Martina Pov.
Due ore e mezza più tardi ritornammo a casa. I miei piedi imploravano pietà per via dei tacchi, ma quello era l'ultimo dei miei problemi. Sentivo la testa martellare e non perché avessi bevuto dell'alcool. Infatti, dovetti addossare la colpa del mio mal di testa alla noia. Non avevo richiamato Jorge, il mio cervello stava ancora cercando di rielaborare tutto ciò che aveva detto Diego, ma fallì miseramente. Perché avevo impiegato così tanto tempo prima di permettergli di spiegare? Perché non l'avevo ascoltato prima? Avrei dovuto prendere in considerazione che fosse tutto colpa di Hannah e che Diego non era altro che la vittima insieme a me ovviamente, se non di più. Lei l'aveva baciato ed io credevo che lui avesse ricambiato il bacio, ma, evidentemente, non era andata cosi. Avevo pianificato diverse volte di scusarmi, ma non avevo mai trovato il coraggio di farlo. Cos'avrei dovuto dire? "Hey, mi dispiace per averti schiaffeggiato, umiliato ed insultato per un mese intero, possiamo tornare ad essere amici."Dopotutto, dubitavo che volesse restare mio amico, dato che apparentemente, gli piacevo ancora. Quella era la parte peggiore. Il mio stomaco non era al massimo della sua forma e questa volta per davvero colpa di tutti quei pasticcini, del the e del rimorso di coscienza. Da aggiungere alla miriade di problemi Stephie aveva fatto la sua ricomparsa, cercando di fregarmi il ragazzo. Sapevo che non sarebbe successo, ma una parte di me era spaventata di ciò di cui poteva essere capace. Avrei preferito non pensarci troppo. Dopo tutto, ero riuscita a resistere a quella festa senza addormentarmi appoggiata ad un muro, il che era già qualcosa, visto che sono riuscita riuscita a parlare solo con alcuni miei sguardo su di me, ma non aveva colto il messaggio. Mi ero rifiutata di parlargli. Non riuscivo nemmeno a capire come pensava potessi sentirmi dopo aver detto ai miei genitori che avevo saltato un giorno di scuola e soprattutto quanto fosse fastidioso e noioso senza una ragione almeno per me. Ero fortunata Perché ora lui era fuori con alcuni amici, per cui il ritorno in macchina fu più piacevole.
Non avevo partecipato alla conversazione, ma il resto della famiglia sembrava aver passato una buona giornata. Jack arrossiva ogniqualvolta sentiva il nome di una certa Chloe e, quel pomeriggio, l'avevo beccato un paio di volte a parlare con una ragazza dai capelli rossi.
"Jack ha una cotta." Lo schernii, facendogli roteare gli occhi e tutti scoppiammo a ridere.
Una volta che fummo a casa, e dopo essermi messa il pigiama, decisi di parlare con i miei genitori. Avverti una stretta allo stomaco man mano che pensavo a come porgli quella domanda. Avrei dovuto arrivare dritta al punto, senza girarci attorno e mettere troppi dettagli Qualcosa del tipo "mamma, papà, voglio farvi conoscere il mio ragazzo." Devo mantenere la calma. "Che, tra l'altro, tu conosci già mamma, ma ti ho mentito dicendo che era solo un amico di Sam."Forse dovrei omettere quello. Probabilmente nemmeno se lo ricorda. Entrai in soggiorno, cercando di mantenere una posizione eretta e la testa alta, evitando di mostrare la mia codardia. Invece, sembravo un'idiota. Perché più cerchiamo di rimanere calmi più sembriamo in prossimità di avere un attacco di cuore? Tutta la mia famiglia era riunita davanti alla televisione, intenta a guardare un film, fino a che il mio arrivo non li interruppe. Tutti gli sguardi si posarono su di me, confusi, persino Tommy mi guardò. Feci un cenno discreto con la mano a Jack intimandogli di lasciare la stanza. Colse la mia richiesta, dedicandomi un sorriso incoraggiante sapendo cosa stavo per fare, e prendendo Tommy in braccio sussurandogli qualcosa in merito ad un nuovo videogioco.
Mi schiarii la voce, guardando mia madre, "Mamma." e poi mio padre, "Papà. Vorrei parlarvi di una cosa." Si scambiarono uno sguardo stranito e mia madre spense la televisione con il telecomando. "Okay." Annuì, continuando a guardarmi. Mio padre sembrava ancor più confuso, dato che non discutevamo mai di qualcosa di serio, tanto da costringerli ad interrompere cosa stessero facendo. Beh, in realtà non era mai successo. Anche loro sembravano nervosi. Strofinai i palmi delle mani sul maglione, asciugando così il sudore che si era formato su di essi. E quello non era nemmeno il vero "incontro." Mi sedetti sulla poltrona di fronte a loro, poggiandole mani sulle ginocchia e conficcando le unghie nella pelle, cosi fui costretta ad aprir bocca. Sembrava decisamente più facile rispetto a quando provavo nella mia camera. "È tutto okay, dolcezza?" domandò mia madre, sollevando entrambe le sopracciglia. "Si."
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Il ragazzo del Bronx
RomanceIN REVISIONE. COMPLETATA. Cosa succederebbe se un ragazzo Bad Boy proveniente dal quartiere più pericoloso di New York si innamorasse di una ragazza viziata di Manhattan? Martina e Jorge, la coppia che definiscono: "Gli opposti si attraggono."