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Jorge Pov.
"Aspetta, Martina!" La seguii non appena tornò verso Sam e i miei amici. Bravo Jorge. Hai rovinato tutto. Ora penserà che sei un cazzo di pervertito.

"Sam, me ne sto andando. Quindi se vuoi un passaggio, andiamo." Disse in modo serio, facendo insospettire Sam.

"Cosa c'è che non va?" Lei domandò. Martina guardò prima me e poi lei.

"Niente, è che devo essere a casa prima che i miei arrivino." Adesso non ero sicuro se fosse arrabbiata o semplicemente spaventata. Fatto sta, che si capiva che non volesse parlarmi.

"Ah okay." Disse sospirando. "Ci vediamo presto Xabi." Si girò verso di lui sorridendogli che di rimando le fece un occhiolino.

Le due ragazze si presero sotto braccio e si diressero verso la macchina, dopo che Martina, giustamente, aveva salutato tutti tranne me. Molto maturo. Mentalmente le feci la linguaccia, ma poi realizzai che nemmeno quello fosse maturo e niente..

"Che hai fatto?" Mi chiese Xabi dandomi una gomitata.

"L'ho spaventata.." Ammisi sospirando.

"Si, ho notato." Ridacchiò. "E grazie a te che sei una testa di cazzo, pure Sam è dovuta andare."

"E quindi?" Gli risposi bruscamente, non in animo di avere a che fare con nessuno al momento. Forse gli effetti della canna stavano cominciando ad andarsene, lasciando posto a rabbia e frustrazione.

"Ti piace o cosa?"

"No. Non mi piace però è carino parlare con lei." Cercò di difendersi, anche se capii subito che stesse mentendo.

"E da quando per te è carino parlare con le ragazze?" Xabi è più il tipo da una botta e via. Un po' come me.

Mi tirò un pugno sul braccio nonostante stesse ridendo.

"Jorge il pranzo è pronto!" Qualcuno gridò e immediatamente mi girai verso la finestra di casa mia che si affacciava sul palco. Vidi mia madre che mi faceva segno di tornare. Le feci l'okay con la mano. Speriamo che non mi abbia visto fumare.

Salutai i miei amici e mi diressi verso casa. Credo che più tardi chiamerò Marty per scusarmi, anche se non trovo nulla di sbagliato in ciò che ho fatto. Dai, lo so che voleva baciarmi almeno quanto volevo baciarla io.

Non so perchè, ma la ragazza mi attrae. Forse è la sua innocenza o il suo sorriso, anzi sicuramente mi attrae il fatto che stiamo sempre li a stuzzicarci. Si, sicuro.
Mi ritrovai velocissimamente davanti al portone del palazzo. Ha bisogno di una verniciata, ma chissene frega. Salii in fretta le scale e aprii la porta di casa mia. Non appena entrai, mi levai le scarpe e cappotto e li lasciai li buttati da qualche parte vicino all'entrata.

"Che buon profumino, mamma." Dissi entrando in cucina e dando un bacio sulla guancia a mia madre.
Ridacchiò e cominciò a parlare tutta emozionata di come avesse cucinato il piatto e robe varie.

"Come mai così felice?" Domandai incuriosito, ma allo stesso tempo sorridendo di vederla così contenta.

"Oggi abbiamo ricevuto una grande donazione al 'Social Work Office'". Restai in silenzio e così riprese a parlare.

"Era una ragazza molto giovane, probabilmente anche più piccola di te ed è arrivata al centro con grandi buste piene di vestiti da regalare." Si fermò di nuovo cominciando a portare i piatti a tavola.

"E non erano semplici vestiti. Erano vestiti firmati."

Portai anche io una bottiglia d'acqua a tavola.

"Wow, quindi sicuramente non è di qui." Risi.

"Oh no. Sembrava un ragazza ricca e non vestiva come le tue amiche, era più.. elegante, direi." Finito di appoggiare i piatti sul tavolo, si girò per chiamare Daniel e Cande.

Il ragazzo del BronxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora