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Jorge Pov.
"Questo non ti piacerà, amico."
"Huh?" mi voltai verso Xabiani. Ero cosi distratto che non l'avevo sentito arrivare. Non che fosse possible sentire qualcosa oltre il suono dei motori, della musica attraverso lo stereo e il chiacchiericciodelle persone. Era venerdi sera e mi sentivo uno schifo. Ero appoggiato contro la mia macchina con in mano una sigaretta che non stavo realmente fumando. "Samantha mi ha appena chiamato." disse Xabiani, cercando di essere paziente. "Martina è impazzita." Sentire il suo nome mi fece alzare la guardia. "Che cosa intendi?"
"Sta venendo qui"
"Qui dove?" inarcai le sopracciglia confuse. "Non sono dell'umore adatto per ricevere delle critiche, Xabiani."
"Sta venendo qui." disse e la sua espressione cambio quando noto che avevo capito. Mi accigliai. "Non è vero." negai, ma, davvero, come avrei fatto a saperlo? Non che mi avesse infastidito controllare che cos'aveva fatto per tutta la settimana.

"Samantha ha detto che l'ha chiamata e sembrava eccitata. Evidentemente, il suo piano consiste nel riportarti sulla vecchia strada." spiegò Xabiani.
"Ma che diavolo? Non può venire qui. Non sa nemmeno come arrivarci." Scossi il capo. "Si ecco, questa è la parte che ti piacera di meno."
" Xabiani." lo ripresi. Stavo per chiudere entrambe le mani a pugno. "Ha chiamato Peter. Sta venendo con lui. " disse Xabiani lentamente, probabilmente aveva paura di quale sarebbe stata la mia reazione. Aprii e richiusi la bocca in seguito serrai la mascella e calciai il lato della macchina. Dopo tutto, che cosa sarebbe stata un'altra ammaccatura?

"Mi stai prendendo in giro?" mormorai a denti stretti. "Come ha avuto il suo numero Perché avrebbe dovuto chiamarlo? Lo ucciderò non appena l'avro davanti."
"Te l'ho detto, avresti dovuto dirle tutto. Così facendo, lei non l'avrebbe di certo chiamato." Allargai le braccia. "No, io avrei dovuto uccidere quel bastardo quando ancora potevo farlo.' Quella fu la prima volta in vita mia che avrei volute uccidere ma uccidere per davvero qualcuno. Non era una bella sensazione. Era un misto di rabbia, odio e disprezzo, in dosi eccessivamente elevate, Xabiani non aveva nulla da ridire. Avrebbe voluto uccidere qualcuno anche lui se fosse stato nella mia situazione. Ecco perché non avevo visto Peter in giro ultimamente. Infatti mi era sembrato di vedere Stephie leggermente disperata mentre faceva conversazione con qualche ragazza. Non sembrava essere molto provata dal modo in cui si guardava costantemente attorno. "Torno subito." dissi a Xabiani prima di allontanarmi, prendendo dei bei respiri profondi per cercare di calmarmi il più possible. Non volendo parlare, afferrai entrambe le braccia di Stephie e la costrinsi a seguirmi. ''Cosa stai facendo, Jorge? Lasciami andare." si lamentò, cercando di divincolarsi dalla mia presa. Non avevo realizzato di averla stretta cosi forte. "Vuoi sapere dove è il tuo ragazzo?" domandai senza troppe cerimonie. "Non ne ho uno." ribatté, incrociando le braccia al petto nella sua solita posizione.
"Divertente." Le volsi un sorriso che finì col trasformarsi in una smorfia. "Sono serio,Steph." Pronunciando il suo nome, riuscii a catturare la sua attenzione. I suoi occhi incontrarono i miei e deglutii. Sapevo che stavo giocando sporco, ricorrendo al suo bisogno d'affetto, ma ero disperato. "Ho rotto con lui. Dopo che te ne sei andato quella notte, ho guarito le sue ferite, gli ho detto che avevo chiuso con lui." disse a bassa voce. Sollevai le sopracciglia, sorpreso di quella notizia. "Sono contento che tu l'abbia fatto." dissi sincero. "Si è comportato in modo strano nelle ultime settimane..." biascicò, abbassando lo sguardo. "E ho sentito tutto." aggiunse, strofinando la punta della scarpa contro il terreno. Sapevo cosa intendeva con tutto.

"Sai, per parecchio tempo avrei voluto rovinarvi la vita." la sua voce divenne dura. "Non mi è mai piaciuta, ma poi ho visto quanto sa renderti felice e ho capito che non sarei mai stata capace di fare lo stesso, per quanto ci abbia provato." Non sapevo che cosa dire. Quella era la prima volta in cui Stephie mi confessava i suoi sentimenti in quel modo. "So che non mi hai mai amato, ma sono stata abbastanza stupida da credere di poter vivere cosi. Ora che so di cosa ho bisogno, credo di meritarmi qualcosa di più. E non era ciò che Peter mi stava dando. Mi stava usando ed ero stanca di questo. Non le avrei mai... mai fatto del male per averti."
L' abbracciai, perché sostanzialmente non sapevo cos'altro avrei potuto fare. Era la prima volta che abbracciavo Stephie in quel modo. Sentii le sue gote umide e mi maledii silenziosamente. Non era mai stata la persona migliore del mondo, ma...
"Sono contento che tu l'abbia capito. Meriti di essere felice anche tu." Stephie tirò su col naso, ridacchiando. "Se dirai a qualcuno che mi hai vista in questo stato, sei morto." Ridacchiai, per poi ritornare serio. "Non so come abbia fatto Martina ad avere il suo numero, ma lo sta portando qui."  dissi. "Cosa? Non le hai detto che Peter ha pianificato tutto?" Mi morsi il labbro. "Jorge." mi ammonì. "Credevo di far la cosa giusta. Volevo proteggerla. Non avrei mai immaginato che si fidasse di lui in quel modo." Mi portai le mani tra i capelli, scompigliandoli. "Non si fida di lui. Probabilmente vuole solo arrivare da te, o forse sta cercando di proteggerti. Hai mai provato a smettere di pensarci? Jorge, stai buttando la tua vita nel cesso. Deve sentirsi inutile. La stai allontanando." sospirai sonoramente. Aveva ragione, vero?

