Martina Pov.
Mi appoggiai al muro con le labbra tremanti, mentre le lacrime sfondavano la barriera delle mie palpebre e cadevano liberamente lungo le mie guance. Se mi importava del trucco rovinato? No.Se mi importava della mia borsetta ancora a terra da qualche parte sul pavimento? No. Se mi importava del gancio che aveva strappato i miei collant? No. Mi interessava solo di quel ragazzo che era appena andato via, lasciandomi qui distrutta e senza parole.
Quando è iniziato ad andare tutto per il verso sbagliato? Mi ero maledetta per sempre per aver aperto la mia stupida bocca e aver mentito, ma mai mi sarei aspettata questa reazione da Jorge.Speravo solo che non avrebbe fatto nulla che poi avrebbe rimpianto, dopo tutto quello che aveva detto:
"Sai, hai ragione. Dovrei essere altrove dandoti un buon motivo per non fidarti di me." A differenza di quello che pensava, mi fidavo di lui ed ero determinata a dimostrarglielo.
Forse avevo esagerato, ma stavo iniziando a provare forti sentimenti per Jorge, in più tendo a essere un po' troppo emotiva come persona.
Presi un lungo respiro, mentre camminavo per raccogliere la mia borsetta dal pavimento.Improvvisamente, mi sentivo sola e spaventata in quella cantina fredda e umida. Chiamai Jorge al cellulare, ma non rispose. Avevo voglia di piangere, ma notando che ero stata via per troppo tempo mi diressi verso l'ascensore. Percorsi l'intero tragitto singhiozzando e immaginando centinaia di scene su come sarebbe finita la mia relazione. Mi piaceva Jorge e non volevo che un piccolo malinteso mettesse fine alla mia unica fonte di felicità.
Tuttavia, ebbi la sensazione che le cose sarebbero andate sempre in questo modo con Jorge. Che era irascibile era un dato di fatto.
Capii di essere di nuovo al piano 68 quando l'ascensore emise un suono e le porte si spalancarono. Uscii, inciampando nei miei tacchi, e mi diressi verso il bagno. Per fortuna era vuoto, così mi chiusi dentro. Esitai a guardare il mio riflesso nello specchio. La ragazza che mi guardava aveva il mascara colato su tutto il viso, dei capelli disordinati, degli occhi rossi e gonfi e delle labbra che ancora tremavano.
Avevo voglia di piangere e urlare di nuovo alla vista di quella ragazza, così voltai le spalle allo specchio e optai per chiamare Jorge ancora una volta. Dal momento che non rispose a nessuna delle miei due chiamate, gli mandai un messaggio, al quale non rispose. Sospirai tristemente e lasciai perdere. Magari se gli do un po' di tempo per calmarsi, sarà lui a tornare alla fine.
Presi un paio di fazzoletti e li passai sulle guance macchiate e sotto i miei occhi pieni di lacrime. "Le donne non piangono." Mi dissi. Ma non era così facile come sembrava. Tuttavia, dovetti smettere di piangere, altrimenti tornata alla 'festa' se ne sarebbero accorti tutti, il che avrebbe peggiorato le cose. Dopo aver pulito il viso e sistemato i capelli, controllai se nella borsetta ci fosse qualsiasi tipo di trucco, ma era così piccola che non ero riuscita a farci entrare nulla.
Lasciai il bagno nel mio stato "fantasma", raggiungendo tutti all'interno della grande sala. C'erano meno persone in quanto si era fatto tardi, ma quelli che erano rimasti probabilmente non avevano notato la mia assenza.
"Dove sei stata?" mi chiese. Si sedette accanto a me e quasi gli urlai di andarsene, ma dovetti fingere e far finta che tutto andasse bene.
"Come stai Dami?" Cercai di sembrare felice ma fallii miseramente. L'unica cosa che volevo e di cui avevo bisogno in questo momento era stare da sola nel mio letto invece che essere tormentata da questo fastidioso adolescente.
"Hai pianto?" Chiese preoccupato prendendo la mia mano nella sua. Frettolosamente la tirai via, mettendola in grembo.
"Non mi sentivo bene così sono andata in bagno, tutto qui." Mentii.
STAI LEGGENDO
Il ragazzo del Bronx
RomanceIN REVISIONE. COMPLETATA. Cosa succederebbe se un ragazzo Bad Boy proveniente dal quartiere più pericoloso di New York si innamorasse di una ragazza viziata di Manhattan? Martina e Jorge, la coppia che definiscono: "Gli opposti si attraggono."