Martina Pov.
"Mamma, papà, questo è il mio ragazzo Jorge." Sorrisi allo specchio. Le gote mi dolevano dal tanto che avevo provato quella scena nell'ultima mezzora. Dire che ero nervosa era l'eufemismo dell'anno. Il mio stomaco era avvolto da una morsa e minacciava di soffocarmi Jorge avrebbe incontrato i miei genitori quella sera e sapevo che, per quanto avessi provato quel discorso, avrei fallito nel momento del bisogno. Stavo cercando di capire il modo migliore per rompere il ghiaccio. Povero Jorge, aveva dovuto sopportare le mie chiamate ed i miei messaggi per tutta la settimana, mentre gli dicevo cosa poteva e non poteva dire. Ero talmente fastidiosa che, una volta, ha persino agganciato, per poi mandarmi un messaggio con scritto 'Senti, io ti amo, ma mi stai stressando.'Non me la presi perché sapevo che aveva ragione, ma non potei evitare di preoccuparmene, specialmente per quanto riguardava mio padre. Mi aveva guardato in modo strano per tutta la settimana, mentre mia madre sembrava quasi eccitata. Non mi sarei mai aspettata, che rimanesse calma per questo. Neanche un mese fa mi aveva proibito di vedere il mio ragazzo perche mi distraeva dagli studi e ora blaterava su cos'avrebbe dovuto indossare.
Aveva prenotato per entrambe un appuntamento dal parrucchiere. Scommetto che lo faceva per mettersi in mostra era diventata una vera e propria competizione per quale madre apparisse più giovane e bella. Mi portai le mani tra i capelli per la frustrazione, prima di raccoglierli distrattamente in uno chignon. La parrucchiera se ne sarebbe occupata più tardi. Il mio labbro inferiore era gonfio dal tanto che lo avevo morsicato e le mie guance erano perennemente rosse Stavo per continuare a provare altri modi per presentare Jorge ai miei genitori già immaginando la faccia che avrebbe avuto mio padre ma qualcuno bussò alla porta.
"Non usciremo prima di due ore, mamma. Non sono ancora-" dissi, voltandomi verso la porta. Comunque, la persona che ebbi davanti non fu mia madre. "-pronta." Conclusi ed un gran sorriso si fece spazio sul mio viso. "Non sono tua madre." Sorrise lei a sua volta, entrando nella stanza a braccia aperte. "Zia Lola!" gridai, avvicinandomi per abbracciarla. Mi strinse forte. "Non mi aspettavo di vederti prima di stasera "Sono arrivata prima." Sorrise. "Ma guardati, sei cresciuta cosi tanto." Roteai gli occhi scherzosamente. "Non sono cresciuta di un solo centimetro dall'ultima volta che mi hai visto." Ammiccai tristemente, l'estate scorsa ero alta 1,75 e sarei stata così per sempre. "Io dico di si, oppure mi sono abbassata io." Mi dedicò un'occhiata incredula. Zia Lola era sempre più bassa di me e anche mia mamma, probabilmente raggiungeva il metro e sessantasette di altezza. I suoi lunghi capelli biondi erano rischiarati da alcuni riflessi arancioni ed erano sempre acconciati in una treccia scombinata. Si truccava sempre pesantemente, ma secondo me non ne aveva bisogno. I suoi occhi erano castani di una forma circolare, come quelli di mia madre era probabilmente l'unica cosa che avevano in comune e agli angoli di essi iniziavano ad intravedersi i segni dell'invecchiamento. Ma dimostrava comunque meno anni rispetto a quanti ne avesse in realtà, infatti avrebbe compiuto 35 anni a maggio. "Com'è stato il volo?" domandai non appena ci sedemmo sul pavimento ai piedi del letto. Era ancora sfatto dato che Maria aveva il giorno libero ed io ero troppo pigra per farmelo da sola.
"Piacevole fino a che non sono arrivata in aeroporto e ho trovato tuo padre ad aspettarmi. Ha detto che tua madre era a scuola ad aiutare con i preparativi per la festa." La sua avversione per mio padre non si era ancora attenuata. Evidentemente non l'aveva mai sopportato sin dal primo momento in cui mia madre l'aveva portato in Tennessee per farlo conoscere alla sua famiglia. Almeno, questo è ciò che mi era stato raccontato. Ero certa che Lola cercasse di non renderlo troppo evidente, ma gli sguardi che si lanciavano quando si trovavano nella stessa stanza erano la prova vivente che non sarebbero mai diventati amici. Mia madre ha tentato di tutto, ma Lola sapeva essere davvero testarda, per non parlare di mio padre. "Se avessi saputo che saresti arrivata cosi presto, ti sarei venuta a prendere io, ma nessuno mi ha detto nulla." Dissi, fingendomi offesa. "Volevo che fosse una sorpresa." Sorrise lei, guardandosi attorno, come se quella stanza le riportasse alla mente dei ricordi. La vedevo raramente, cosi come il resto della famiglia da parte di mamma non più di quattro o cinque volte l'anno e la maggior parte delle volte eravamo noi ad andare in Tennessee. Il motivo era perché a viaggiare in macchina ci si impiegava più di mezza giornata e i biglietti aerei erano davvero costosi.
STAI LEGGENDO
Il ragazzo del Bronx
RomanceIN REVISIONE. COMPLETATA. Cosa succederebbe se un ragazzo Bad Boy proveniente dal quartiere più pericoloso di New York si innamorasse di una ragazza viziata di Manhattan? Martina e Jorge, la coppia che definiscono: "Gli opposti si attraggono."