"Cosa devo fare?" domandai, dato che ero a corto di risposte. "Ritornare al punto di partenza e cercare di sistemare questa merda." disse finalmente, "O la perderai.." Quando ritornai dalla chiacchierata con Stephie, mi sentii piu confuso di prima. Mi ci volle qualche minuto per notare l'auto di Peter parcheggiata a pochi passi dalla mia. Una chioma di capelli biondi uscì dall'abitacolo ed iniziai ad avvicinarmici, ignorando la voce di Xabiani. "Cosa diavolo credi di fare qui?" domandai, rivolgendomi a Martina. Avrei potuto dire che fosse scossa dal modo in cui si guardava attorno, mentre si mordeva nterno della guancia. "E con lui?" aggiunsi venale. Martina non incrociò il mio sguardo, il che mi fece alterare maggiormente. Peter sogghignò, con quella sua faccia paffuta dall'altro lato della macchina. Sogghignai a mia volta. Avevo fatto un buon lavoro in fatto di sfigurargli il viso, se ve lo state chiedendo. Afferrai le braccia di Martina, esattamente come avevo fatto con Stephie, costringendola a seguirmi. Si lamentò, ma non la lasciai andare fino a che non fummo nascosti dai bidoni dell'immondizia. Fortunatamente non puzzavano, dato che erano vuoti. Avevo bisogno di allontanarmi da quegli sguardi indiscreti. "Sei diventata matta?" gridai. Martina non batté ciglio, come se non fosse pronta per questo. "Volevo solo vedere di cosa si trattava." m'imito. Si guardò attorno compiaciuta.

"Figo." sapevo che stava mentendo. Le sue gambe tremavano dentro agli stivali. "Quale parte di non voglio che tu stia vicino a Peter non ti è chiara." sbottai, facendo del mio meglio per rimanere calmo. La sua mancanza di serietà però lo rendeva impossibile. "Quale parte di non dirmi che cosa devo fare non ti è chiara." ribatté, divincolandosi dalla mia presa. Non mi ero reso conto di avere ancora le mani avvolte attorno alle sue braccia. Respirai profondamente attraverso il naso, portandomi le mani tra i capelli. "Senti, Jorge." iniziò, "non puoi ignorarmi per una settimana per poi pensare che tu possa comandarmi. Quando rinunci alle tue responsabilità di fidanzato, rinunci automaticamente ai diritti che avevi di dirmi cosa devo o non devo fare."sobbalzai. Aveva colpito esattamente dove faceva male.
"Mi dispiace"
"Smettila di dirlo!" gridò. "Non sei dispiaciuto! Se lo fossi, avresti smesso di fare cose che feriscono, che feriscono entrambi."

"Non dovresti essere qui. Chiamerò Sam per farti venire a prendere." dissi calmo, perché lei non lo sapeva. Non aveva idea di quanto fossi dispiaciuto, di quanto avrei desiderato essere una persona sensibile e fare la cosa giusta per una volta. Di quanto odiassi me stesso, per com'ero diventato. "Non coinvolgere Sam" sbottò Martina, sollevando le sopracciglia. Il suono stridente di un megafono spezzo l'agghiacciante tensione. Improvvisamente Martina sorrise, come se avesse qualche piano segreto di cui io ero all'oscuro e che probabilmente, non mi sarebbe piaciuto. "Hai intenzione di correre?"

"Martina." iniziai, facendomi un'idea di quello a cui stava pensando e, onestamente, non mi piaceva per niente. "Che vinca il migliore." disse prima di passare accanto alla macchina di Peter. Mi aveva lasciato a bocca aperta, avrei potuto impazzire. Specialmente dal momento in cui sapevo che non avrei potuto fare niente per fermarla. Mentre mi avvicinavo alla macchina, notai che Xabiani non era solo. "Jorge." mi salutò educatamente Sam. Si comportava come se vivesse all'interno di un film. "Non parteciperai a questa gara, giusto?" domandai confuso, camminando avanti e indietro. A quel punto, niente mi avrebbe sorpreso. "No." esclamò, come se avessi detto qualcosa di oltraggioso. "Sono venuta qui solo perché Martina è la mia migliore amica e m'importa di lei. Volevo assicurarmi che stesse bene."  Colsi a pieno il suo tono accusatorio. Mi aveva implicitamente fatto capire che non me ne fregava un cazzo di lei, il che non era vero, ma evidentemente non avevo fatto un buon lavoro per dimostrarlo. Sam e Xabiani mi seguirono con lo sguardo, sobbalzando all'istante quando notarono una Martina piuttosto nervosa, intenta a chiudere la portiera dell'auto rossa di Peter. Non mi ero mai sentito cosi fottutamente impotente. "E davvero impazzita." disse Samantha tra sé e sé.

Il ragazzo del BronxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora