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Ero stata ammessa a Stanford. M'impegnai a leggere attentamente quella lettera, senza gettare i fogli per tutta la stanza, ovvero ciò che avrei realmente voluto fare. Mi ero alzata da un letto vuoto. Volendo dimostrare il contrario, controllai il bagno, dietro le tende e persino sotto il letto. Jorge non era da nessuna parte. L'unica cosa che mi dimostra che la scorsa notte non era stata un sogno, era il fatto che le finestre fossero socchiuse, permettendo alla luce di entrare. Mi lasciai sfuggire un gemito. Se n'era andato, se n'era andato senza nemmeno salutare. Sapevo che non era pronto ad affrontare la luce del giorno, perché i segreti erano più facili da mantenere di notte, quando l'oscurita nascondeva ogni cosa. Jorge non era pronto ad affrontare la conversazione l'unica in cui mi spiegò tutto, incluse le bugie e tutto ci che mi aveva tenuto nascosto, del perché fingeva di volermi allontanare, il motivo per cui odiava cosi tanto se stesso, ma nulla cambiò al riguardo. Non voleva affrontare il fatto che avevamo dei problemi e questo era tipico di lui.Scappare dai problemi non poteva far altro che portarti piu lontano Lanciai un cuscino contro la porta, lasciandomi sfuggire un grido. Era presto, per cui la casa era silenziosa. Nemmeno mia madre era già sveglia. Mi sedetti sul bordo del letto e controllai le lenzuola scombinate, nel caso in cui Jorge avesse lasciato un biglietto o qualcosa del genere.
Nada.
Poco dopo iniziai ad arrabbiarmi. Il mio respiro divenne irregolare e strinsi tra le mani il piumone. Perché aveva fatto una cosa del genere? Perché tutto doveva essere cosi complicato? Perché non poteva compiangere il lutto ed il dolore come una persona normale? Perché doveva cacciarsi nei guai e mettere a repentaglio la nostra relazione? E, cosa più importante, perché non lasciava che l'aiutassi? Non avevo realizzato di aver le lacrime agli occhi fino a quando non vidi delle gocce contro la federa del cuscino che stavo stringendo o meglio, stritolando tra le mani. Avevo davvero bisogno di smetterla con i pianti. Non ne valeva la pena. Non mi avrebbe portato da nessuna parte.Il resto della giornata lo passai sommersa dai compiti, in famiglia e tra messaggi insensati. Ogni volta che digitavo messaggi da inviare a Jorge, li cancellavo. Ma perché dovevo sempre essere io a corrergli dietro come un cagnolino? Non avrei volute essere ancora quella debole. Avrei voluto vivere senza la presenza di Jorge nella mia vita e, nel caso in cui non ci fossi riuscita, avrei imparato a farlo. I giorni passarono e non successe nulla. La mia routine si ripeteva come al solito: alzarsi andare a scuola (il che includeva ignorare Diego), andare a prendere Tommy agli allenamenti, (Jorge non si fece mai vivo, e durante i giorni in cui accompagnavo Daniel lui non c'era), studiare con Sam, cenare, andare a letto, rigirarmici per ore, e finalmente dormire. Mia madre era preoccupata perché ha smesso di pianificare la mia giornata dopo la scuola e passavo il mio tempo a fare i compiti.
Tuttavia, quello non lo menziono. Credevo avesse paura di riaffrontare l'argomento Ray, una cosa che nessuna delle due era pronto a fare. Sam, ovviamente, lo soprannomina il disastroso weekend. E fu cosi che decisi di chiamarlo anche io vi si addiceva perfettamente. Purtroppo mia madre non colse la mia spiegazione del taglio sulla mascella. Apparentemente sembrava incredibile che fosse successo mentre stavo cucinando.
Dopotutto, Xabi le aveva detto che Jorge era stato evasivo e sembrava essere arrabbiato da sabato, quando Sam capì che stave succendo qualcosa tra di noi. Ho dovuto raccontarle tutto. La sua reazione fu pari ad una sfilza di lunghe e colorite parole contro di me. La cosa divertente fu che io dovetti consolarla. Dall'altro lato, era tutto ciò che avevo sentito riguardo aJorge: ovvero ciò che Xabiani aveva detto a Sam. Non era molto, praticamente frammenti di rabbia ed odio verso di sé. Non ero sicura che mi stesse raccontando tutto. Sospettai che non fosse cosi, ma avevo paura di chiedere. Volevo davvero sapere se ci fosse dell'altro? Dormire era diventato difficile. Ogni volta che chiudevo i occhi rivedevo quell'uomo e i suoi denti ed il suo coltello davanti a me, il suo fiato sul viso, le sue mani sul mio corpo. Strinsi il cuscino sul quale aveva dormito Jorge l'ultima notte ed indossai la sua maglietta, ma entrambi avevano perso il suo profumo con il passare dei giorni. Da quel giorno dormii con una piccola luce nella stanza, non l'avrei mai ammesso davanti a nessuno perché mi faceva sembrare una bambina di due anni che aveva paura degli zombie.
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Il ragazzo del Bronx
RomanceIN REVISIONE. COMPLETATA. Cosa succederebbe se un ragazzo Bad Boy proveniente dal quartiere più pericoloso di New York si innamorasse di una ragazza viziata di Manhattan? Martina e Jorge, la coppia che definiscono: "Gli opposti si attraggono."