Capitolo 17

235 14 3
                                    

Melanie

Questa sera giuro che me la paga.

Seriamente si crede degno di potermi trattare così?

Lo detesto, giuro.

Quando arriviamo in villa, scendo seguita dagli altri e mi sistemo il vestito.

Sentendomi a disagio, mi giro di scatto e becco Jason a guardarmi. Subito distoglie lo sguardo e guarda altrove.

È stato beccato lo stronzo.

Mi rigiro, dandogli le spalle, e sorrido divertita.

«Jason, prendi a braccetto Melanie» dice la madre guardando il figlio.

Quando si affianca a me, posa una mano sul mio fianco. Chiude lo sportello della macchina al posto mio e poi piega il braccio.

Incrocio il mio al suo e iniziamo a camminare.

«Ci sai camminare su quei trampoli?» chiede continuando a guardare davanti a se facendo l'indifferente.

«Per fortuna sì» rispondo.

«Anche se faccio così...», mi fa lo sgambetto e per non cadere mi aggrappo a lui.

Quando alzo lo sguardo ci troviamo a pochi centimetri di distanza.

«Beh questo non significa saperci camminare sopra» sussurra sopra le mie labbra.

Non riesco a respirare.

«So camminarci, sei tu lo stronzo che si mette sempre in mezzo», lo spintono all'indietro ma lui non si scolla da me.

«Non provarci mai più» dice a denti stretti stringendomi forte un braccio.

«Ad allontanarti?» chiedo.

«Sì» risponde.

«Una settimana fa sei stato tu a dirmi che mi sarei dovuta allontanare, l'ho fatto. E adesso? Solo perché ti spintono all'indietro provi ad intimorirmi?» ribatto.

Nei suoi occhi prevale la rabbia.

«Con te posso fare quel che voglio, lo vuoi capire?», il suo tono è freddo.

«Sei sempre stato uno stronzo con me, ma dopo essere tornato dall'Inghilterra ti sei completamente trasformato in un'altra persona» confesso guardandolo negli occhi.

«Te l'ho detto che me l'avresti pagata» ribatte alzando un sopracciglio.

«Per averti detto che non devi prendertela con gli altri a causa di tuo padre?» domando.

«Ancora che lo nomini?», mi strattona e a quel punto la mia mano parte da sola.

Gli tiro un ceffone e lo scanso.

«Devi smetterla di avere questo odio e ripudio verso tutte le persone che lo nominano. Ok, ho sbagliato quel giorno e mi dispiace, ti chiedo scusa, ma non può continuare per sempre questa storia. Ogni volta finisco per avere le tue mani intorno al collo o al polso e mi sono rotta. Non sono un giocattolo, non puoi trattarmi come ti pare» ringhio.

«Io..», cerca di dire ma lo zittisco subito e dico: «Tu niente Jason. Impara a controllare i tuoi scatti d'ira perché sono insopportabili, e lo diventi pure tu in questi casi. Adesso è meglio che vada, ho già perso fin troppo tempo con te».

Gli tiro una spallata ed entro nella grandiosa villa.

Wow. È pieno di gente.
Ci saranno come minimo duecento persone tra amici, parenti, colleghi e amici di colleghi.

A dire il vero non trovo il senso di questa cerimonia ma sapendo quanto è importante per mio padre, me ne resto in silenzio e lo tengo per me.

«Ehi tesoro ma dov'è Jason?» mi chiede la signora Lewis.

«Sono qui mamma», suo figlio spunta alle mie spalle e mi afferra per i fianchi.

«Andiamo a salutare la famiglia di Melanie su» ordina lei.

«Dopo parliamo» sussurra al mio orecchio prendendomi per mano mentre segue la madre.

One night more Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora