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Dei rumorosi colpi alla porta mi svegliarono dal mio sonnellino. Lanciai uno sguardo al mio orologio per vedere fossero le 20:30. Cande e Dani non erano a casa perché erano andati al parco un paio di ore prima e avevano le chiavi, quindi non potevano ipoteticamente essere loro a star colpendo la porta in quel modo.

"Apri la porta!" Una voce urlò quando mi alzai e mi strofinai gli occhi sbadigliando. Guardai oltre lo spioncino e vidi due uomini con l'uniforme della polizia.

"Apri questa dannata porta o la butteremo giù!" Uno di loro gridò. Diedi uno strattone ai miei capelli, improvvisamente completamente sveglio, pensando per quale motivo potevano possibilmente essere qui.

Le possibilità erano infinite e avrei dovuto aprire prima o poi.
Prima che potessero sbattere ancora l'aprii svogliatamente, fingendo uno sbadiglio.

"Jorge Lie?" Il più alto domandò. Aveva degli spessi baffi che lo facevano apparire ridicolo e dei capelli color pece acconciati come se si trovasse in un vecchio film. L'altro era basso e grasso, quasi calvo e sembrava divertente.

"Sì, sono io." Risposi tranquillo. Non è che sia la prima volta che succede qualcosa di simile.

"Sei in arresto per aver fatto parte ad una rissa di strada ieri notte. Per favore girati e metti le mani dietro la schiena." Ordinò.

"Come sapete che sono stato io?" Chiesi, assottigliando gli occhi.

"Un testimone ti ha riconosciuto." Spiegò. "Ora girati o dovremo utilizzare le maniere forti."
Sogghignai e mi voltai, sapendo che fosse meglio non mettersi contro di loro.

"Bravo ragazzo." Il poliziotto basso disse ammanettandomi i polsi dietro la schiena. Avrebbe dovuto ringraziare Dio che non potessi muovere le mani perché in altri casi si sarebbe beccato un pugno dritto in faccia seduta stante.

Mi scortarono alla macchina e guardai dal mio sedile posteriore i miei fratelli giocare nel parco, entrambi all'oscuro di tutto questo. Tirai un calcio al posto davanti facendo voltare Pelatino per sbeffeggiarmi.

"Starei più attento se fossi in te, Lie."
Dannazione, avrei ucciso quel fottuto testimone che aveva assistito alla rissa se l'avessi visto.
Quando arrivammo alla stazione di polizia del Bronx, mi tirarono fuori dall'auto e mi portarono dentro tenendomi per gli avambracci e non interessandosi se mi stessero facendo del male. Fottuti poliziotti di qui che pensavano di poterci trattare come se fossimo feccia e passarla liscia. Un giorno mi sarei preso la mia vendetta per tutte le volte che ero stato portato qui.

"Di nuovo qui, Jorge?" L'uomo all'entrata mi salutò scuotendo la testa. Ero stato qui abbastanza volte da farmi degli 'amici'. Will era un buon uomo, probabilmente l'unico in questa stazione di merda.

"Come butta Saw?"
Venni messo in una cella che chiusero non appena fui dentro, assicurandosi che non potessi scappare.

"Lie, che bello vederti qui." Una voce sinistra che finse emozione mi fece voltare dalle sbarre.

"Oh, no." Grugnii dopo aver visto Peter nella mia stessa cella, anche lui ammanettato. Se non era già abbastanza essere trattenuto sotto arresto, aggiungeteci l'essere trattenuto con questo figlio di puttana.

"Senti, non sono nemmeno io felice di vederti ma siccome saremo già qui per un bel po' di tempo, suggerisco di non guadagnarci altre ore in questo buco infernale." Consigliò, appoggiandosi al muro di pietra.

"Se trovo il codardo che ha fatto la soffiata cazzo se lo uccido." Mormorai a denti stretti, sedendomi su uno di quegli scomodi pannelli in legno che chiamavano posti a sedere.

"Sono con te riguardo questo." Concordò, seduto sulla 'panca' opposta.

Mi lasciai scivolare al mio posto, le manette a perforarmi la pelle. Perché quelle cose erano sempre così strette? Alzandomi, camminai fino alle sbarre.

Il ragazzo del BronxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora