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Martina Pov.
"Andiamo, Martina! Stiamo uscendo!" gridò Jack, bussando così  forte alla mia porta che pensai la potesse scardinare. "Cavolo, arrivo!" gridai a mia volta, allacciandomi le stringhe della Scarpa Sinistra. "Senza offesa, ma perché ci hai messo cosi tanto? Stai una merda." Borbottò Jack non appena aprì la porta. Sobbalzai offesa.

"Grazie." dissi sarcastica, mentre sistemavo la parte anteriore della mia felpa Franklin & Marshall. Sorpassai Jack e percorsi il corridoio, passando accanto alla cucina. Lo sentii borbottare qualcosa alle mie spalle. "So che c'e qualcosa che ti preoccupa." disse. Gli dedicai un'occhiata interrogativa. "Non sei uscita nemmeno un attimo dalla tua stanza ieri."

"Stavo studiando." mentii, mordicchiandomi il labbro inferiore "Non hai in programma nessun compito per le prossime due settimane."puntualizzò, afferrandomi il braccio e costringendomi a fermarmi prima che potessi oltrepassare il soggiorno. "Stavo lavorando ad un progetto." mentii di nuovo, evitando d'incrociare il suo sguardo. "Certo, e non hai mangiato nulla da venerdi perché avevi un avvelenamento da cibo." Sbuffò. "Ve l'ho detto che il punch era acido." sbottai bruscamente.

Dannato jack e le sue stupide domande. Sarebbe sicuramente diventato un detective perché mi stava facendo innervosire a tal punto che avrei anche potuto lasciarmi sfuggire ogni cosa. "Tu non bevi punch." ribatté. "E solitamente non hai quelle occhiaie, a meno che tu non abbia dormito meno di tre ore in due giorni." disse, sfoggiando un sorriso alquanto arrogante. "Cosa sei, un dottore?" cercai di sembrare indifferente, ma prestava troppa attenzione ai dettagli. Avrei dovuto lavorare parecchio sul mio ruolo di sorella maggiore.  "No, ma scoprirò che cos'hai." rispose, sicuro di sé. "Lo faccio sempre." Con una scrollata di spalle si allontanò da me, lasciandosi cadere a peso morto sul divano del soggiorno. Poco dopo iniziò a digitare lettere sul telefono come se nulla fosse successo. Lo fissai a bocca aperta. Come aveva fatto? Quando feci per andarmene, il riflesso sullo specchio alla parete catturo la mia attenzione. Non sembravo una merda.

Okay, forse un pochino. Non mi ero truccata perché non ne avevo voglia, e non avevo dormito molto. E allora? Mi portai i capelli i quali erano sciolti davanti al viso. Non che m'importasse che qualcuno potesse vedermi cosi, specialmente se si trattava di bambini di sette anni che giocavano a calcio. A parte quello, Jorge probabilmente non ci sarebbe nemmeno stato.

In cucina, mia madre stava leggendo alcuni documenti, seduta su uno sgabello. Quando le diedi il buongiorno, non alzò nemmeno il capo per guardarmi, il che fu un bene visto com'ero vestita. Meno tempo aveva per analizzarlo, meno volte avrei dovuto cambiarmi. "Finalmente mangerai qualcosa?" domandò, scarabocchiando qualcosa che doveva assomigliare ad una firma. "Si, mi sento meglio." Annuii, sebbene sapevo che non potesse vedermi, ed afferrai una barretta di cereali dalla "dispensa dei cereali" cosi che Matt l'aveva rinominata quand'eravamo piccoli, perché era sempre piena di scatole di Capitan Crunch e cereali del genere. Quando vidi la scatola che avevamo comprato per Tommy, avvertii un senso di malinconia. Jorge ed io avevamo mangiato quei cereali per colazione, il giorno in cui restai da lui a dormire. Chiusi immediatamente lo sportello e mi avvicinai al frigorifero per prendere una bottiglietta d'acqua.

Avrei dovuto smetterla di sentirmi come quelle ragazze che, sedute davanti alla tv, si divorano un'intera vaschetta di gelato perché i loro ragazzi le hanno mollate. Jorge ed io stavamo ancora insieme, almeno per ora. "Bene, usciamo tra dieci minuti." Avevo quasi scordato che mia madre fosse li.

"Hmm." la sentii mentre addentai la barretta. Considerando che non mangiavo da 36 ore, non ero particolarmente affamata. "Buongiorno, sorellina." Matt entrò in cucina, baciandomi la fronte, per poi avvicinarsi al frigorifero. "Wow, voi due vi parlate di nuovo?" mamma sollevò lo sguardo dalle sue carte, abbassandosi gli occhiali sul naso e guardandoci incredula. Mi strinsi nelle spalle, cercando di apparire indifferente a quanto successe sabato e di quel di cui avevamo parlato. Credo che avrei dovuto instaurare un rapporto più amichevole con mio fratello come ai vecchi tempi. Nonostante le circostanze che ci avevano riunito non erano delle migliori.

Il ragazzo del BronxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora