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ATTENZIONE.
AVVISO.
IN QUESTO CAPITOLO CI SARANNO SCENE DI "SESSO."
SE NON VOLETE LEGGERE OPPURE SIETE SENSIBILI PASSATE AVANTI.

Martina Pov.
Ero nervosa.
Non riuscivo a smettere di parlare quando mi sentivo nervosa e cosi non avevo fatto altro che dire qualsiasi cosa che mi passasse per la mente. Guidare, cantare e parlare m'impedivano di focalizzarmi sulle farfalle che, al momento, stavano avendo un pigiama party all'interno del mio stomaco. Non che non mi sentissi sicura ci avevo pensato per giorni prima di arrivare alla conclusione che volevo perdere la verginità con Jorge ma avevo il diritto di essere spaventata, giusto?

Jorge era stato davvero carino quando lo sorpresi, dicendogli ciò che avevo in mente. Il suo sguardo sembrò quello di un bambino all'interno di un negozio di caramelle, ma lui fu prudente. Sapevo quanto Jorge ne avesse bisogno ed ero sicura di volerlo, perche non si trattava solo di piacere, ma era il modo migliore di dimostrargli che lui era l'unico che amavo. Sebbene volesse apparire cattivo, dentro di se si nascondeva un ragazzo insicuro con problemi di fiducia. E ciò usci allo scoperto quando mentivo o lo facevo ingelosire. Spesso ero contenta di vedere quel lato di Jorge, perche non tutte le persone potevano vederlo. Amavo il fatto che diventasse completamente un'altra persona quando eravamo soli, non che fosse falso davanti ai suoi amici.

Solo che si dimostrava più interessato a me e un po' meno verso di loro. Non appena fummo dentro all'ascensore, realizzai quanto mi facessero male i piedi. Mi agitai leggermente, cercando di muovere le caviglie per trovare conforto. "Mal di piedi?" Jorge era accanto a me e le sue dita erano intrecciate alle mie, mentre mi osservava sbuffare per il dolore con un'espressione divertita stampata in faccia. Annuii, abbassandomi per togliere le scarpe, dopotutto eravamo quasi a casa. "Questo succede quando indossi i tacchi." Commentò, facendo poi una smorfia quando lasciai la presa dalla sua mano. "Hey, se non altro non ti ho distrutto la macchina." Mormorai in mia difesa. Avevo notato come, durante tutto il tragitto, Jorge sembrava preoccupato. Tornando alle scarpe, amavo i tacchi e ne avevo bisogno siccome non ero molto alta, ma non li indossavo da troppo tempo, per cui facevano male. "E per di più sembro sexy." Gli feci l'occhiolino: ora il mio sguardo era alla stessa altezza del suo collo. "Devo darti ragione." Con un movimento veloce, mi spinse contro alla parete dell'ascensore per poi baciarmi. Quel bacio terminò troppo presto e l'apertura delle porte c'interruppe.

Tossii, arrossendo leggermente, quel bacio mi aveva lasciato con il desiderio di volerne di più e sapevo che ben presto l'avrei ottenuto. Il nervosismo venne rimpiazzato dal desiderio e potei sentire lo stomaco andarmi a fuoco.

"Qui." Porsi le scarpe a Jorge mentre cercavo le chiavi di casa all'interno della borsa. Le mie dita tremarono leggermente, i miei denti mordevano le mie labbra. Quello era quel tipo di tensione che avevo cercato di evitare per tutta la notte. Jorge afferrò le mie scarpe mentre io giravo le chiavi all'interno della serratura, sentendo il silenzio di casa non appena aprii la porta. L'oscurità mi metteva ansia cosi accesi velocemente la luce dell'ingresso. Sia io che Jorge ci sfilammo la giacca e, prendendola, la portai in camera mia mentre lui telefonava a Pattie, dicendole che avrebbe dormito fuori. Non appena appesi la giacca di Jorge era l'unica grigia a maniche lunghe mi guardai allo specchio. I miei capelli erano scombinati sicuramente per via del balletto che feci in macchina, ma i ricci fatti dalla parrucchiera erano rimasti. Il mio lucidalabbra se n'era andato, lasciandomi cosi delle labbra smorte, ma il trucco scuro sui miei occhi era intatto. Presi un respiro profondo prima di uscire dalla mia stanza e, in quel momento, Jorge stava salutando sua madre.

"Zitta, Cande. Farai meglio a tenere la bocca chiusa se vuoi ancora quella macchina fotografica per natale." Evidentemente, non era sua madre, ma sua sorella e, dallo sguardo che aveva, lo stava prendendo in giro per il fatto che avrebbe dormito qui. Ovviamente la sua famiglia avrebbe voluto sapere dove fosse, ma preferii non pensarci. Quando Jorge riagganciò, sul suo viso aleggiava un'espressione stranita e ciò mi fece ridere. Trascinai i piedi fino alla cucina apprezzando il calore del pavimento, dal momento in cui fuori faceva davvero freddo.

Il ragazzo del BronxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora