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Martina Pov.
Mi avviai verso la grande sala per gli ascensori. "Vado in bagno."

Mormorai distrattamente a Jack e a Damien , che stavano parlando di automobili. Non pensate che io sia crudele per aver lasciato mio fratello con quell'arrogante di Dami perché per non so quale ragione sconosciuta e inspiegabile, lo ha sempre ammirato. Non si sono nemmeno accorti che stavo andando via, cosi andai tranquillamente alla fine del corridoio, assicurandomi che nessuno mi potesse vedere. Picchiettai il piede sul pavimento impazientemente aspettando che le porte dell'ascensore si aprissero.

Una sensazione di nervoso iniziò a stabilirsi nel mio stomaco. Controllai nello specchio dell'ascensore, se mi fossi macchiata il vestito o se avessi qualche traccia di cibo vicino alla bocca - non che avessi mangiato molto. Il tragitto sembrava non finire mai dal momento che avevo preso l'ascensore al 68° piano mentre io dovevo arrivare al seminterrato 2.
Quando l'ascensore finalmente si fermò, le porte si aprirono con uno scatto, mostrandomi un buio corridoio vuoto. Il mio stomaco era come annodato.

Chiamatemi cagasotto o ossessionata, ma tutto ciò era troppo simile ai film 'SAW', quel pupazzo mi aveva spaventata a morte. Le porte si stavano per chiudere, quando le bloccai di nuovo e chiamai Jorge.

"Jorge?" La mia voce era stridula e tremante. Non ricevetti risposta, ma riuscii a vedere una luce alla fine del corridoio.

E se Jorge fosse stato rapito e qualcuno mi avesse mandato quel messaggio per torturarmi? Martina, cerca di calmarti.
Iniziai a camminare tutta tremante nei miei stivali, lasciando la sicurezza dell'ascensore, il quale faceva un po' di luce.

"Jorge, ci sei? Se questo è uno scherzo, non mi piace! Vieni fuori!" Urlai, ma la mia voce non venne fuori più di tanto. Sentii un rumore: un cigolio. Perché tutto questo deve accadere a me? Sentivo come se qualcuno stesse per uscire con un coltello da un momento all'altro per colpirmi e lasciarmi morire lentamente e dolorosamente in questa cantina fredda e umida, dove nessuno poteva sentire le mie urla di...

"Boo!"

"Ah!" Saltai, coprendomi la bocca. Appena sentii una risatina, mi voltai. Jorge era lì, che rideva tenendosi la pancia come se non ci fosse un domani. Provai a regolare il respiro, mentre il mio cuore stava battendo cosi forte minacciandomi di esplodere.

"Tu coglione!" Inizia a prenderlo a pugni, mentre lui si asciugava le lacrime di risate da sotto i suoi occhi.

"M-mi dispiace ma era troppo divertente." Balbettò ridendo.

"Ho quasi avuto un attacco di cuore." Sibilai, colpendolo ancora.

"Va bene, okay, smettila." Lui mi afferrò i polsi, mi guardò negli occhi e, proprio quando pensavo avesse smesso di ridere, ricominciò nuovamente. Killer, ora puoi uscire e prenderlo a calci nelle palle.

"Ti chiamerò Boo d'ora in poi." Disse prendendosi gioco di me con quel suo stupido sorriso ancora stampato sulla faccia.

"Wow, quanti soprannomi che mi hai dato." Sogghignai facendo la finta arrabbiata.

"Dai, piccola. Non fare così. Stavo solo scherzando." Mi abbracciò da dietro, strofinando il mio collo con il suo.

"Ti odio." Mi voltai imbronciata.

"No, non è vero." Canticchiò.

"Perché sono venuto qui solo per vederti."
Combattei contro la voglia di sorridere a causa di quello che aveva appena detto.

"Perché sei venuto qui, Jorge?"

"Non avevo niente di meglio da fare e sapevo che ti saresti annoiata, così ho deciso di venirti a salvare." Portò una mano al petto orgoglioso di se stesso e poco dopo mi fece il suo solito occhiolino.

Il ragazzo del BronxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora