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All'inizio fu strano parlare. Mi sentii come se stessi invadendo il suo sonno, disturbandolo. Ma dopo che Melanie uscì, mi sentii sollevata del fatto che non ci fosse nessun altro attorno nessuno cosciente, almeno che mi guardasse male o che mi prendesse per matta, per cui decisi di lasciarmi andare. Avevo detto a Jorge che la sua famiglia, Xabi e Samantha, e gli altri suoi amici volevano che si svegliasse. Che Stephie era preoccupata. Gli avevo detto che, nel caso in cui lei avesse avuto ragione, aveva preso una decisione davvero stupida nel rischiare di venire ucciso perché doveva assolvere la sua anima dai peccati, avremmo parlato non appena si fosse alzato. L'avevo fatto sentire colpevole. Gli avevo detto che aveva spezzato il cuore di sua madre e di sua sorella e che chiunque fosse distrutto, e che aveva bisogno di ritornare da loro se gliene fosse importato davvero. Solo alla fine, quando cambiai argomento, gli ho detto che avrei voluto che si svegliasse, anche se sapevo che le cose non sarebbero più state le stesse. Erano successe troppe cose per poterle cambiare. "Mi manchi, tanto." sussurrai alla fine, quando ero sicura che, se non mi fossi tolta quel peso, il mio cuore sarebbe esploso. Prima di uscire, mi concedetti il diritto di baciargli la fronte, sperando che mi avevesse sentita parlare, che fosse in grado di percepire la mia presenza.

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Domenica ritornai a casa. Jorge era ancora in terapia intensiva quando m padre mi trascinò fuori letteralmente dopo le nove di sera. Ero riuscita a vedere Jorge solo per cinque minuti. Quella notte non dormi nemmeno, ero rimasta incollata al telefono sin dal momento in cui attraversammo il parcheggio a quando uscii dalla doccia. Non avevo nemmeno realizzato che avevo davvero bisogno di una doccia, fino a che non sentii l'acqua calda sul mio corpo. In altre occasioni, avrei trovato assurdo non lavarsi per due giorni, ma dal momento in cui non mi ero guardata allo specchio, non ero consapevole del mio aspetto.

Diciamocelo, quando finalmente mi specchiai, svuotai quasi una bottiglietta di shampoo sui miei capelli. Ciò che mi sorprese, fu che mi addormentai non appena fui sotto alle coperte. Avevo indossato nuovamente la maglietta di Jorge, sebbene non profumasse più di lui perché Maria, accidentalmente, l'aveva messa nel cesto della biancheria sporca. Intorno alle 6 di mattina mi svegliai in seguito ad un incubo. Avevo ricevuto un paio di messaggi da Xabi, in cui diceva che non c'erano novità e che avrei fatto meglio a dormire. Sorrisi, nonostante stessi ancora tremando per via dell'incubo. Questa volta ci furono anche Xabi e Jorge e rappresentava un'altra versione dello scontro con la macchina. Mi bastò sognare la morte di Jorge per svegliarmi sudata e le lacrime non cessarono di bagnarmi le gote per oltre venti minuti, mia madre dovette rassicurarmi che si trattava solo di un sogno e che Jorge era ancora vivo. A scuola non avevo fatto altro che controllare il mio telefono per qualche novità, invece che prestare attenzione alle lezioni. Ciò mi costrinse a finire in punizione il giorno successivo.

Tuttavia, non me ne importava. Samantha si era voltata per sorridermi. La tua prima punizione, ragazza, avevano detto i suoi occhi. Fu durante Chimica, io e Diego stavamo lavorando insieme in perfetto silenzio, ovvio ad un esperimento, quando il mio telefono suonò. Mi tolsi quei ridicoli occhiali che la signora Marshall ci aveva fatto indossare e mi sfilai i guanti in plastica blu, controllando i nuovi messaggi.

E certa che fossero da parte di Xabi. Non potei evitare di gridare quando lessi che avevano rimosso il respiratore da Jorge e che ora riusciva a respirare senza l'aiuto di alcuna macchina. Probabilmente l'avrebbero fatto uscire dalla terapia intensiva. Samantha sbarrò gli occhi, guardandomi come se fossi pazza. "Vuoi un'altra punizione?" mormorò. Il modo in cui mi guardò lasciò intendere che ci vivessi in aula punizioni, o qualcosa del genere. Sorrisi e scossi il telefono, in modo che capisse per quale motivo ero felice. Ero certa del fatto che Xabi aveva mandato anche a lei lo stesso messaggio. Fortunatamente l'insegnante era troppo occupata ad evitare che un ragazzo prendesse fuoco per notare il mio grido, per cui terminai la giornata a dormire durante l'ora di detenzione. Jorge sarebbe stato entusiasta nel sapere che ne avevo ricevuta una prima punizione e di sicuro mi avrebbe riso in faccia.

Il ragazzo del BronxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora