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Martina Pov.
Restammo in silenzio per qualche minuto. La mia testa era appoggiata sul petto di Jorge, ascoltavo i battiti del suo cuore mentre le sue dita mi accarezzavano la schiena. Per la prima volta dopo giorni mi sentii completamente in pace con me stessa. Finalmente tutto si era risolto per sempre, speravo ed ero ritornata ad essere dove volevo stare: con Jorge. Mi sentii come se mi fossi tolta un gran peso dal petto, ero ritornata a respirare senza sentire quella fastidiosa stretta allo stomaco, che mi faceva sentire in ansia ogni secondo che passava. La parte peggiore era passata, ora mi restava solo da dirlo a Matt. Il che, ripensandoci, poteva essere davvero la parte peggiore. Sospirai inconsciamente, facendo venire la pelle d'oca a Jorge per l'impatto con il mio respiro. Si sporse per darmi un bacio sulla testa.

Il letto non era largo abbastanza da permettere ad entrambi di sdraiarci comodamente (non che m'importava, ad essere sincera). "Stai bene?" domandò, nei suoi occhi color nocciola colsi un guizzo di paura, forse per paura che cambiassi idea e che tutto questo fosse stato un errore il che fu positivo visto che riuscii a capire la sua espressione, sebbene accadesse solo quando abbassava la guardia. "Si." Annuii, posando il mento sul suo petto, in modo che potessi guardarlo negli occhi. Fermò la mano con la quale mi accarezzava la schiena. "Stavo solo pensando a come dire a mio fratello che abbiamo chiarito." Mi morsi il labbro e sembrò rilassarsi. "Non dirglielo." disse semplicemente Jorge, come se fosse stato facile nascondere una cosa del genere ad una persona che, quasi sicuramente, l'avrebbe scoperto, nonostante fosse fuori città. "Devo farlo. Voglio dire, lo scoprirà comunque presto o tardi."

Mi portai una ciocca di capelli dietro all'orecchio, sorreggendomi con il gomito in modo che potessi raggiungere la stessa altezza del viso di Jorge. "Meglio tardi." Mormorò sommessamente, scostando lo sguardo. Roteai gli occhi scherzosamente a quella sua prevedibile risposta e scossi il capo. "Mi inventerò qualcosa." dissi, in modo per niente convincente. Non che avessi altra scelta comunque. "Visto che sei una tutto fare, mentre ci pensi.." iniziò Jorge, facendo scorrere la mano lungo la mia schiena, sino ad arrivare al sedere. "Puoi baciarmi, giusto?" Ridacchiai, prima di avvicinarmi e premere le mie labbra contro le sue. Lo baciai ripetutamente, allontanandomi prima che potesse intrappolare il labbro inferiore tra le sue. Gemette, attirandomi a sé e premendo le mani sulla mia vita. Sorrisi scherzosamente, immergendo lo sguardo nei suoi bellissimi occhi.

Ero ipnotizzata dal modo in cui la luce arancione, proveniente dalla finestra, gli donava un colore violaceo. Non avevo ancora realizzato il fatto che il sole stesse già tramontando. "Sei cosi bello." mormorai, osservando l'impercettibile imperfezione del naso di Jorge, la forma a cuore delle sue labbra rosee e l'ombra sotto alle ciglia color nocciola che si riversavano sulle guance. Tracciai il contorno della sua mascella con la punta del dito partendo dal piccolo neo sotto alla sua fronte e scendendo sino alla cicatrice sull'altra guancia Jorge si lasciò scappare una risata. "Cosa?" Sbattei gli occhi, spaventata dal sono della sua voce ed infastidita dal fatto che avesse interrotto la mia contemplazione. "Non puoi dirmi che sono bello, sono un ragazzo." ribatté, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. "Le ragazze sono bellissime, in particolare tu." Prima che potessi protestare, ribaltò le posizioni, guardandomi dall'alto con un sorriso innocente. "Molto, molto bella." aggiunse, lasciandomi un bacio sulla tempia, poi sul naso, sulle guance ed infine sulla mia bocca, dove si soffermò un po' di più. Ridacchiai, sorridendo contro alle sue labbra ed avvolsi le braccia attorno al suo collo, attirandolo maggiormente a me.

Sentii le farfalle volare dappertutto e le mie preoccupazioni, ancora una volta, si dissolsero fino a che riuscii a focalizzarmi sulla sensazione che mi trasmetteva il movimento delle labbra di Jorge in sincronia con il mio. In momenti come quello mi domandavo se sarei stata capace di vivere senza di lui. Non era passata nemmeno una settimana dall'ultima volta che avevo baciato Jorge e non riuscivo ad averne abbastanza. Lo strinsi maggiormente, giocando con i suoi capelli ed infilando la lingua dentro alla sua bocca. Prima aveva un sapore di erba il che mi fece sentire colpevole perché ero io la ragione per cui aveva fumato ma ora era svanito. Le mie gambe erano allacciate alle sue e sentii le sue mani poggiate sui miei fianchi. Quasi subito e con mia grande sorpresa Jorge si allontano spezzando il bacio, mantenne gli occhi chiusi e cerco di regolarizzare il suo respiro. Aggrotta la fronte, sentendomi confusa e respirai affannosamente. Quando finalmente riaprì gli occhi, parlò. "Fidati di me, non vorrei davvero interrompere questo momento, ma mia madre e Daniel saranno qui a minuti e dubito che tu voglia che ci trovino così." Arrossì al solo pensiero. "No, grazie."

Il ragazzo del BronxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora