosso vero? Come se non bastasse è Megan la tua spacciatrice, ti credevo più furbo. Melanie pensa che c'è ancora qualcosa tra di voi» gli faccio notare.

«Lei lo sa? Glielo hai detto?».

«Certo che no! Sa che sei uscito da quel circolo, per lei e per sua madre» aggiungo.

«Guai a te se glielo dici».

«Non lo farò, ma tu stai attento alle parole che usi con me e con Melanie. Toccala un'altra volta e ti giuro che ti mando in rovina» lo avverto.

Lui se ne va battendo forte la mano contro il muro.
Jason 1 Kevin 0.

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