Durante il resto del tragitto, ovvero circa cinque minuti, regnò il silenzio. Realizzai di essere arrivata solo quando Jorge uscì dall'auto, facendo il giro ed aprendo la mia portiera.
"Grazie." Gli sorrisi, uscendo dall'abitacolo e prendendo la sua mano nella mia. Il dolore ai piedi mi stava ucciedndo e l'effetto dell'alcool che avevo precedentemente consumato non se n'era ancora andato. Tuttavia, non ne parlai mentre fummo in macchina.
"Aspetta, mi tolgo i tacchi." Dissi, sapendo che avrei dovuto fare sei piani a piedi. Li infilai tra le dita e con l'altra mano afferrai quella di Jorge.
Il pavimento delle scale era freddo, ma lo ignorai. "Odio il fatto che tu non abbia un ascensore, seriamente."
"Me l'hai già detto la volta scorsa." Disse ridacchiando, sostenendo parte del mio peso, così non mi sarei stancata maggiormente.
"Non voglio nemmeno ricordare ciò che ho detto l'altra notte." Scossi il capo al solo pensiero di me seduta sul pavimento, intenta a dire cose senza senso.
"Oh, ma hai detto delle cose interessante." Mormorò lui, deridendomi.
Mi fermai sul bel mezzo delle scale ed incrociai le braccia al petto.
"Tipo cosa?"
"Hmm, fammi pensare." Si strofinò il mento con le dita, assumendo un'espressione pensierosa.
"Hai detto che sono bellissimo," mosse un passo verso di me.
"Sexy," si avvicinò ancor di più. "e hai detto che ami quando ti chiamo Principessa." In quel momento ero con le spalle contro la ringhiera delle scale ed il mio respiro si fece più affannoso ora che lui era così vicino a me.
Le sue iridi dorate si fusero con le mie, le sue labbra mi supplicavano di baciarlo. Mi alzai in punta di piedi e dischiusi le labbra, chiusi gli occhi ed aspettai che le sue labbra si avvicinassero alle mie. Ma ciò non accadde e tutto ciò che sentii fu una leggera risata provenire dalla sua bocca. Sbarrai gli occhi.
"Avresti dovuto vedere la tua faccia. Sembravi un pesciolino." Intravidi persino la sua fossetta dal tanto che stava sorridendo.
Mi accigliai imbarazzata e lo spinsi quasi giù dalle scale. Sentii la sua risata dietro di me e rimasi accanto alla sua porta aspettando che l'aprisse. Complimenti, hai fatto una bella figura da idiota, Martina.
Non appena mi raggiunse, gli dedicai un'occhiata fulminea, come a volerlo sfidare nel caso in cui si fosse azzardato a deridermi di nuovo.
Jorge cercò di trattenersi dal ridere ed inserì la chiave nella serratura, aprendola. Mi lasciò entrare per prima e si chiuse la porta dietro di sé.
Regnava il buio più totale dentro quell'appartamento, fino a quando Jorge non accese la luce.
"Non c'è nessuno in casa, non ti preoccupare." Mi disse, togliendosi la giacca ed appendendola all'attaccapanni. Feci lo stesso, posando le scarpe a terra.
"Dove sono?"
"Non ne ho idea." Rispose, scuotendo le spalle e mordendosi il labbro inferiore.
Non riuscii a soffocare una risata.
"Così, la tua famiglia di lascia solo per una notte e tu non chiedi nemmeno dove hanno intenzione di andare?"
"Perché dovrebbe importarmi? Finché ho la casa libera..." mi guardò come se avessi avuto tre teste, dirigendosi nella sua stanza.
Lo seguii, sbadigliando, e solo in quel momento realizzai quanto stanca fossi. Quando entrai nella stanza, Jorge si stava sfilando la maglietta, dandomi un'ampia vista della sua schiena. Strinsi le labbra.
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Il ragazzo del Bronx
RomanceIN REVISIONE. COMPLETATA. Cosa succederebbe se un ragazzo Bad Boy proveniente dal quartiere più pericoloso di New York si innamorasse di una ragazza viziata di Manhattan? Martina e Jorge, la coppia che definiscono: "Gli opposti si attraggono."