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Martina Pov.
"L'acido desossiribonucleico (DNA) è un acido nucleico contenente le istruzioni genetiche utilizzate nello sviluppo e il funzionamento di tutti gli organismi viventi conosciuti."
Ripetei la frase più e più volte nella mia testa, sperando che il mio cervello ricordasse le parole. Quando non lo fece, sospirai frustrata, nascondendo il viso tra le mani che passarono anche per i miei capelli quando la mia testa cadde nel libro aperto di Biologia. Il mio telefono vibrò sulla scrivania, costringendomi ad alzare la testa e guardare lo schermo, dove trovai la conversazione mia e di Sam aperta su iMessage.

''Questa è una tortura -.-"

''Hai ripetuto questa frase in continuazione nelle ultime due ore"

''Ma è la verità.''

"Lo so. Credo che fallirò il test.'' Scrissi.

''Prossima battuta per favore." Feci un piccolo sorriso. Non avevo mai fallito un test in tutta la mia vita. MAI. E adesso, grazie al caos che c'è nella mia testa, infrangerò la regola.'' Scrissi una breve risposta e cercai di focalizzarmi di nuovo sul libro.

''Sono seria. Sono bloccata sulla stessa definizione da 10 minuti.''

''È sabato notte e noi siamo bloccate con lo studio. Questo. È. Triste.''

Ridacchiai. Restare a casa stanotte è l'ultima delle mie preoccupazioni. Il problema qui è che ho un'importante test di Biologia lunedì e io non sono neanche la metà del programma da studiare. E ci sono alcune ragioni per questo:
1. Ho dormito massimo 3 ore per quanto sono tornata tardi ieri sera e per quanto fosse diventato improvvisamente difficile per me chiudere gli occhi.
2. I miei occhi fanno male per quanto ho pianto sia durante la notte sia per le poche volte che ho pianto di giorno.
3. E la più importante e, allo stesso tempo, causa delle altre: Jorge.
Lui era il mio più grande problema al momento. Anche pensare ai cromosomi mi porterebbe a pensare ai suoi cromosomi e come devono essere perfetti, perché lo rendono una splendida persona.

Una parte di me stava sperando che mi chiamasse o che mi scrivesse che era dispiaciuto per quello che aveva detto e fatto, ma nessuna di queste due cose era successa. In ogni caso, il mio cervello non smetteva di pensare a lui. Stavo male e non avevo voglia di vederlo (o questo è quello che ho detto a me stessa) ma lui non cercava di contattarmi o chiedermi scusa, mi chiedevo se volesse dire davvero quello che aveva detto ieri.

"Quando lo capirai, Martina? Non sono un bene per te, il mio stile di vita non è fatto per te e avresti dovuto scappare via spaventata l'attimo in cui mi hai visto invece di tornare sempre da me."

Mi ha persino detto che dovrei avere paura di lui e, a dire la verità, ieri ero un po' spaventata. Sapevo che non mi avrebbe mai ferito fisicamente, erano state le sue parole a ferirmi. Erano passati un paio di mesi da quando l'avevo incontrato e quando finalmente avevo ammesso a me stessa che mi piaceva, lui mi respingeva.

"Martina!" Mia madre mi chiamò da qualche parte della casa. Alzai di scatto la testa e mi resi conto che stavo sognando ad occhi aperti.

Mandai una rapida risposta a Sam e bloccai il telefono, gettandolo nella tasca dei miei pantaloncini del pigiama di Hello Kitty.

Lasciai la mia camera e camminai nella direzione da cui proveniva la voce. La trovai al tavolo del salotto, circondata da tonnellate di fogli e con indosso i suoi occhiali rossi.
"Mi hai chiamato?"

"Sì. Volevo mostrarti la collezione da uomo." Raccolse insieme tutti i fogli facendoli diventare una mazzetta.

"Li ho appena finiti." Disse sorridendo ampiamente e porgendomi i vari disegni e schizzi. Li guardai per un paio di minuti, sedendomi accanto a lei, esaminando tutti i suoi progetti.

Il ragazzo del BronxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora