Jorge Pov.
Lanciai la palla in aria, mancando il canestro per la quinta volta consecutiva. Volevo colpire qualcosa. Ancora. Guardai in basso verso le mie nocche fratturate. Non mi ero nemmeno preoccupato di curare la ferita, e ora il sangue secco era sparso su tutta la mia mano. Faceva male ma non me ne poteva fregare di meno. Il dolore fisico era sicuramente migliore del dolore emotivo, o come viene definito. Recuperai la palla e la lanciai di nuovo. E ancora sbagliai Imprecai sottovoce. Avevo tutta questa rabbia repressa dentro di me che volevo liberare, ma non sapevo come. Non era come se potessi andare e picchiare selvaggiamente qualche povero bambino che non mi aveva fatto niente.Non era come se potessi volare fino in Afghanistan e trovare il figlio di puttana che aveva messo una mina sopra alla quale vi passo mio padre. Vorrei poterlo fare cosi mi assicurerei che lui soffra una morte lenta e dolorosa. Lo ucciderei con le mie stesse mani se potessi. Avevo ignorato Xabi, Josh, Will e Luke per un'ora, ma sentivo ancora i loro sguardi addosso. Si comportavano tutti come se non avessero il minimo di tatto nei miei confronti. Non sapevo nemmeno perché erano ancora qui. Non avevo detto loro più di tre parole.
Attento a non dire la parola sbagliata. Non fare battute inappropriate. Non affrontare il problema. Scommettevo che questi erano i loro pensieri Lo odiavo. Odiavo essere compianto. Odiavo il fatto che mi guardassero con preoccupazione. Piu di tutto, odiavo non poter far niente per salvare mio padre. "Fanculo!" urlai, consapevole che fosse una domenica mattina in un parco pubblico e che i miei amici fossero solo a pochi passi di distanza. Lanciai la palla a lato, senza preoccuparmi veramente di dove potesse finire, se avesse potuto colpire qualcuno o se l'avessi persa. Non m'importava di niente. Ieri ero triste, devastato. Ho pianto più di quanto io abbia mai pianto. Anche peggio di un bambino. Avevo lasciato che tutti vedessero una parte di me che volevo seppellire due metri sotto terra. Una parte che mi aveva fatto apparire debole. Io non solo debole, dissi a me stesso.
Oggi, qualsiasi desolazione si trasformata in rabbia. Vera, fredda rabbia. Non sapevo nemmeno perché i miei amici erano ancora li a sopportarmi. Non sapevo come mia madre avesse fatto a sopportarmi quando questa mattina mi sono svegliato e sono scappato da casa. Non avevo visto la sua faccia ma non bisognava essere troppo intelligenti per capire che era ferita.
L'ultima cosa che volevo era ferire lei o i miei fratelli. O la ragazza che stava camminando verso di me con un'espressione preoccupata. Martina indossava dei semplici jeans e il suo cappotto kaki. Saluto i miei amici prima di intraprendere la sua strada verso dove stavo, immobile. Non avevo notato che il mio respiro aveva accelerato per la rabbia Martina si morse le labbra con i denti, strofinando le mani sulle tasche. Aveva un aspetto orribile quasi quanto me, come se non fosse riuscita a prendere molto sonno. I suoi capelli erano raccolti in una coda di cavallo, la quale rendeva piu evidenti i cerchi scuri ntorno ai suoi occhi. Mi sentii un coglione ancor prima di averle rivolto la parola, perché sapevo che mi sarei comportato come tale nei minuti successivi.
"Tua madre ha detto che stavi giocando a basket." disse con una sorprendente voce confidenziale. Avrei dovuto aspettarmi che sarebbe stata cosi attenta e dolce anche con me. Forse mi conosceva meglio di quanto credessi. "Quindi, dov'e la palla?" Ignorai la sua domanda. Non mi importava di dove fosse quella dannata palla. "Sei andata a casa mia?"
"Si. Io e mia madre abbiamo fatto una torta prima, cosi l'ho portata la." spiegò. I suoi occhi mi stavano sottilmente scrutando. "Sembri stanco, hai dormito male?"
Ignorai di nuovo la sua domanda. "A che ora sei andata via la scorsa notte?" Non sembrava infastidita dalla mia elusione. "Non ricordo di preciso che ora era ma Xabi mi ha accompagnata a casa." Questo spiegava perché mia madre stava dormendo nel mio letto quando mi sono svegliato nel bel mezzo della notte. Ero andato in panico per un secondo quando non avevo visto Martina di fianco a me . "Quindi non hai dormito?" insistette, e questa volta risposi. "Mi sono svegliato verso le 2. Ho fatto un brutto sogno."
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Il ragazzo del Bronx
RomanceIN REVISIONE. COMPLETATA. Cosa succederebbe se un ragazzo Bad Boy proveniente dal quartiere più pericoloso di New York si innamorasse di una ragazza viziata di Manhattan? Martina e Jorge, la coppia che definiscono: "Gli opposti si attraggono."